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Satoko Fujii: Solo
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Il 2017 è stato per la pianista giapponese Satoko Fujii un anno di grazia, che l'ha vista pubblicare un impressionante numero di lavori di altissimo livello nelle più diverse formazioni -come Aspiration, in quartetto con Wadada Leo Smith, Natsuki Tamura e Ikue Mori, Trouble Kaze in sestetto, Peace con l'orchestra di Tokio e Invisible Hand in solo (clicca qui per le recensioni di questi tre album), spesso avventurandosi sui rischiosi territori dell'improvvisazione più estrema. Ma il 2018 si annuncia per lei ancor più ricco: approfittando della ricorrenza dei suoi sessant'anni, l'artista ha infatti preannunciato la pubblicazione di numerosi altri lavori, uno ogni mese, il primo dei quali è proprio questo piano solo, uscito il 26 gennaio per l'etichetta Libra ma registrato nella Yumemikan Hall di Yawatahama il 9 luglio 2017.
Favorito da un eccellente Steinway D274 e da un'acustica perfetta, il disco live è un autentico gioiello. Come già in Invisible Hand, la Fujii si presenta in una veste piuttosto diversa da quella che usa in altre formazioni: lirica e introspettiva, riprende le atmosfere del suo maestro Paul Bley, ma rispetto a quel pur eccellente lavoro è maggiore il suo impiego delle proprie capacità improvvisative e soprattutto della sua abilità nelle tecniche non convenzionali della tastiera, messe al servizio di un discorso narrativo di volta in volta non solo coerentissimo, ma anche drammaturgicamente cristallino.
Atmosfera tipicamente bleyana hanno il brano di apertura, "Inori," con note che risuonano, improvvisi e suggestivi cambi dinamici, silenzi espressivi, tutto all'interno di uno splendido lirismo, e "Gen Himmel," che gioca con il contrasto tra i suoni generati ora dalla tastiera, ora dalla percussione delle corde. Diverso il caso di "Ninepin," composizione già nota della pianista, che si muove nella prima parte su atmosfere che echeggiano la musica indiana e balinese, con artifici che emulano strumenti a corde etnici, per poi però sfociare anch'essa in una narrazione dal sapore bleyano. Analogamente, "Spring Storm" si avvia con ampi spazi di ricerca acustica, anche qui poi inglobata comunque entro una narrazione lirica che ne esalta il valore percettivo.
Completamente improvvisata è "Geradeaus," che fa largo uso di percussioni sulle corde e sulla cassa dello strumento, ma anche in questo caso le sperimentazioni timbriche sono al servizio di un discorso drammaturgico compiutissimo. La sola "Up Down Left Right" (titolo quasi programmatico) esce in parte dal mood del lavoro, basandosi su una ricerca incentrata sul ritmo, costantemente cangiante, ricco di passaggi percussivi a là Cecil Taylor e di dinamiche sperimentazioni timbriche. Anche qui, tuttavia, rimane ben distinto il tracciato drammaturgico.
La conclusione del disco è affidata all'unico brano non della Fujii, un'astratta ed eterea interpretazione di "Moonlight" di Jimmy Giuffre -una dedica che, assieme alle chiare e reiterate ispirazioni bleyane, dice molto dello spirito del concerto e dell'album. Se il buongiorno si vede dal mattino, questo superbo disco rende ancor più trepida l'attesa per le imminenti uscite dei prossimi lavori dell'artista giapponese.
Favorito da un eccellente Steinway D274 e da un'acustica perfetta, il disco live è un autentico gioiello. Come già in Invisible Hand, la Fujii si presenta in una veste piuttosto diversa da quella che usa in altre formazioni: lirica e introspettiva, riprende le atmosfere del suo maestro Paul Bley, ma rispetto a quel pur eccellente lavoro è maggiore il suo impiego delle proprie capacità improvvisative e soprattutto della sua abilità nelle tecniche non convenzionali della tastiera, messe al servizio di un discorso narrativo di volta in volta non solo coerentissimo, ma anche drammaturgicamente cristallino.
Atmosfera tipicamente bleyana hanno il brano di apertura, "Inori," con note che risuonano, improvvisi e suggestivi cambi dinamici, silenzi espressivi, tutto all'interno di uno splendido lirismo, e "Gen Himmel," che gioca con il contrasto tra i suoni generati ora dalla tastiera, ora dalla percussione delle corde. Diverso il caso di "Ninepin," composizione già nota della pianista, che si muove nella prima parte su atmosfere che echeggiano la musica indiana e balinese, con artifici che emulano strumenti a corde etnici, per poi però sfociare anch'essa in una narrazione dal sapore bleyano. Analogamente, "Spring Storm" si avvia con ampi spazi di ricerca acustica, anche qui poi inglobata comunque entro una narrazione lirica che ne esalta il valore percettivo.
Completamente improvvisata è "Geradeaus," che fa largo uso di percussioni sulle corde e sulla cassa dello strumento, ma anche in questo caso le sperimentazioni timbriche sono al servizio di un discorso drammaturgico compiutissimo. La sola "Up Down Left Right" (titolo quasi programmatico) esce in parte dal mood del lavoro, basandosi su una ricerca incentrata sul ritmo, costantemente cangiante, ricco di passaggi percussivi a là Cecil Taylor e di dinamiche sperimentazioni timbriche. Anche qui, tuttavia, rimane ben distinto il tracciato drammaturgico.
La conclusione del disco è affidata all'unico brano non della Fujii, un'astratta ed eterea interpretazione di "Moonlight" di Jimmy Giuffre -una dedica che, assieme alle chiare e reiterate ispirazioni bleyane, dice molto dello spirito del concerto e dell'album. Se il buongiorno si vede dal mattino, questo superbo disco rende ancor più trepida l'attesa per le imminenti uscite dei prossimi lavori dell'artista giapponese.
Track Listing
Inori; Geradeaus; Ninepin; Spring Storm; Gen Himmel; Up Down Left Right; Moonlight.
Personnel
Satoko Fujii
pianoSatoko Fujii: pianoforte
Album information
Title: Solo | Year Released: 2018 | Record Label: Libra Records
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Satoko Fujii
CD/LP/Track Review
Neri Pollastri
Solo (Satoko Fuji)
Libra Records
Wadada Leo Smith
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