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Simona Severini: Espressione di una voce unica

Simona Severini: Espressione di una voce unica
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Ho lavorato negli anni a formare un mio suono della voce che potesse andare bene per le cose che mi andava di fare
Con la sua voce raffinata e piena di vigore espressivo, Simona Severini è una delle cantanti italiane che rappresenta al meglio la multiforme essenza del jazz, in un microcosmo artistico ormai smarcato dalla classificazione di genere. Un insieme di sfumature non solo vocali, ma anche stilistiche e compositive, che hanno preso forma nei suoi lavori solisti, nei quali prevale la dimensione cantautorale, e nelle diverse collaborazioni con musicisti come Tiziana Ghiglioni, Giorgio Gaslini, Gabriele Mirabassi e Enrico Pieranunzi.

Come Joni Mitchell—che cita come una delle sue influenze più importanti—Simona Severini riesce a raccontare, con voce unica, la parte più profonda di una storia, fatta di musica, parole ed emozioni.

L'abbiamo intervistata in occasione dell'uscita del suo primo EP, per l'etichetta Virgin Records, dal titolo Ipotesi. Il lavoro, registrato chitarra e voce in presa diretta, si caratterizza per la forma minimalista dei sei brani di cui si compone, in un atmosfera intima e leggera, nella quale non mancano richiami sottointesi al jazz e soul. Una scelta che per la musicista milanese "rappresenta ciò che ho fatto da sola in questi anni"—e aggiunge—"nasco come musicista ed interprete e nel mio lavoro mi concentro molto, come in questo EP, sulla scrittura di brevi canzoni: scrivo pagine e pagine di testi, poi taglio finché non arriva la canzone. Ci sono due scuole musicali, quelli che partono dalla musica e quelli che invece partono dal testo; io faccio parte di quest'ultimi. Il disco si compone di tre brani miei e di tre cover, una scelta che è scaturita dal bisogno di riportare nelle registrazioni del disco quello che faccio abitualmente in concerto, nel quale affianco composizioni originali a rielaborazioni di brani di altri musicisti. Ho scelto di interpretare il brano "I Can't Make You Love Me" di Bonnie Raitt, spinta dell'ascolto della versione del gruppo dei Bon Iver e "Love" di Kendrick Lamar perché mi è molto piaciuto l'album Damn, nella quale era contenuta. Ho inserito anche un brano di Niccolò Fabi dal titolo "Una mano sugli occhi." Non mi interessava fare un genere anziché un altro per essere subito riconoscibile. Ho lavorato negli anni a formare un mio suono della voce che potesse andare bene per le cose che mi andava di fare. È per questo che, nonostante cambi il contesto musicale, la mia voce rimane la stessa."

Questo suo essere poliedrica ha spinto Simona Severini ad appassionarsi da prima alle composizioni barocche di Claudio Monteverdi e in seguito al compositore francese Gabriel Fauré, a cui dedica nel 2011 il suo disco d'esordio dal titolo La Belle Vie. Un musicista con una visione compositiva molto affine alla sua—"Gabriel Fauré era affezionato alle forme brevi, un caso quasi unico per un compositore di quel calibro, immerso nell'epoca di inizio '900. Era essenziale e complesso nella tecnica esecutiva, una caratterista di cui non ti accorgi dall'esterno finche non arriva il momento di cantare le sue composizioni."

L'avvicinamento all'ambito jazz per Simona Severini è stato un processo graduale-come ci spiega-"Ho iniziato studiando chitarra classica e coro, situazioni che mi hanno permesso di avvicinarmi agli autori classici. Il jazz è arrivato più tardi, verso i vent'anni, periodo durante il quale ho studiato con Tiziana Ghiglioni. È stata proprio la mia curiosità a farmi recuperare gli anni persi per quanto riguarda una specifica cultura del jazz con l'ascolto di tutto il materiale, a mia dispozione, appartenente a questo ambito. Poi sono ritornata a studiare canto lirico, riavvicinandomi alla musica classica. Ma la mia vocalità si è formata nel jazz, nel quale si ritrovano tutte le persone con cui sono cresciuta artisticamente."

Nel 2013 inizia la collaborazione con Enrico Pieranunzi, con cui regista in una versione in duo il brano di Lucio Dalla "Futura" e che continua con il disco My Songbook del 2016—una raccolta di brani del pianista romano con testi in parte scritti da lui e poesie musicate di autori come Jacqueline Risset. A maggio 2019 arriva il terzo lavoro insieme, dal titolo Time's Passage, registrato per la Abeat Records insieme a Luca Bulgarelli, Andrea Dulbecco e André Ceccarelli. Nel disco la vocalità di Simona Severini trova nelle composizioni, mai banali e priva di cliché, di Enrico Pieranunzi la piena maturità vocale, dandogli cosi modo di ampliare la gamma di soluzioni espressive ed interpretative a sua disposizione. Una vera e propria alchimia, scaturita nel corso degli anni—come ci dice lei stessa—"da un linguaggio personale, che appartiene a Enrico Pieranunzi, con cui mi sento molto a mio agio. I concerti che abbiamo fatto insieme sono stati per la maggioranza in duo, questo ci ha dato l'opportunità di conoscerci molto bene creando una tipologia di incastro tra le nostre personalità musicali unico, con una resa, dal vivo e in studio, impagabile. Alcuni dei brani presenti nel disco li avevamo gia suonati in precedenza, motivo per il quale ho voluto fortemente registrarli in occasione dell'uscita di questo disco, in particolare i brani "A Nameless Gate" e "The Flower," ambedue scritti da Enrico. Questo è un lavoro a cui, più di altri registrati con lui, sono affezionata."

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