Keith Jarrett: Rio

Come è caratteristica di ogni concerto jarrettiano di solo piano, il risultato dell'improvvisazione totale che lo costituisce dipende fortemente dallo stato psicofisico dell'esecutore/autore e dall'intensità emotiva del momento, dando origine a concerti molto diversi tra loro, solo i migliori dei quali giungono alla pubblicazione su CD. Se il precedente Testament nasceva da un momento di sofferenza nella vita di Jarrett, dovuto alla separazione dalla moglie, Rio trae origine da uno stato d'animo opposto, per la nuova compagna del pianista; e per una volta anche la copertina del CD rinuncia alle consuete tinte scure o algide tipiche dell'etichetta tedesca per colorarsi di un'accesa tinta gialla e rossa, in sintonia anche con il calore del Brasile dove il concerto è stato registrato.

Le quindici parti in cui è suddiviso il concerto coprono altrettanti aspetti dell'arte pianistica di Jarrett, e anche se le sensazioni di già sentito affiorano frequentemente, la maestria insuperata dell'arte della composizione istantanea qui portata al massimo grado fanno passare in secondo piano ogni aspetto di ripetizione. Ogni frammento musicale vive di vita propria, opera completa contenente un frammento dell'anima del compositore, espressione di una sintesi purissima capace di trascendere la mera esecuzione temporale per tendere all'assoluto musicale. Non ci sono parole adeguate per esprimere il flusso di emozioni e sensazioni associato allo scorrere di queste note.

Ancora una volta Jarrett riesce nell'impresa di stupirci dimostrando un controllo totale e assoluto di ogni aspetto della creazione musicale istantanea, espandendo ulteriormente i confini delle proprie capacità e dando vita a un lavoro che si aggiunge ai precedenti come il nuovo gradino di una scala verso l'infinito. Naturalmente imperdibile per chiunque voglia salire quella scala insieme a lui.

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