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Eric Dolphy: Outward Bound To Out To Lunch Revisited

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Eric Dolphy: Outward Bound To Out To Lunch Revisited
Il valore incalcolabile dell'opera di Eric Dolphy sta passando un po' in secondo piano nel nostro tempo di ascolti rapidi e deconcentrati. Ben venga allora questa edizione, anche se rimane la perplessità dell'accorpare due dischi che pochissimo hanno in comune e che sono comunque ancora a disposizione negli ottimi originali.

Dal 1960 al 1964 (anno della scomparsa), Dolphy ha attraversato un mondo sonoro denso, sfaccettato, rimanendo se stesso sia accanto a Mingus che a Russell, sia nelle sabbie mobili di Gunther Schuller e della Third Stream che nelle colate vulcaniche di Coltrane.

Più solista che compositore, il polistrumentista compie però passi da gigante confrontando gli esiti di Outward Bound e Out to Lunch, quest'ultimo tra le pietre miliari imprescindibili della nuova musica afroamericana di allora. Sempre più attratto dalla musica libera ed extra-occidentale, Dolphy aveva una vita davanti per dimostrare anche il suo acume di compositore, ma si sa come è andata.

La batteria funambolica di Roy Haynes apre le danze in Outward Bound, album che si colloca tra le trame dell'hard bop a suo tempo in auge, uno stile che Dolphy reinventa dall'alto di una immaginazione superiore, che scavalca le partiture standard facendo zigzag tra le battute dei brani, con frasi incontenibili, eccedenti, ai limiti della tonalità.

Come affabulatore puro, Dolphy riprende a suo modo Parker e anticipa in modo evidente Braxton. In questo repertorio, l'articolazione del clarinetto basso ricalca ancora quella del sax alto, ma è sempre irresistibile e annuncia il grottesco degli anni futuri. Oltre a Haynes, svetta la tromba di Freddie Hubbard, delizia il piano di Jaki Byard, mentre il basso di George Andrew Tucker garantisce gravità. "G.W." (dedicata al mentore Gerald Wilson), "Les" e il blues fluido di "245" i pezzi da ricordare.

Su Out to Lunch si sono scritte migliaia di colonne e qui non si può che ribadire la forza, ma soprattutto l'alterità di una musica visionaria, che prefigura già il superamento di ogni gabbia stilistica, free jazz compreso e disegna lo scenario che accoglierà negli anni a venire la pluralità dei linguaggi. Temi angolari, asimmetrici, ritmi sghembi ("Hat and Beard" come manifesto di singolarità), timbri cupi con molto clarone, il vibrafono senza risonanza, opaco, di un magnifico Bobby Hutcherson, che ingaggia dialoghi ineffabili con la batteria già sulfurea di Tony Williams (19 anni all'epoca!), le cavate potenti del basso con arco di Richard Davis, ancora un Freddie Hubbard maestoso e, finalmente, un Dolphy magistrale anche come autore di tutto il materiale, tra cui la dedica a Severino Gazzelloni.

Track Listing

G.W.; Green Dolphin Street; Les; 246: Glad to Be Unhappy; Miss Toni; Hat and Beard; Something Sweet, Something Tender; Gazzelloni: Out to Lunch; Straight Up and Down.

Personnel

Additional Instrumentation

Eric Dolphy: alto saxophone, flute, bass clarinet; Jaki Byard: piano (1-6); George Tucker: double bass (1-6); Roy Haynes: drums (1-6); Bobby Hutcherson: vibraphone (7-11); Richard Davis: double bass (7-11); Anthony Williams: drums (7-11).

Album information

Title: Outward Bound to Out to Lunch Revisited | Year Released: 2023 | Record Label: Ezz-thetics


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