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Bob Downes: Open Music
ByL'album è decisamente più sperimentale e classicheggiante rispetto ai lavori successivi di Bob Downes, che si inserirono nel filone del jazz-rock inglese. L'unica eccezione, che fornisce precise anticipazioni in tal senso, è proprio il brano finale, intitolato "Electric City," come il secondo album di Downes. In questo brano troviamo la chitarra elettrica di Chris Spedding impegnata a fornire una indicazione per quello che allora era il futuro in divenire. In realtà il contesto rimane piuttosto sperimentale anche in questo ottimo brano, nonostante il clima sia decisamente più elettrico. Verso la fine il riff di Spedding spinge verso quel melting pot fra jazz e rock che in quell'anno stava cominciando a manifestarsi prepotentemente, a partire da Miles Davis per finire con i Nucleus.
Il resto dell'album, come si diceva, è decisamente un'altra cosa. Spesso i flauti di Bob Downes sono impegnati a coprire lo spazio in perfetta solitudine, altre volte sono semplicemente accompagnati da percussioni che poi danno spazio all'intervento di altri fiati. Il mood è spesso meditativo e cinematico: basta chiudere gli occhi e la mente inizia a proiettare filmati incantati che ci fanno tornare ad uno stato pre- industriale che però sembra essere posizionato più nel futuro che non nel passato. Non mancano sezioni ipnotiche che spostano l'asse verso l'Africa e l'Oriente. Il lungo brano iniziale, di cui si parlava sopra, è strutturato in due parti: la prima è una divagazione che profuma di musica sperimentale colta, con il flauto e le percussioni impegnate a tracciare le linee guida di un percorso accidentato, su sentieri appena tracciati fra i sassi e la sabbia di un deserto roccioso che potrebbe essere situato su una luna di Giove. Nella seconda parte del brano, con il flauto assistito da batteria e basso acustico, veniamo proiettati in ambito di derivazione jazzistica, senza però rompere il velo magico sotto al quale ci troviamo.
La competenza tecnica di Bob Downes è assolutamente degna di essere annoverata fra quelle dei migliori esponenti dello strumento. L'album non passò inosservato e, seppure con un paio d'anni di ritardo, servì a segnalare Downes come l'esponente di punta del flautismo anglosassone: infatti la celebre rivista Melody Maker lo premiò per tre anni consecutivi con il titolo di miglior flautista jazz britannico, dal 1972 in poi. Erano gli anni nei quali nella sezione rock imperava Ian Anderson dei Jethro Tull. Ma questa è decisamente un'altra storia.
Track Listing
Dream Journey: Score For "Blind Sight" (commissioned for) Ballet Rambert; Birth Of A Forest; Integration; Contact; Ghosts In Space; Desert Haze; Electric City.
Personnel
Bob Downes: concert flute, tenor saxophone, Chinese bells, acetate paper, alto flute, bamboo flute, alto saxophone, saxophone mouthpieces, small tam tam; Derek Hogg: tympani (1), vibraphone, large tam tam, finger cymbals; Dennis Smith: drums, tam tam; John Stevens: drums; Harry Miller: bass, bass guitar; Jim Gregory: flute (1); John Warren: baritone saxophone (1); Clive Stevens: tenor saxophone (1); Chris Pyne: trombone (1); Nigel Carter: trumpet (1); Henry Lowther: trumpet (1); Butch Hudson: trumpet (1); Chris Spedding: guitar (7).
Album information
Title: Open Music | Year Released: 2010 | Record Label: Esoteric Recordings
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