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Elisabeth Harnik, Zlatko Kaučič: One Foot in the Air
ByE in effetti l'ora di musica realizzata dagli artisti anche al solo ascolto rende l'idea di quanto deve essere accaduto sul palco di Eggersdorf: le cinque improvvisazioni e il bis, variabili sia nella durata, sia nello sviluppo, sono però accomunate da una grande varietà timbrica, da una forte intensità dinamica e dal costante interagire, talvolta quasi ribattendo colpo su colpo, del piano e della batteria.
La prima improvvisazione è una delle più brevi, ma è caratterizzata da una grande intensità: l'interazione è strettissima, quasi una battaglia tra la fitta sonorità metallica della batteria e le cascate di note à la Cecil Taylor del piano, che precipita di colpo alla conclusione, dopo circa sette minuti. Oltre un quarto d'ora la seconda, che inizialmente vede una ricerca di suoni contrapposta, con la pianista che opera sulle corde e il batterista intento in ogni genere di sfregamenti; segue un lungo tambureggiare, in forte interazione, quindi una diversa ricerca timbrica sulle note alte campanelli e vari oggetti per Kaučič, tasti e corde alte per la Harnik e quindi una chiusura condotta in modo più narrativo e incedente da parte del piano, con la batteria a costruirgli attorno una cornice ruvida e mutevole.
Ancora attorno al quarto d'ora la terza improvvisazione, che inizia con un rumoreggiare basso e tormentato, ancora con pelli grattate, oggetti che rotolano, eco interne al pianoforte, carillon. È quasi una pausa meditativa della musica, che se ne resta sospesa per metà del brano, poi riemerge con colpi percussivi discreti su entrambi gli strumenti, che diventano un caleidoscopio di colori sulla batteria e un progressivo incedere fraseggiante sul piano. Lo scroscio di note che segue, con l'intrecciarsi dell'uno strumento con l'altro in un crescendo di intensità e di velocità, è uno dei momenti più alti dell'album: fortissimo l'impatto, sonoro ed emotivo, grazie al serratissimo rispondersi dell'uno e dell'altro, pur in assenza di tracce scritte.
Schiocchi, oggetti che rimbalzano e campanelli aprono la quarta improvvisazione, accompagnati da uno stridor di corde, cui segue un progressivo aumento di intensità che sulla batteria è ancora ricerca di suoni liberi, sul piano un tambureggiare scuro, cesellato da fraseggi, sempre in stretta interazione, che si conclude in un rapido ed espressivo glissando. Più guizzante il quinto e ultimo brano, con il pianoforte che riproduce cluster, celle ripetute e rapidissimi fraseggi mentre la batteria lo mima tanto sui tamburi, che ripetono ritmi ossessivi, sia su piatti e cornici, dove le sonorità, pur ritmate, sono più libere e imprevedibili. È al quinto minuto che il piano dà vita a una narrazione ascendente, accompagnata da un pedale evocativo che la batteria amplifica rullando: si apre in questo modo un altro dei momenti alti dell'album, sfrangiato poi in rumori di strappi e sfregamenti che, con misurata lentezza, portano al decimo minuto a una conclusione dal gusto lievemente drammatico, ma anche pienamente risolutivo.
Il disco si chiude con un breve bis che, partendo da rumori aggregati, si trasforma in un'intensissima prolusione di neppure quattro minuti, riprendendo con suoni nitidi e bellissimi le atmosfere del brano di apertura.
Non succede sempre, ma quando l'improvvisazione è baciata dall'ispirazione gli esiti sono incantevoli e sorprendenti. A Kaučič, specie quando s'incrocia con i pianisti europeicome Agusti Fernandez in The Steps That Resonate , per la fortuna degli ascoltatori, accade spesso.
Track Listing
One Foot in the Air I; One Foot in the Air II; One Foot in the Air III; One Foot in the Air IV; One Foot in the Air V; Last Step (Remembering Heimo Steps).
Personnel
Elisabeth Harnik
pianoZlatko Kaućić
drumsAlbum information
Title: One Foot in the Air | Year Released: 2023 | Record Label: Not Two Records
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