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Nordland Musikkfestuke

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Bodø - Nordland (Norvegia) - 02-11.08.2013

Tra aurore boreali e sole di mezzanotte, Bodø, a 67° di latitudine nord (oltre il circolo polare artico), è il capoluogo della regione norvegese di Nordland e "meta da non perdere" secondo il National Geographic. Per l'autorevole editor sorvolare il territorio e godere dall'alto del paesaggio rappresenta una vera e propria esperienza: un paesaggio in parte marino, costellato da migliaia di isolotti tra fiordo e fiordo e cinto a nord dal magico arcipelago delle Lofoten, e in parte montano, con lo Svartisen (secondo ghiacciaio del paese) incastonato tra vette maestose...

Bodø conta oggi 46.000 abitanti e non può ritenersi una "bella" città: quasi interamente distrutta dalla Luftwaffe il 27 maggio 1940, fu a dura pena ricostruita dai cittadini grazie anche all'aiuto della vicina Svezia, aiuto testimoniato dal centralissimo quartiere di "Svenskebyen" ("la città svedese"), che conserva memoria di quei 107 nuovi alloggi donati allora dal governo svedese.

La ricostruzione della città nel dopoguerra non poteva lasciare molto spazio a estetica e architettura, anche perché allora il paese doveva ancora scoprire quel petrolio che l'avrebbe reso tra i più ricchi del continente. Non bella, dunque, ma immersa in una natura mozzafiato che rappresenta l'ambientazione ideale, quasi parte attiva, del locale festival di musica Nordland Musikkfestuke .

Nato nel 1980, il festival è dedicato all'Olsokdagene (la festa di St. Olaf) e ha luogo ogni anno in agosto, collegato però a un'edizione invernale che si tiene in marzo (Nordland Winter Music Festival) in collaborazione con l'Arctic Dialogue Conference.

Veniamo, però, all'edizione estiva di quest'anno, che coincide con la Arctic Race of Norway (gara ciclistica internazionale organizzata dall'entourage del Tour de France) così che in città al pubblico del festival si somma quello dell'evento sportivo. Il programma vede stelle nazionali e internazionali popolare una dieci giorni all'insegna della musica "tutta" che, senza distinzioni di genere, celebra il proprio incontro con la natura in concerti ospitati non solo nelle sale da concerto disseminate in giro per la contea, ma anche all'aperto, o in chiese, o in altri luoghi inusuali.

Ad aprire il festival è un'autentica stella: Elvis Costello, accompagnato dai suoi "Impostori," appassiona il pubblico che affolla l'auditorium Spektrum con una calma esemplare e senza resse. Show in pieno stile Costello con diverse hit storiche ("Heart of the City," "Mystery Dance," "Radio Radio") fino all'entrata in scena dell'ospite d'onore e autentico mattatore del festival - il violoncellista svedese Svante Henryson - artist in residence di questa edizione 2013. Svante, ex bassista della star heavy metal svedese Yngwie Malmsteen, impreziosisce il set di Costello in memoria della collaborazione che i due ebbero nei primi anni duemila con Anne Sofie von Otter (che si esibirà in seguito), dimostrando da subito una grande apertura di visione musicale. Il violoncellista, dopo la borsa di studio ricevuta proprio in questa città un paio d'anni fa, si è fatto vedere spesso in giro con allievi e artisti locali e si è integrato nel tessuto locale: una ragione in più per la residenza, che vede Svante cimentarsi nei contesti più disparati, dal duo con Tora Augestad nella cerimonia inaugurale, al concerto col quartetto "Svante Super 4" (tra le vette più alte del festival), passando per il raga indiano prima e per il blues "per violoncello e stoccafisso" poi (il famoso stoccafisso delle Lofoten: snack "ufficiale" del festival) e molto altro...

Il festival in verità prende il via il giorno dopo il concerto di Costello con una cerimonia di inaugurazione che si tiene nella piazza principale della città alla presenza di Hadia Tajik, l'appena ventinovenne ministro della cultura norvegese di origini pakistane (che, in perfetto stile norvegese, si muove tranquillamente tra la gente accompagnata da solo un paio di guardie del corpo) e del sindaco Ole-Henrik Hjartøy. Ai discorsi dei politici fanno seguito alcune brevi esibizioni musicali.

Nel pomeriggio apre la programmazione "vera" l'Akademie Für Alte Musik Berlin, eccellenza della musica barocca che si esibisce all'interno della cattedrale (e che come per tutti i concerti in cattedrale è introdotta da mezz'ora di nordic carillion dal campanile della chiesa). L'ensemble dà vita a un set (3 cantate e 2 concerti di Bach) di grande intensità ed energia, facendo impazzire il pubblico che gremisce la cattedrale, anche grazie all'eccellente acustica della chiesa.

La sera al club Sinus c'è grande attesa per il concerto dei Farmers Market, ma i limiti della performance risiederanno proprio, in questo caso, nella location: il club è decisamente stipato e il clima local-provinciale sposta troppo il baricentro del concerto verso l'intrattenimento puro. Fin dall'inizio la band capitanata da Stian Carstensen si lancia in improbabili riletture che iniziano con un Michael Jackson in chiave boogie e proseguono poi con brani dal recente vincitore del grammy norvegese Slav to the Rhythm mescolando ritmi balcanici e pop occidentale, il tutto introdotto ogni volta da lunghe presentazioni del leader. Peccato, perché si spreca così quella che sarebbe stata una bella occasione per vedere all'opera una delle migliori band norvegesi, uscita dal prestigioso conservatorio di Trondheim nei primi anni '90 insieme ad altri nomi eccellenti, come Veslefrekk/Supersilent, Airamero, ecc. La serata era stata aperta da un concerto decisamente più in linea con il mood del locale, il solo per contrabbasso e voce di Steinar Raknes - passato recentemente in Italia, a Foligno, per Young Jazz.

A fare da antidoto al concerto di Farmers Market al club Sinus è, la sera seguente, il progetto Music for a While, una superband che vede il mezzo soprano Tora Augestad accompagnata da Mathias Eick alla tromba (voce inconfondibile, ma un po' prevedibile e sdolcinato come backing vocals della cantante), Martin Taxt alla tuba, il batterista del trio In The Country, Pal Hausken, e il virtuoso Stian Carstensen (accordion e pedal steel guitar), assai più parco ed equilibrato. Il repertorio va da riletture di Brecht / Weill (tratte dall'album di debutto Weill Variations del 2008) al recente Graces That Refrain dedicato alla musica rinascimentale e barocca di Dowland, Schubert, Poulenc e Händel. Un jazz da camera raffinato che passa attraverso una rilettura originale del repertorio, caratterizzato da amalgama e vocazione all'improvvisazione.

Poche ore prima, nel pomeriggio, uno degli eventi principali del festival, il concerto di Kari Bremnes - inizialmente programmato sulla cima del Keiservarden, sullo sfondo delle Lofoten - è spostato al Solparken, in città, a causa del maltempo, fattore con cui in Norvegia si fanno i conti anche in piena estate. La stella originaria delle Lofoten non delude il foltissimo pubblico (oltre 3500 paganti) che gremisce il parco - numerose soprattutto le donne per via dei testi spesso a tema femminista. La voce è come sempre inconfondibile e ad accompagnarla ci sono musicisti straordinari, il percussionista Helge Norbakken e il bassista Sondre Meisfjord su tutti.

Vivida ed emozionante è l'esecuzione delle Quattro Stagioni di Vivialdi da parte di Henning Kraggerud, accompagnato dalla Tromsø Kammerorkester e dalla voce recitante di Erik Fosnes Hansen. Davvero una bella performance quella del violinista che ha recentemente pubblicato Last Spring per la tedesca Act con Bugge Wesseltoft. Un direttore sorprendente, oltre che solista, che gioca con l'orchestra miscelando energia esplosiva a una vena malinconica che è di casa da queste parti, e che dà nuova luce alla musica di Vivaldi.

Chiusura col botto (almeno per il sottoscritto, visto che il festival in realtà è solo a metà della programmazione) con Svante Super 4, un quartetto che rimette in gioco alcuni dei migliori elementi del jazz scandinavo di sempre. Ad affiancare il talentuoso violoncellista c'è il conterraneo Anders Jormin (contrabbasso) e il duo norvegese che vede Jon Balke al piano e Audun Kleive alla batteria. Una sorta di Magnetic North Orchestra delle origini in formazione ridotta. Belle le composizioni del leader, che spaziano dalla musica da camera al jazz di matrice europea, e pazzesca l'intesa, con Kleive (che da qualche tempo ha ripreso a lavorare con Balke nel trio Jøkleba), che a tratti si fa tellurico e magistralmente in sintonia con il pianista e il contrabbassista Jormin, e con Svante che si mostra estasiato e prodigo nell'indicare la direzione. È solo la seconda esibizione per questo quartetto straordinario e c'è da augurarsi che dia seguito al progetto rilasciando presto un album.

Il festival, normalmente di caratura nazionale e appuntamento imperdibile per i residenti (quasi 30.000 i biglietti venduti), con questa edizione ha puntato all'internazionalizzazione attraverso un programma ricco di qualità e varietà, seppur meno straripante di quello offerto da altri festival jazz. E dove non è arrivata la musica, è arrivato invece lo scenario, che ha offerto la possibilità di godere della quiete e della forza della natura al tempo stesso: dagli inquietanti maelstrom (gorghi vorticosissimi) di Saltstraumen, i più potenti al mondo, all'incanto dell'antico villaggio di Kjerringøy, che tra aquile, merluzzi e balene sembra uscito da un film, agli incantevoli luminosissimi notturni sul porto di Bodø...

Foto di Luca Vitali.

Altre immagini di questo festival sono disponibili nella galleria ad esso dedicata.


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