Eden McAdam-Somer: My First Love Story

La texana (ma bostoniana di adozione) Eden McAdam-Somer è artista decisamente vulcanica: strumentista eccelsa, abile cantante, originale autrice, sempre un po' in bilico fra tradizione folk (decisamente più britannica, celtica, che americana, se non a macchia di leopardo) e classica. In questa sua recente fatica discografica, ogni tassello del mosaico si ricollega unicamente alla sua persona, che, accompagnandosi a turno con i suoi due archi, presenta queste abbastanza singolari songs (per lo più a sua firma, con occasionali "intromissioni" esterne, tra cui Duke Ellington nel brano più estroverso del lotto, "Jump for Joy").

L'insieme è vivo, palpitante, rigoglioso, anche se col trascorrere dei brani il riproporsi delle medesime situazioni—timbriche, di tono e atmosfera globale—finisce un po' per indebolire il peso specifico del lavoro. Ci sono pur tuttavia momenti più delicati, come distillati (per esempio "Transformed," o alcuni episodi della serie "Along the Field," qua e là anche lievemente tediosi), pur sempre, però, all'interno di un ventaglio climatico per forza di cose ridotto, circoscritto (una viola o un violino non saranno mai una chitarra o un pianoforte).

Un'opera-monolite, in definitiva, che farà certamente gongolare alcuni, non mancando di lasciare comunque ammirati anche tutti gli altri.

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