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Simone Zanchini: My Accordion Concept

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Simone Zanchini: My Accordion Concept
Simone Zanchini è da tempo uno dei più apprezzati fisarmonicisti nel panorama internazionale, grazie all'assoluta padronanza tecnica dello strumento e al suo stile fortemente personale. Da sempre, unisce l'amore per la fisarmonica col desiderio di strapparla al recinto dei generi di nicchia (il folklore, il tango, la musette) in cui è stata per lo più confinata, per darle piena dignità come strumento nel mondo del jazz e della musica contemporanea.

Da alcuni anni però Zanchini si è votato, nei suoi progetti in solo, a un'esplorazione coraggiosa al di là del proprio background di provenienza (quello del jazz e del bebop); un percorso motivato dalla volontà di mettere in discussione i codici musicali di stile e di genere predeterminati e facilmente riconoscibili, e di dare spazio alle proprie necessità espressive profonde (alla propria "vocina interiore," per dirlo con le sue parole), a costo di rinunciare alle facili gratificazioni e perfino all'interplay con altri musicisti, seguendo una strada rischiosa ma che ripaga chi ha il coraggio di percorrerla.

Da questa esigenza di autenticità e di esplorazione del nuovo è nato Better Alone...!, il primo capitolo di questa ricerca personale, che era dedicato soprattutto all'esplorazione di nuove sonorità (con l'uso abbondante dell'elettronica) e alla collisione (a volte beffarda) dei diversi stili (dal bebop, all'etnico e allo sperimentale) che compongono il suo bagaglio musicale.

Col nuovo capitolo, My Accordion Concept, Zanchini prosegue la sua ricerca solitaria; è ancora presente l'elettronica (più che altro l'uso del computer, solo in minima parte la fisarmonica midi), anche se meno pervasiva rispetto a Better Alone...! , ma ora Zanchini cerca di andare oltre anche al suo stesso stile personale d'improvvisatore.

Negli otto brani che compongono il CD, infatti, Zanchini persegue quasi sempre un'improvvisazione atonale, ma soprattutto "non idiomatica," cercando deliberatamente di lasciarsi alle spalle anche i fraseggi e gli stilemi che hanno reso ben caratterizzato e riconoscibile il suo stile improvvisativo. Questa scelta viene messa in chiaro in modo risoluto fin dall'apertura dell'album, "The Polstoy's Lament," dove chiazze di sonorità elettroniche fredde e aliene vengono spruzzate su un'improvvisazione di fisarmonica acustica altrettanto idiosincratica e scontrosa.

L'intento è dunque quello di andare verso il nuovo, di esplorare l'ignoto, il non ancora provato, assumendosi i rischi connessi alla rinuncia dei propri punti fermi, dei tratti caratteristici e riconoscibili del proprio stile.

L'esempio più bello e riuscito di questo tentativo è probabilmente "Ecstasy Break Point," un brano in cui Zanchini compie quasi un'inversione a U rispetto ai tratti del suo stile che lo rendono facilmente riconoscibile: qui abbandona i fraseggi elaborati e dalle ampie evoluzioni per andare invece alla ricerca della sobrietà, della ripetizione insistita di poche note e di cluster prolungati in una dimensione di straniata sospensione e indeterminatezza che contrasta fortemente col forte senso di sviluppo lineare con cui abitualmente costruisce le sue improvvisazioni.

Anche l'uso dell'elettronica in questo brano risulta particolarmente indovinato: le sonorità misteriose ed evocative di mondi "altri" e non-umani si sposano particolarmente bene coi cluster di suoni acuti e continui della fisarmonica, dipingendo un paesaggio spettrale e vagamente minaccioso.

Va detto che, anche nella rinuncia degli stilemi fin qui acquisiti, le improvvisazioni di Zanchini conservano il carattere di fondo del suo stile: la tensione costante, l'esuberanza e il forte senso della dinamica.

Altrove riaffiora l'atteggiamento sardonico nel pastiche e nella collisione di stili musicali, e relative interferenze elettroniche, che era tipico di Better Alone...! ("We Are All Puppets In F# Major," "Parla come mangi"); ed alcuni pezzi appaiono meno intensi e incisivi rispetto ai momenti migliori ("Help!," "The Cancer Of Prejudice").

Chiude l'album un altro dei suoi episodi migliori, "Mantra," forse il più ispirato e denso dei brani qui presenti, che non a caso reca una dedica a Cecil Taylor. Qui l'improvvisazione è angolosa e tesa come nello stile del suo ispiratore ma, allo stesso modo di quest'ultimo, reca una musicalità più profonda e nascosta, non evidente all'apparenza ma distintamente avvertibile. Molto bello anche il passaggio da uno sviluppo del fraseggio in direzione lineare, sebbene frammentaria, a una circolare, incentrata sulla ripetizione e variazione di una cellula tematica fissa, da cui appunto l'evocazione del mantra.

In definitiva un album che può rappresentare un punto di arrivo nel percorso di ricerca musicale di Zanchini, ma allo stesso tempo un punto di partenza per un approfondimento e uno sviluppo ulteriore delle idee ed esperimenti qui introdotti.

Track Listing

1. The Polstoy's Lament (2:57); 2. Help! (6:05); 3. We Are All Puppets in F# Major (1:45); 4. The Cancer of Prejudice (5:23); 5. Ecstasy Break Point (7:59); 6. Horror Vaqui (5:21); 7. Parla come mangi (4:13); 8. Mantra (to Cecil Taylor) (8:31).

Personnel

Simone Zanchini
accordion

Simone Zanchini (fisarmonica acustica e midi; live-electronics; noises; kazoo).

Album information

Title: My Accordion Concept | Year Released: 2012 | Record Label: SILTA Records


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