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Michel Portal: Rencontre

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MiTo

Teatro Manzoni - Milano - 14.09.2012

Settembre. A Milano (e Torino) è tempo di MiTo Settembre Musica. Manifestazione che sommerge letteralmente la città con una mole enorme di concerti. Principalmente di musica classica. Ma, come si conviene ad ogni manifestazione colta che vuole mostrarsi attenta alle musiche altre, anche il MiTo da qualche anno ha aperto le proprie porte al jazz.

Rispetto alle edizioni precedenti, il programma jazz di quest'anno, in verità, non era particolarmente stuzzicante. Un nome di sicuro richiamo, ma anche inflazionato e sovraesposto, come Paolo Fresu (prima in duo con Uri Caine, poi con il quintetto e l'Alborada String Quartet). La consuetudine di Michele Di Toro, presente ad ogni edizione della rassegna... Più interessante, o quantomeno poco conosciuta dalle nostre parti, la pianista Marialy Pacheco, invitata in qualità di vincitrice del Parmigiani Fleurier Piano Solo Competition di Montreux. Certo il jazz si muove su dinamiche diverse rispetto a quelle della musica classica. Normalmente la crescita e l'affermazione dei jazzisti passa più per una solida gavetta di collaborazioni, che non attraverso la partecipazione a concorsi. Tuttavia la Pacheco è pianista meritevole di attenzione, che mescola bene il linguaggio del jazz, della musica classica, della natìa Cuba.

C'era però, nel cartellone del MiTo, anche un'autentica gemma. Solitaria ed inspiegabilmente nascosta (una ricerca sul sito del MiTo con la stringa "jazz" non lo indicava tra i risultati): Rencontre di Michel Portal. Il polistrumentista di Bayonne passa molto raramente per il capoluogo lombardo. Ed era alla testa di un quartetto inedito, molto intrigante. Ad accompagnarlo sul palco c'erano Pasquale Mirra al vibrafono, e una delle sezioni ritmiche più apprezzate della scena avant di Chicago: Harrison Bankhead al contrabbasso, Hamid Drake a batteria e percussioni.

In programma, musiche dal recente album Bailador, inciso con tutt'altro organico e configurazione strumentale (Ambrose Akinmusire alla tromba, Lionel Loueke alla chitarra, Bojan Z al pianoforte, Scott Colley al contrabbasso, Jack DeJohnette alla batteria), e fatto di composizioni danzanti, piuttosto lontane dagli orizzonti espressivi della scena avant di cui sopra.

Numerosi, dunque, i motivi di interesse. Alla prova dei fatti, il concerto ha dimostrato che le nostre aspettative erano ben riposte. Naturalmente, come sempre accade negli incontri estemporanei, non tutto è stato impeccabile. Qualche sbavatura, negli stacchi e nelle chiusure dei brani, è inevitabile. Ma il livello artistico - inteso come capacità di sorprendere, comunicare ed emozionare - era comunque molto alto.

La prima parte del concerto, come da copione, era incentrata sulle musiche di Bailador. Le lievi atmosfere del CD - ovvero i ballerini dilettanti (e sbilenchi) di flamenco - erano però solo un lontano ricordo. La complessa scrittura di Portal non è certo assimilabile in pochi minuti di prove, e dunque si è fatto di necessità virtù. Brani scarnificati fino all'essenziale, melodie ridotte a micro-spunti tematici che si rincorrevano all'interno di lunghe improvvisazioni su strutture armoniche molto aperte. Più che nei Pirenei, si stava dalle parti di Chicago, dell'AACM.

Dopo una buona mezz'ora di serrato free, il concerto cambia però completamente rotta, e punta deciso verso godibili melodie. Imbracciato il bandoneon, Portal ci porta nei bistrot lungo la Senna, nell'Argentina di Piazzolla, verso le danze popolari. All'interno di questa festa world (per una volta, in senso positivo), ecco spuntare (e chi se lo sarebbe mai aspettato?) "Guinea" di Don Cherry. L'intro, in filigrana, di Pasquale Mirra è un piccolo gioiello. Quanto a Hamid Drake e Harrison Bankhead... cosa potrebbero chiedere di meglio? Fosse una partita di calcio, si direbbe che "giocano in casa". Il concerto prende una piega rilassata e orecchiabile. Il pubblico gradisce, i musicisti sul palco si divertono. Chiusura con due bis, e grandi applausi per tutti.

Foto di Roberto Cifarelli.

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