Soft Machine Legacy: Live Adventures

A questo punto il legame più solido rimane quello del batterista John Marshall che all'epoca dell'album Fourth passò dai Nucleus ai Soft Machine per sostituire Robert Wyatt. Con i successivi arrivi di Karl Jenkins, Roy Babbington e Allan Holdsworth questo processo di osmosi e di morphing fra i due gruppi inglesi si manifestò ulteriormente.

Anche in questa occasione al posto di Hugh Hopper arriva Roy Babbington, come già era avvenuto nei primi anni settanta. E anche in questo caso la musica si sposta verso un jazz rock fantasioso che usa come propellente principale i riff circolari tipici di quella musica. Non a caso in questo album, inciso dal vivo durante il tour europeo del 2009, vengono rispolverate ben due composizioni di Karl Jenkins, un vero maestro nell'arte del riffing.

La chitarra di John Etheridge si affianca coraggiosamente al sax immaginifico di Theo Travis, un musicista che in questa occasione dimostra ulteriormente di avere raggiunto la piena maturità e la consapevolezza del proprio ruolo all'interno di questo gruppo che inevitabilmente soffre della mancanza di due musicisti visionari come Elton Dean e Hugh Hopper.

La cifra stilistica di questo gruppo si sta spostando sempre di più dalla rievocazione alla passione e questa è certamente una mossa intelligente che li consolida sempre più come degni eredi di una delle band più importanti della storia di quella nuova musica che sta a cavallo fra rock e jazz senza essere né l'uno né l'altro, ma solo semplicemente se stessa.

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