Home » Articoli » Lyrics » Le cinque copertine più "spaziali" del jazz!
Le cinque copertine più "spaziali" del jazz!
ByIl rapporto tra jazz e spazio è un tema piuttosto ricorrente - anche se non dominante - nel jazz a partire dagli anni Cinquanta, quando un po' tutta la cultura americana subisce il fascino della corsa allo spazio e della potente accelerazione tecnologica.
Nel giro di poco più di dieci anni si passa dal lancio dello Sputnik al primo passo umano sulla Luna e questo non poteva passere inosservato presso musicisti che all'esplorazione erano ben avvezzi quali i migliori jazzisti dell'epoca.
Il primo disco di cui parliamo è Martians Come Back del trombettista Shorty Rogers.
Si tratta di un lavoro del 1955, il cui titolo è palesemente riferito ad un di poco precedente brano dello stesso Rogers, "Martians Go Home," vera e propria hit di Rogers che darà il via anche a altri brani dal titolo marziano.
Il trombettista ha più volte sostenuto di avere preso il titolo "Martians Go Home" da una scritta nei bagni di un locale, ma è curioso che proprio nello stesso anno un magnifico scrittore di fantascienza [chissà perché oggi piuttosto dimenticato] come Fredric Brown pubblichi un romanzo con lo stesso titolo.
Tornando però alla nostra copertina, quella del più "accogliente" Martians Come Back [che oltre alla title-track contiene brani dai nomi come "Astral Alley" o "Chant of the Cosmos"], è certamente tutta da gustare per la fantastica foto di William Claxton che ritrae Shorty Rogers con un casco da astronauta!
Con Rogers ci sono musicisti squisiti della scena west-coast come Bud Shank, Jimmy Giuffre e Shelly Manne, insomma è un disco tutto da riscoprire...
È un musicista associato alla scena californiana anche il titolare del secondo disco che prendiamo in considerazione, Exploring the Future del quintetto del contrabbassista Curtis Counce, uscito originariamente per la Dootone nel 1958.
Con lui ci sono Elmo Hope al pianoforte [musicista che con Counce condivide il triste destino di essere morto presto], il sax tenore di Harold Land, la tromba di Rolf Ericson e la batteria di Frank Butler, protagonista di un fantastico solo in questa versione di "Move".
La copertina in qualche modo "rovescia" l'idea di quella di Shorty Rogers, con Counce che fluttua nello spazio con una tuta da astronauta [ma non il casco!] e il proprio contrabbasso.
Jazz stellare, di certo!
Se c'è un musicista che dello spazio e del futuro ha fatto addirittura la base della propria vita, questo è certamente Sun Ra. Inutile dire che si sarebbe potuto fare l'articolo solo basandosi sulla sua discografia. D'altronde per Sun Ra lo spazio è luogo mitico e simbolo di un'alterità sempre tesa a portare alla terra [che rappresenta la tradizione] forze benevole.
Tra le tante copertine celebri di Sun Ra abbiamo scelto quella, disegnata da Rudy Irvin, di Monorails and Satellites, disco in pianoforte solo del 1966 [ma uscito un paio di anni dopo], che è una straordinaria dimostrazione della statura del musicista come autore e pianista - con echi di Ellington, stelle cadenti blues, aperture avant e molto altro - oltre che come carismatico band leader.
La copertina, che quasi tutti conoscono nella versione blu della ristampa in CD, era in origine in bianco e nero ed è un disegno raffigurante due mani che suonano una fila di tasti nello spazio, con pianeti, asteroidi e una inquietante faccia, secondo il biografo John Szwed, proprio quella di Sun Ra...
Imperdibile in qualsiasi collezione che si rispetti
Del 1969 è invece Another Earth dell'altosassofonista Gary Bartz, gemma della Milestones mai ristampata in CD se non in una recente edizione giapponese. Che band! Nella torrenziale title-track ci sono anche Pharoah Sanders e Charles Tolliver, mentre il gruppo è completato da Stanley Cowell al piano, Reggie Workman al contrabbasso e dal magnifico Freddie Waits alla batteria.
La copertina - di John Murello, cui si devono anche molte cover latin jazz e alcune di Joe Henderson - rappresenta l'immagine di una nebulosa, quasi un occhio di fiamma ben adatto a descrivere il clima infuocato della musica di questo straordinario musicista oggi piuttosto dimenticato. Recuperatelo in qualche maniera!
Chiudiamo la nostra cinquina con il cantante Andy Bey e uno dei suoi dischi più rappresentativi e belli, Experience and Judgment, uscito per la Atlantic nel 1974. Jazz che incontra il blues nello spazio. Soul lunare e elettrico, ben rappresentato da una copertina "saturnina" in cui la testa del musicista è attorniata dai classici anelli del pianeta!
Ne è autore Bob Defrin, art director dell'Atlantic per quasi un ventennio e a cui dobbiamo anche - tra le alte - la copertina di Fanfare for the Warriors dell'Art Ensemble of Chicago o il classico logo degli Ac/Dc.
Musica davvero celestiale!
Il gioco, come ovvio potrebbe continuare a lungo... ci sono il George Russell di Jazz in the Space Age, l'Herbie Hancock di Thrust o anche gli insospettabili del Modern Jazz Quartet con il loro Space.
A voi il piacere di scoprire qual è la vostra copertina "spaziale" preferita! Fatecela sapere e passate una buona estate!
Tags
Comments
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
