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L'autobiografia di Henry Threadgill in primo piano

L'autobiografia di Henry Threadgill in primo piano

Courtesy Luciano Rossetti

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Easily Slip into Another World
Henry Threadgill, Brent Hayes Edwards
402 pagine
ISBN: # 9781524749071
Knopf
2023

D'imminente pubblicazione, l'autobiografia di Henry Threadgill è destinata a lasciare il segno entro il mondo del jazz, nella cultura statunitense e nella musica contemporanea in generale.

È un testo di quasi 400 pagine, scritto in collaborazione con Brent Hayes Edwards—professore d'inglese e letteratura comparata alla Columbia University—che s'impone come un'opera letteraria di primo piano, uscendo dai confini delle consuete autobiografie di artisti.

I ricordi (spesso esilaranti) sulle figure familiari d'infanzia, sulle disparate esperienze musicali e non (centrale quella traumatica in Vietnam), si legano a spiegazioni sulla sua ricerca musicale, a considerazioni estetiche, musicologiche e filosofiche. Una sorta di autoanalisi, un "processo d'individuazione" che fa emergere i motivi profondi dei suoi sviluppi creativi.

Oltre che sassofonista e flautista, Henry Threadgill è uno dei massimi compositori contemporanei, con un valore che travalica il mondo musicale afroamericano. Il suo corpus di opere si snoda in quasi mezzo secolo, in una ricerca originale che è ancora in atto, nonostante l'età avanzata.

C'è un filo conduttore che segna tutta la vicenda biografica dell'artista e si preannuncia chiarissimo in infanzia: l'urgenza a trovare personali soluzioni nei vari campi di suo interesse. Sono davvero irresistibili le pagine che ricordano il piccolo Henry giocare allo scienziato, sperimentando (sulla sorellina) pozioni per diventare invisibile o abiti speciali per volare (con sue rovinose cadute dal secondo piano). La psicologa dell'età evolutiva Alice Miller lo avrebbe incluso accanto a Picasso, Nietzsche e Buster Keaton nel volume "La Chiave accantonata," a dimostrazione che i primi anni di vita (soprattutto i traumi connessi) determinano e preannunciano il destino dell'adulto.

In Threadgill non troviamo traumi infantili (se non episodi di violenza razzista, pressione costante sulla comunità afroamericana) ma il forte impatto di figure non convenzionali come il bisnonno, la nonna e il nonno. Altro elemento centrale in tenera età è stata la musica: il gospel alla chiesa pentacostale, il blues di Howlin' Wolf a Maxwell Street e le swing bands ascoltate dalla radio e dai jukebox. Ogni disco lo porta in un mondo diverso e quelle esperienze chiariscono il significato di "Easily Slip into Another World," già usato in un disco del Sextett.

Quel titolo indica anche la sua tendenza a "scivolare in nuovi mondi musicali," all'urgenza che lo "costringe" a cambiare organici per dar vita alle nuove intuizioni. «In verità, il passaggio da un ensemble a un altro—scrive—è il risultato di un inevitabile processo nel mio sviluppo come compositore. Mi rendo conto che è qualcosa d'insolito. Non assumo nuovi musicisti per continuare a suonare lo stesso songbook, giocherellando un po' con gli arrangiamenti. Quando cambio i gruppi musicali cambio anche i mondi sonori, entro in un universo del tutto differente. (...) Con ognuno dei miei ensemble ho raggiunto un punto dove sentivo che le possibilità di quella situazione erano esaurite».

Naturalmente questo si riflette sulla scelta dei partner. «Non scelgo musicisti semplicemente in base alle abilità tecniche ma guardo a qualcosa di profondo. Ho bisogno di musicisti capaci di un impegno speciale».

I cultori di jazz conoscono il percorso biografico di Threadgill: gli studi di sassofono, l'influenza di Charlie Parker, Gene Ammons, Sonny Rollins e Ornette Coleman, le frequentazioni giovanili con Sun Ra, gli studi di composizione al conservatorio, le prime esperienze professionali in ambiti blues e gospel, l'ingresso nell'AACM, il sodalizio con il trio Air e quello con i suoi gruppi, a partire dal Sextett.

Il testo ripercorre quelle tappe aggiungendo notizie e particolari inediti in ambito musicale e nelle vicende esistenziali. Centrale è l'esperienza militare in Vietnam e le dolorose conseguenze fisiche e mentali che produce in lui. Tre anni drammatici—dal 1966 al 1969—a cui sono dedicate 75 pagine. Ferito alla schiena durante l'offensiva del Têt, Threadgill è imbottito di potenti narcotici e reimpatriato. Come altri reduci lasciato solo con i suoi fantasmi, in un'America che lo rifiuta. I momenti più toccanti riguardano i mesi in cui resta insonne, angosciato dal silenzio della notte. «C'era troppa quiete—ricorda—Nessun colpo d'arma da fuoco in lontananza. Nessun elicottero che volava sopra la testa. Il silenzio mi faceva impazzire».

Prende così a vagare di notte come un sonnambulo per le strade di Englewood, il quartiere di Chicago da cui proveniva. Una volta all'alba si trova di fronte alla casa del suo migliore amico della scuola primaria. L'amico non abitava più lì ma la madre lo vede, s'accorge che non sta troppo bene e lo fa entrare: «You don't look too good Henry. Come on in. Let me get you something to eat». Lo invita poi a riposare nella camera degli ospiti e col rumore del treno poco distante Henry dorme tutto il giorno.

Molte pagine sono dedicate agli anni 1969/74 quando Threadgill riprende a suonare professionalmente, entra nell'AACM, fonda con Hopkins e McCall il trio Air e vara il gruppo X-75. Dopo alcuni mesi a Caracas e Trinidad (parentesi poco nota ma significativa per i suoi futuri sviluppi musicali) si trasferisce a New York dedicandosi agli Air e al varo del Sextett. Le ultime 130 pagine sono dedicate ai suoi progetti da leader e risultano centrali per i numerosi chiarimenti sull'estetica e le illuminanti riflessioni. Threadgill non manca poi di ricordare altri momenti poco noti della sua carriera, come l'ingresso nelle orchestre di Mario Bauza e di Howard McGhee e il breve sodalizio nel gruppo di Cecil Taylor, purtoppo mai registrati.

Altro spazio è dedicato ai tour europei, in particolare a quello in Sicilia del marzo 1988 (riportato con una data incerta: "around 1986") e descritto come una pagina del film "The Godfather" di Coppola. L'ultimo capitolo lo dedica a illustrare nei dettagli le musiche dei gruppi Very Very Circus, Make A Move e Zooid, alla moglie indiana e al soggiorno/rifugio a Goa degli ultimi anni.

Sono occorsi sette anni di incontri con Brent Hayes Edwards per concludere questo volume ma il risultato è davvero encomiabile. Non sappiamo se e quando arriverà un'edizione italiana. Chi conosce l'inglese non aspetti.

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