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Lakecia Benjamin al Padova Jazz Festival 2024

Courtesy Michele Giotto
Teatro Verdi
Padova Jazz Festival 2024
Padova
15 novembre 2024
Il consueto ricco programma di Padova Jazz, ha presentato nel penultimo appuntamento il quartetto di Lakecia Benjamin, la sassofonista contralto che ha raggiunto il successo con la personale e appassionante sintesi di jazz coltraniano con elementi di hip hop e rhythm & blues.
Da qualche tempo Lakecia aggiunge un impeto celebrativo per la black culture, le donne e la giustizia sociale, che ha radici nell'afrofuturismo e nel movimento Black Lives Matter. Dal 2020, dopo la pubblicazione dell'album Pursuance: The Coltranes e soprattutto dopo Phoenix del 2023, la sassofonista statunitense ha evidenziato le infuocate istanze di cui sopra, aggiungendo un look sgargiante, una forte urgenza espressiva e una gestualità da rapper che portano il suo jazz nell'arena giovanile.
Il concerto padovano è stata una tappa del suo acclamato tour autunnale che ha purtroppo riscontato l'improvvisa défaillance di EJ Strickland, ospedalizzato in Giappone, che è stato immediatamente sostituito da Dorian Phelps, portentoso giovane batterista d'Indianapolis, che ha sostituito egregiamente il grande collega.
Accompagnata anche dal consueto bassista Elias Bailey e dal pianista Michael King, Lakecia ha presentato vari brani dal suo recente album Phoenix Reimagined (live) in un'esibizione infuocata, che ha galvanizzato il pubblico. Con un timbro sferzante incline al registro estremo e la tecnica smagliante che conosciamo, Lakecia ha sciorinato fervidi assoli, caratterizzati ritmicamente con molti vamp e un'enfasi che attualizza le esibizioni dei sassofonisti honkers degli anni quaranta.
L'inizio dell'esibizione ha ricalcato la sequenza di Phoenix Reimagined (live) e in altri concerti di questo tour. Un ingresso sgargiante sulle note di "Intro," con Lakecia Benjamin che galvanizza il pubblico e passa velocemente al serrato "Trane," di sua composizione. A quel brano modale, impregnato dell'estetica coltraniana, sono seguite versioni di "Amerikkan Skin" e "New Mornings" introdotte da brevi intermezzi rap e lunghi assoli di sax contralto e pianoforte.
L'esplicito omaggio a John Coltrane è venuto subito dopo, con la torrenziale esecuzione di "My Favorite Things," resa pregnante dall'interattiva relazione di Lakecia con l'incalzante drumming di Dorian Phelps. Applausi scroscianti da stadio, dal pubblico ormai elettrizzato.
Il set è andato avanti per altri cinquanta minuti con l'aggiunta di qualche elemento spettacolare ed esecuzioni celebrative dell'identità afro-americana come il solo su "Amazing Grace" e altri momenti pregni di blues. Lakecia è stata generosa coi suoi partner e dedicato spazi a Dorian Phelps, che s'è esibito in un lungo e tumultuoso assolo, a Elias Baileyche festeggiava il compleannoe al serrato pianismo di Michael King.
Conclusione spettacolare nel più fervente R&B e note finali di "Isn't She Lovely" di Stevie Wonder.
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Angelo Leonardi
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