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Kellylee Evans: Grazie Nina
BySi può dire che la cantante Kellylee Evans abbia bruciato le tappe della sua carriera musicale, sebbene abbia deciso relativamente tardi (considerando comunque la sua giovane età) di buttarsi nel mare magnum dello show business; un mare talvolta infido e agitato da tempeste.
La giovane Canadese di Toronto aveva da poco deciso di mollare l'università per seguire la carriera di cantantedecisione presa dopo una disavventura che l'ha portata ad un passo dalla morteche già lavorava al suo primo disco, realizzato nel 2004 con l'aiuto del noto contrabbassista Jazz Lonnie Plaxico e registrato a New York.
Nello stesso periodo partecipò al prestigioso concorso Thelonious Monk Institute Vocal Competition e si piazzò seconda, alle spalle di Gretchen Parlato. Non male, per una ragazza che non è cresciuta a pane e Jazz. Anzi, la passione per la musica si è consolidata in tempi relativamente recenti, ma grazie alle sue qualità ha raggiunto rapidamente l'eccellenza.
E il Jazz non ha l'esclusiva, poiché la Evans si trova perfettamente a suo agio con il Pop, il Soul e il R&B. E persino con la musica Country. Però il suo ultimo album contiene una raccolta di brani che si rifanno a Nina Simone, e il disco si intitola, giustamente, Nina (Plus Lion Music, 2010).
La Evans, che attualmente vive ad Ottawa, in Canada, è una voce ormai sbocciata sulla scena musicale internazionale e che si sta lasciando il segno nell'ambito del Jazz, anche se non vuole vedersi cucita addosso l'etichetta di "cantante Jazz". "Mi considero semplicemente una cantante," afferma. "Una cantante/cantautrice." Senza dubbio ha le qualità e i mezzi per esibirsi nel club e nei festival jazz, sebbene finora non lo abbia ancora fatto. E il disco dedicato a Nina Simone sarà certamente un forte sprone in tal senso.
"Mi piace potermi sentire libera," dice. "Per me è molto importante provare quel senso di autonomia quando realizzo un CD. Poter scegliere sia il repertorio sia il modo di eseguirlo è stato fondamentale durante la realizzazione di questo disco. E conservare la stessa autonomia nel prossimo disco sarà altrettanto importante." Aggiunge, "mi piacciono molti generi musicali differenti, mi piace spaziare."
Ha composto tutte le musiche dei suoi primi due dischi, auto-prodotti: The Good Girl, uscito nel 2010, e Fight or Flight?, pubblicato nel 2007. Grazie al concorso Monk, la Evans è stata notata da una casa discografica Francese, la Plus Lion, per la quale ha inciso nel 2009.
Non si può dire che la Evans da adolescente, quando la madre le chiedeva continuamente di mettere su i dischi della Simone, ne fosse una fan. "Ricordo che le dicevo, 'Dai mamma, basta' Allora volevo ascoltare Michael Jackson o Blondie. Musica Pop. Ma ascoltandola mi avvicinai alla musica, e alla sua voce." Il suo ragazzo, che ora è suo marito, era a sua volta un Fan della Simone. Insomma, un'esposizione continua e prolungata.
"Mi è letteralmente cresciuta dentro diventando parte integrante della mia vita. E alla fine ne sono diventata una fan. Perciò quando mi hanno chiesto di fare un disco di classici, ho saputo fin da subito cosa avrei dovuto fare."
Per la Evans la musica tocca le corde della nostalgia, in linea con lo stile della Simone. "Canta con molto sentimento e con una vera emozione. Posso associare la sua musica con episodi ben precisi della mia vita. Ad esempio, quando penso ai momenti in cui la ascoltavo insieme a mia madre. Lei non c'è più, quindi quando sento quella voce mi ricordo di lei. Insomma, musica che scandisce episodi di vita vissuta. Quando ero all'università, e dividevo l'appartamento con il mio ragazzo, che adesso è mio marito. O quando mia mamma era ancora viva. Il ricordo di momenti vissuti, che la voce della Simone evoca in me. Mi porta indietro. E lo adoro."
Per l'album Nina, la Evans si è avvalsa della collaborazione del chitarrista Marvin Sewell, che ha diretto la band di Cassandra Wilson (Sewell ha anche suonato nel suo CD d'esordio), del contrabbassista François Moutin e del batterista André Ceccarelli.
La Evans non cerca di imitare i modi della Simone in tutto e per tutto (ad esempio, quel modo di sbatterti in faccia le cose che talvolta si nota in certi suoi lavori e che le deriva dalla sua esperienza di attivista per i diritti civili): piuttosto, infonde il suo spirito nel materiale che ha a disposizione, con risultati notevolissimi. La Evans ha una voce cristallina e assolutamente definita, in grado di spaziare tra generi musicali. Nel Jazz non sperimenta, a differenza di cantanti quali ad esempio Betty Carter o Cassandra Wilson, e in questo è simile alla Simone. Ma la Evans ha un buon senso dello swing e una capacità di invenzione melodica che le permettono di affrontare il lessico Jazz in modo convincente. È una fan che ha scoperto di avere un'affinità, una musicalità e delle abilità vocali che le permettono di ripercorrere le orme del suo idolo. Il suo amore per la musica la spinge ad approciare ed apprezzare il Jazz, scoprendo dove può arrivare grazie alle sue doti. E il risultato è di estrema bellezza.
"Tomorrow Is My Turn" è un buon esempio per capire come la Evans affronti il Jazz. Lo swing è lo stesso della versione della Simone, e l a Evans fraseggia in maniera deliziosa sul groove, grazie al carattere forte della sua voce. "Feeling Good" è un appassionato brano Soul, illuminato da assoli di Sewell brevi ma intensi. "Sinnerman" ci porta nel Blues, ma conserva una buona dose di Soul. Si avvertono anche accenni di Reggae, sostenuti da stilettate elettriche inferte da Sewell. Un brano pervaso dall'aura della Simone. "Wild Is the Wind," che è anche il titolo di un disco che la Simone pubblicò nel 1964 per la Verve, è una canzone d'amore che la Evans interpreta con eleganza. "Don't Let Me Be Misunderstood" è un calypso ritmato, nel quale la Evans infonde abilmente il suo modo di cantare molto dolce. Sewell contribuisce con un assolo garbato e raffinato, complemento perfetto alle qualità vocali della cantante.
"Sono soddisfatta. Ed è bello quando sei soddisfatta dell'esito di un tuo progetto," dice la Evans con gioia. "Mi sento di poter consigliare il CD, senza remore. E sono ovviamente felice quando qualcuno mi dice che gli è piaciuto. Il bello è che sono riuscita a realizzare qualcosa di cui andare fiera in così poco tempo." Parlando di Sewell, lo definisce "fantastico. Lavorare in studio con lui è stata un'esperienza incredibile. E tutti i musicisti che hanno partecipato al disco sono stati aperti, disponibili e generosi, per cui lavorare con loro è stato un piacere."
Aggiunge la cantante, "questo è solo l'inizio, ho in mente altri classici che mi piacerebbe reinterpretare. Non so come sarà il prossimo CD. Non so se sarà una raccolta di classici o delle mie composizioni originali. Comunque devo andare avanti. Che tu sia un musicista o un autore, devi continuare a lavorare. E andare avanti, sempre avanti."
E questo ha fatto con la sua carriera, nonostante abbia cominciato abbastanza tardi. Dice, "sin dal principio sapevo che era una cosa che volevo fare. Ma non sempre ho potuto farla. Dovevo concentrarmi sui risultati scolastici." Nella sua famiglia non era concepibile intraprendere una carriera musicale. "Sii ragionevole. Sii razionale," ecco cosa le dicevano. "Fu solo a 24 anni che potei dedicarmi seriamente alla musica."
Sin da piccola le piaceva cantare, cantava di continuo. "Tutti sapevano della mia passione, perciò mi chiedevano di cantare alle funzioni e in altri eventi," dice, ma precisando che "non era una cosa seria." Prese qualche lezione di piano, ma non imparò mai a leggere la musica. Ad un certo punto provò anche con il sassofono, "ma arrivata alla soglia delle Superiori dovetti smettere, perché mia nonna insisteva moltissimo sull'impegno scolastico, e invece che usare crediti per la musica li dedicai alla matematica e alle altre materie. La mia carriera musicale sembrava essere tramontata prima di nascere." Si esibiva comunque in vari spettacoli nel suo quartiere, ed era un membro del Toronto Mendelssohn Youth Choir.
La Evans ha frequentato la Carleton University a Ottawa, laureandosi sia in Legge che in Letteratura Inglese, e non frequentava alcun corso di musica. Ma l'università aveva una sua orchestra Jazz e c'erano vari gruppi Jazz più piccoli. "E un coro," aggiunge la Evans. Anche se non ero formalmente iscritta nei corsi di musica, ero comunque coinvolta. Ti lasciavano partecipare come esterna. Ed è così che ho cominciato con il Jazz. Mi divertivo, era davvero forte. Ma non mi ci potevo dedicare seriamente, dovevo concentrarmi sulla tesi. Almeno in teoria. In realtà pian piano mi costruivo un repertorio e imparavo dagli altri cantanti. E tentavo di organizzare delle esibizioni qua e là. Era molto più eccitante che lavorare alla tesi."
Dopo l'incontro con il Jazz, e la decisione che sarebbe stata la sfida da intraprendere, rispetto ad altri generi musicali, "mi concentrai soprattutto sugli artisti forti nei classici e nelle cover. Adoravo cantanti Jazz come Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Ma sono anche stata influenzata da musica di altro genere. Ripensando ai miei esordi come compositrice, devo citare Abbey Lincoln come una delle mie fonti di ispirazione più importanti. Amavo tutti i suoi lavori. Ha composto moltissimi brani originali, e ho cominciato a lavorare sui miei brani ascoltando i suoi. È stata la prima cantante/cantautrice Jazz che ho ascoltato seriamente."
La Evans è attiva anche in Jazzworks, un'organizzazione no-profit Canadese la cui missione è la diffusione del Jazz tra cantanti e musicisti.
La sua evoluzione verso la carriera di cantante è stata accelerata da un paio di eventi. Prima di tutto, la morte di sua madre dopo una battaglia contro il cancro. I suoi sforzi per laurearsi in Legge, l'impegno per la preparazione della tesi, stavano diventando insostenibili. "Avevo un fratello di un anno cui badare, ed ero stressata. Mi era venuta l'ulcera, stavo malissimo. Così decisi di mollare. È stato come togliersi un gran peso dalo stomaco. Cominciai a pensare a che vita avrei voluto al di là degli studi, dato che avevo passato 20 anni solo a studiare."
Si diede al tennis, finché non si fece male all'anca. Al pronto soccorso, "mi somministrarono un farmaco cui ero allergica. Ebbi una crisi epilettica che mi portò quasi alla morte." E sono cose che ti segnano per sempre.
"L'arrivare così vicino alla morte mi fece capire quanto la vita sia breve," dice la Evans. "Guardare mia madre andarsene. Vedere mia figlia venire al mondo, e arrivare ad un passo dalla morte, tutte esperienze che mi hanno fatto capire che non avrei speso un secondo di più a far cose che non mi interessassero. E da allora ho cominciato a comporre musica e a fare progetti. E da quel momento trovare e mantenere la motivazione non è mai stato un problema. Questo è ciò che faccio, e questa è stata la mia vita fino ad ora. Quelle esperienze mi hanno dato uno scossone. E sono orgogliosa di quel che ho fatto, di quel che faccio e di quel che farò."
Cominciò ad esibirsi nei locali del circondario, ma non decollava. "Non avevo un CD. Così feci un piccolo demo con quattro brani; quattro classici. Ma le cose cominciarono ad ingranare quando mi misi a comporre e decisi di pubblicare un CD completo." Incontrò Plaxico al festival Jazz di Ottawa, nel quale si esibiva con Ravi Coltrane. "Parlai con lui [Plaxico]. E una volta scritti dei brani, gliene mandai delle registrazioni, per voce e chitarra. Disse 'Però, davvero notevole. Vediamo di organizzare qualcosa di serio.' Gli dissi con chi avrei voluto lavorare. Provò a scritturarli, e se non erano disponibili trovava lui i sostituti adatti. In circa quattro giorni registrammo il primo album, a Manhattan. È stato divertente."
E alcuni dei brani che compose per il CD sono quelli con i quali partecipò al concorso indetto dal Thelonious Monk Institute. "Dopo aver preparato il CD venni a sapere del concorso. Così scelsi alcuni brani del CD per parteciparvi, e tutto iniziò da lì. In poco tempo passai da esibizioni sporadiche ad una vera e propria carriera da professionista," commenta.
I giudici del concorso, che si svolse a Washington, erano mostri sacri del calibro di Kurt Elling, Jimmy Scott, Dee Dee Bridgewater, Al Jarreau, Flora Purim e Quincy Jones. "È stato davvero eccitante, avere a che fare con artisti che fino ad allora avevo solo sentito cantare. Ad esempio Kurt Elling. Sono cresciuta ascoltando Quincy Jones e gli artisti da lui prodotti, sia che si trattasse di Jazz sia di musica Pop. Perciò averlo tra i giudici fu una cosa incredibile. Non sarei qui se non avessi partecipato a quel concorso."
Da allora non ha mai smesso di dedicarsi alla sua carriera di cantante e anche a quella di mamma, avendo tre figli dei quali cura anche l'istruzione, a casa. Il primo disco è stato pubblicato nel 2007, il secondo nel febbraio del 2010. Si rammarica del fatto di non aver ricevuto un'educazione musicale più formale, ma sta rimediando. "Certe volte mi viene voglia di riprendere a studiare, ma non mi ci sono ancora messa con impegno. Di recente ho studiato Francese, e mi rendo conto di come non sia così difficile come mi immaginavo. Si tratta solo di applicarsi seriamente. E lo stesso vale per la musica. Mi devo applicare e lavorare. E un giorno mi metterò anche a suonare," dice ammiccando alla sua maniera.
Che abbia ricevuto un'educazione musicale formale o meno, sa assolutamente il fatto suo. Ascoltando le canzoni di The Good Girl, tutte composizioni originali dalla Evans, si ha un esempio dei generi nei quali si trova a suo agio. "I Don't Think I Want to Know" è un brano Blues e cool, mentre "How Can You Get Along Without Me?" è un morbido swing che sarebbe piaciuto a Billie Holiday. "Who Knows" è un pezzo pop che ammicca al Blues.
Nel far proprio lo stile della Lincoln, "sono passata dal Jazz alle canzoni popolari. Ed è dove mi trovo tuttora. Questa incursione nei classici [Nina] mi ha molto aiutata. Tornare ad ascoltare ciò che altri hanno composto, a cantare ciò che altri hanno composto. Mi ha aiutato perché quando ci si limita a comporre si rischia di rimanere invischiati in uno schema. Cantare tutti questi classici famosi scritti da altri è stato per me motivo di nuova ispirazione."
Aggiunge, "Riesco a trarre ispirazione, sia per la musica sia per i testi, da ogni tipo di musica. Adoro ascoltare i Coldplay, Jamie Cullum o Feist, una giovane artista Canadese. Ci sono così tanti talenti, e cerco di ascoltarli tutti."
Il suo solo altro rammarico è il non aver pianificato meglio la sua carriera dal punto di vista del business, avendo bruciato le tappe così velocemente. "Se dovessi dare un consiglio a qualcuno riguardo alla musica, gli direi di stare molto attento all'aspetto economico. Ci vuol poco a rovinarsi. Cercare sempre di ottenere il massimo risultato con la minima spesa. Da subito. Senza indebitarsi. Se non ti devi preoccupare dei soldi, non c'è limite a quel che puoi fare. Molti artisti sono stati bravi a gestire l'aspetto economico sin dagli esordi. Io no, e mi ritrovo a dover ripagare i miei debiti. Non mi pento della mia musica, mi pento di non saper gestir meglio i miei soldi."
Ad ogni modo, "Amo la musica, quindi non mi pesa continuare ad andare avanti."
Indaffarata com'è nel curare i figli, la Evans scrive le sue canzoni quando riesce a ritagliarsi un po' di tempo. "Devo farlo. Devo dare più importanza alla composizione. E quando scrivo, sono contenta." < p>La Evans si è esibita negli Stati Uniti, ma ritiene che in questo periodo la Francia sia il posto più effervescente, tant'è vero che è appena tornata da un'esibizione a L'Olympia, a Parigi, "che è un posto incredibile. Ci tornerò a Febbraio. È davvero grande."
Con l'aiuto dalla sua famiglia, riesce a mantenere un delicato equilibrio tra carriera e vita privata. Progredire nella sua carriera è così importante "da fare in modo di adeguare il resto. È così che mamma si mantiene in forma," dice ridendo. "Devo cantare; voglio continuare a viaggiare ed esibirmi per un pubblico sempre più ampio in tutto il mondo. Amo questo lavoro. Sono fiduciosa. Tengo le dita incrociate. Lo amo davvero."
Discografia selezionata
Kellylee Evans, Nina (Plus Lion, 2010)
Kellylee Evans, The Good Girl (Autoprodotto, 2010)
Kellylee Evans, Fight or Flight? (Autoprodotto, 2007)
Foto di Roger Humbert
Traduzione di Stefano Commodaro
Articolo riprodotto per gentile concessione di All About Jazz USA
Visita il sito di Kellylee Evans.
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