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John Medeski & MMW: 18 anni e non sentirli

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Anni fa, abbiamo avuto varie occasioni di scegliere la strada più scontata: la MMW band, funky, groovy, orecchiabile, scontata, che vende qualunque cosa faccia. Forse avremmo potuto vivere di rendita. Ma non l'abbiamo fatto
Articolo di R.J. DeLuke

Medeski, Martin & Wood, che sin da da quando sono apparsi sulla scena come trio, più di 18 anni fa, riescono a raccogliere schiere di appassionati come una valanga raccoglie neve fresca mentre precipita a valle, spiazzano continuamente i fan suonando tutto fuorché quello che ci si aspetta da loro. Come se non bastasse, a differenza di molti gruppi musicali i cui membri riescono a malapena a tollerarsi, questi tre personaggi riescono ad andare assolutamente d'accordo tra loro. Sono costantemente in tournée per il mondo senza perdere per strada un briciolo della loro verve, suonando, sperimentando cambiamenti da una data all'altra per essere sempre coerenti con la loro visione, seguendo solamente il loro istinto.

E nel 2009 quell'istinto si è dato proprio da fare. È stato un anno particolarmente prolifico per i MMW. Prova ne è Radiolarians: The Evolutionary Set (Indirecto Records, l'etichetta della Band), che è uscito l'8 Dicembre 2009. È una raccolta di brani composti nel corso del 2009, alcuni già pubblicati nei precedenti Radiolarians I, II e III, ora disponibili nello stesso set oltre a prezioso materiale extra.

"Sembra di essere tornati di nuovo agli inizi," dice John Medeski. "È questa la cosa strana. Dopo 18 anni penseresti che non ci rivolgeremmo neanche la parola. Ma siamo come una famiglia. Siamo amici. Andiamo d'accordo. Penso che questo progetto dell'anno scorso, Radiolarians, ci abbia fatto affiatare ancora di più. È una cosa davvero creativa per noi: occuparci dei tre album, scrivere tutte le musiche. Ci ha ispirato ed è stato bello cimentarci in quello che davvero sappiamo fare."

Il cofanetto include sia i brani dei tre precedenti Radiolarians pubblicati nel corso del 2009 sia tre brani inediti. C'è anche un'edizione speciale, un album doppio in vinile in alta fedeltà che raccoglie il meglio dei tre album, e come se non bastasse c'è un CD con 10 brani di nusica mixata cui hanno contribuito nove diversi DJ e produttori ed un disco dal vivo con 70 minuti di materiale inedito. A completare il tutto un documentario su DVD girato da Billy Martin intitolato Fly in a Bottle. Filmato sia in studio che on the road, offre un vivido ritratto della band e della sua musica.

Radiolarians è quindi un cofanetto di ampio respiro, che risente delle diverse esperienze che hanno influenzato il trio sia nel modo di comporre che di suonare. Stili e sonorità diverse. Diventa funky, etereo, complesso e patinato. Il processo creativo passa attraverso brevi sessioni in cui i tre si dedicano a comporre; segue l'esecuzione, in tournée, dei nuovi pezzi (e solo di quelli). Ed infine, i brani vengono registrati non appena la tournée finisce. È accaduto tre volte, nel corso di vari tour negli Stati Uniti ed in Sud America.

Il Radiolarian che dà il titolo all'opera è un particolare tipo di organismo marino unicellulare che possiede un esoscheletro molto complesso. Sulle copertine di tutti e tre i dischi campeggiano i disegni di quest'animale eseguiti dal biologo Tedesco Ernst Haeckel— e questi sono stati una fonte di ispirazione visiva per la musica del trio lungo tutto il progetto. Ad Haeckel è attribuita la scoperta e la classificazione di migliaia di nuove specie, e ha avuto il merito di far conoscere le teorie di Darwin nella Germania di fine Ottocento.

"Qualche volta partiamo dall'idea di uno di noi, altre volte creiamo la musica assieme, ed è una cosa che facciamo in questo modo da un sacco di tempo," dice Medeski. "Per noi è semplice. Una notte creiamo la musica, e poi la eseguiamo per tutta la durata del tour, così che la sviluppiamo e la affiniamo dal vivo... C'è spazio per l'improvvisazione, quindi ogni serata può essere un pò diversa dalla precedente. Ogni serata cambiamo qualcosa. Questo ci dà l'opportunità di prendere confidenza con i tanti dettagli di ogni singolo pezzo, di svilupparli e completarli facendoci ispirare dal pubblico dal vivo.

"Così torniamo a casa e incidiamo. Un paio di giorni in studio e riusciamo ad incidere un disco che è quasi dal vivo: infatti il nostro ingegnere del suono che mixa dischi, Dave Kent, è anche il nostro fonico durante i concerti, e perciò quando registriamo ha già sentito i pezzi per almeno una decina di giorni. Quindi chiunque abbia lavorato al disco conosce già bene la musica, per la quale siamo entrati in studio! Nel vero stile del Jazz. Detto, fatto. Ed è stata una gran cosa."

Medeski dice che è stato divertente, e che è stata un'occasione speciale per stare insieme solo per comporre. In altre occasioni, "dato che abbiamo una nostra vita e facciamo un sacco di altre cose, come band ci riuniamo per far musica solo quando serve, vale a dire quando stiamo per fare un nuovo disco, se abbiamo un progetto speciale. Negli ultimi 10 anni, non siamo mai riusciti a metterci a scivere canzoni insieme per il solo gusto di farlo. Abbiamo sempre così tanti progetti che, di solito, abbiamo fatto solo quello che dovevamo fare."

Ma nel caso di Radiolarians "È stato un modo di usare l'esperienza della tournée come un pretesto per scrivere la musica. Ci siamo costruiti l'occasione giusta, in pratica. Abbiamo inventato un modo di far sempre cose nuove, cosa che tentiamo di fare ogni volta. Anni fa, abbiamo avuto varie occasioni di scegliere la strada più scontata: la MMW band, funky, groovy, orecchiabile, scontata, che vende qualunque cosa faccia. Forse avremmo dovuto," - aggiunge ridendo - "avremmo potuto vivere di rendita. Ma non lo abbiamo fatto. Ci siamo sforzati tutti di rinnovarci continuamente. Questo è ciò che siamo, come persone e come musicisti. Non saremmo stati contenti, né sicuramente saremmo ancora insieme, se l'avessimo fatto."

C'è ancora chi fa dischi in vinile, ma è comunque inusuale. Ma ai MMW piace il sound dei dischi in vinile.

"Il vinile ci è sempre piaciuto. E molti ancora lo preferiscono. La verità è che le vendite dei dischi in vinile sono cresciute. La cosa ha senso, perché è un formato incredibile. Molti lo stanno riscoprendo, e spesso sono persone con i mezzi per comprarsi un impianto degno di un audiofilo," dice Medeski. "Non c'è nulla di simile. Una volta capito, non ne puoi più fare a meno. Non esistono altri modi per riprodurre quel suono. È vero che presto ci saranno formati digitali di qualità uguale o superiore a quella dei CD. Oggi, gli MP3 sono semplicemente un disastro, come qualità. Ma le cose cambieranno. Alla fine potrai scaricare cose in risoluzione super mega. Ma oggi, suonano da schifo. È l'aspetto peggiore, più deleterio, di tutta la questione della musica digitale, dal punto di vista del suono. Specialmente se lo paragoni a un disco in vinile. Metti su un disco e ascoltalo, poi ascolta un MP3. Da non credere. Ascolti un disco, e senti la musica. Ci sei dentro. Metti su un MP3 e sì, forse è musica, ma non ne sono certo.

"Si avvicina soltanto a qualcosa di decente se si usa la massima risoluzione. Prima o poi sarà così... Noi abbiamo registrato ad alta risoluzione. Ma sfortunatamente non rende così bene sul CD, non tanto quando renderebbe sul vinile. E quando sei in studio e riascolti i nastri originali, ti accorgi che il suono è proprio migliore. È un suono più ricco, corposo."

E mentre molti fan degli MMW hanno dei nastri di concerti dal vivo e se li scambiano, le nuove registrazioni dal vivo mostreranno un lato diverso della musica sviluppata quest'anno. "Dato che la musica è aperta, ogni volta che suoniamo queste canzoni c'è qualcosa di diverso. Anche adesso. Così senti che stiamo suonando lo stesso motivo, ma gli assoli saranno diversi, l'energia sarà diversa. È un modo di ascoltare versioni differenti dei brani che abbiamo registrato nei dischi, per far vedere quali sono le altre opzioni," dice Medeski.

La musica degli MMW offre molti stimoli e diverse sfumature, anche se anni fa sono stati etichettati come jam band. Ai loro concerti, non era raro imbattersi in fan dei Grateful Dead—che ballavano spensierati al ritmo della loro musica. L'essersi esibiti insieme alla rock band Phish ha di certo contribuito alla reputazione da jam band.

Ammette Medeski, "Non ci aspettavamo proprio di essere etichettati come jam band. Ci piace definire la nostra una musica da strada. Se qualcuno ci chiede come definiamo la nostra musica, beh, per noi è musica da strada. Capisco perchè ci abbiano incluso nel novero delle jam band, ed è una gran cosa. Mia madre mi diceva sempre: 'Non sputare nel piatto in cui mangi.' Che ti piaccia o no, non si può scegliere il proprio pubblico. E se lo fai, allora forse non sei totalmente sincero con te stesso. Se vai in una certa direzione solo per far piacere ad un certo tipo di pubblico, allora ti fai dei preconcetti nei confronti della tua arte. Ma quindi non è veramente arte, no? Non è espressione vera, è semplice intrattenimento. Ma noi vogliamo davvero esprimere il nostro io. Quindi chi viene, viene. Che ci puoi fare? [ride] Puoi forse evitarlo? Devi fartelo piacere."

"In tutta sincerità, talvolta è una gran cosa, altre volte è una seccatura. Talvolta vuoi esplorare strade che un certo pubblico può non gradire. Ma noi ci proviamo comunque. Il difficile è che senti quel che il pubblico vuole. Talvolta vogliono solo che tu suoni come altre band, quel certo ritmo funky e quella sfilza di note suonate fino alla nausea. Ma non ci riusciamo. È un continuo compromesso."

Per MMW il progetto Radiolarian è un modo di continuare a far musica interessante e creativa. Dice Medeski, "L'idea di fondo è creare un certo tipo di energia quando suoni. Creare un determinato spazio. Ecco cosa proviamo a fare, tentiamo di creare quello spazio. E per farlo dobbiamo essere ispirati ed entusiasti. Se suonassimo le stesse cose ritrite ogni volta, non ci riusciremmo, e se non ci riesci, non si crea quell'alchimia che cerchiamo. Ecco perché quest'anno abbiamo sperimentato questo modo di far musica."

L'obiettivo del progetto, quel desiderio di produrre qualcosa che sia arte, è di certo un fatto creativo. E questo è l'unico risultato eclatante, poichè, secondo Medeski, la realizzazione dei tre dischi è stata "sinceramente, un disastro dal punto di vista finanziario. Siamo stati in tournée in club molto piccoli. Abbiamo realizzato tre dischi quando nessuno sembra voler più comprare i CD. Di certo, non lo abbiamo fatto per fini commerciali."

Ciò che conta veramente è la musica che ne è scaturita, e da dove tale musica è scaturita—un'estetica artistica.

"Come band, non eravamo così appagati da molto tempo," dice. "Mi ricorda i vecchi tempi. Ci divertiamo a suonare. Non vediamo l'ora di metterci insieme a suonare per ore. È ancora eccitante dopo 18 anni. Non abbiamo camerini separati, e viaggiamo insieme. Andiamo a spasso insieme. Ceniamo insieme. Parliamo. Suoniamo. È meraviglioso."

Medeski, Martin e Wood si incontrarono a Brooklyn. "Il grande percussionista Rakalam Bob Moses ci fece conoscere quando ancora vivevo a Boston. Ci incontrammo a New York. È merito di Moses se ci siamo incontrati e messi insieme. E la prima volta che abbiamo suonato insieme, l'intesa è stata immediata. Medeski e Wood erano studenti al New England Conservatory, a Boston. Decisero di trasferirsi a New York. Martin che viveva già là, era stato a lezione da Moses. Sin dall'inizio, il trio sperimentò diversi ritmi e generi. Cominciarono a collezionare ingaggi a New York, anche in club come il Village Gate e la Knitting Factory. E da lì cominciò la loro avventura on the road.

"Cominciammo con un furgoncino, poi passammo ad un camper. E poi ad una roulotte," dice Medeski. "Ci impegnammo a fondo. Abbiamo girato gli States per un paio d'anni per farci conoscere. Da quel che vedo, non è un approccio usuale per chi fa Jazz. Una volta era così, negli anni Quaranta e Cinquanta. Si andava in giro e si suonava. Ma negli ultimi venti o trent'anni non è stato così. Molti Jazzisti hanno preferito l'Europa come palcoscenico per farsi conoscere."

Il pubblico diventava sempre più numeroso. "Tutto funzionava alla perfezione. Non penso che potremmo fare oggi quello cha abbiamo fatto 15 anni fa, facendo tutto da soli. Non penso che riusciremmo a gestirlo. Oggi siamo fortunati di poter avere qualcuno che ci aiuti a far tutto."

Il primo album del gruppo, Notes from the Underground, uscì nel 1992 per la Accurate Records. poi firmarono per la Gramavision, che fu la loro etichetta per alcuni album, prima del salto verso la Blue Note Records. La prima uscita per la loro casa discografica indipendente, la Indirecto, fu nel 2007, con Out Louder, una collaborazione con il grande chitarrista John Scofield. Avendo costruito la loro musica e la loro discografia dal basso, sfruttando le esperienze derivanti dai loro lunghi tour in camper, sono riusciti a crearsi uno zoccolo duro di fan.

"Assolutamente," dice Medeski. "Ce ne rendiamo conto. È per questo che lo abbiamo fatto. È l'unico modo per costruire qualcosa di concreto, reale: và là fuori e fai quel che devi. Se alla gente piacerà davvero, ti sosterranno. Torneranno, o lo diranno ai loro amici, e troverai persone che sono davvero interessate al tuo lavoro. Le case discografiche non ci hanno aiutato un granchè. Anzi proprio per niente. E non ci siamo mai fatti aiutare per organizzare una tournée. A parte forse una volta: quando siamo andati in Europa, abbiamo avuto bisogno di un pò di supporto. In questo siamo sempre stati molto indipendenti."

Aggiunge, "Nel caso del nostro primissimo disco, Notes from the Underground, abbiamo fatto le cassette prima, i CD poi, e li abbiamo venduti ai nostri concerti. Così è ancora tutto davvero nostro. Il primo disco è nostro, in tutto e per tutto. Poi abbiamo firmato per la Gramavision, che è diventata in seguito Rykodisc. Abbiamo stampato noi persino le magliette e le abbiamo vendute dopo lo spettacolo, di fronte al palco. Siamo sempre stati indipendenti. Anche quando eravamo a contratto con una casa discografica, mantenevamo uno spirito indipendente. Era molto importante per noi."

La volatilità che regna nell'industria discografica sta costringendo più di un musicista ad interrogarsi sul daffarsi. Alcune etichette sono ancora in attività. Altre tirano avanti grazie a fondi indipendenti. È un'industria in continua evoluzione.

"È più dura, non c'è dubbio," dice Medeski. "La crisi che sta uccidendo l'industria discografica colpisce tutti i musicisti, a prescindere da cosa suonino. Ci siamo trovati molto bene con la Blue Note, ma eravamo pronti a darci un taglio al momento giusto. Volevamo troppo essere indipendenti così da poter pubblicare come e quando volevamo, senza né pressioni né aspettative da parte di alcuno. La Blue Note è una casa discografica splendida... Ci lasciavano praticamente carta bianca... e dovrebbe sempre essere così. Da un punto di vista artistico, non ci hanno mai fatto pressione. Ci hanno lasciato fare ciò che andava fatto. E loro hanno fatto quello che potevano. Ma ora stiamo meglio da soli. Siamo più felici."

Medeski, è nato in Kentucky ma è cresciuto in Florida, prima di inziare il suo viaggio verso il Nord. "In pratica suono da quando sono nato," dice pensando alla sua precoce attrazione per il pianoforte. Suo padre gli insegnò a suonare al piano i classici del Blues e del Jazz fin da piccolo, e fu sempre affascinato da quello strumento. Lo iscrissero alla Pinecrest School, una scuola privata dove studiò musica classica e apprese le basi teoriche. "Suonavo pianoforte classico, ma ci suonavo anche pezzi che piacevano ai miei genitori. Mi bastava leggerne gli spartiti. Un giorno ascoltai un disco di Oscar Peterson a casa di un amico, e suonava quegli stessi pezzi. Allora pensai: cavolo, ma davvero? Posso suonare così senza dover essere Lawrence Welk? Mi stanno prendendo in giro."

Medeski si appassionò e cominciò a prendere lezioni di Jazz, e il suo primo insegnante fu Lee Shaw. Poi cominciò ad espandere i suoi orizzonti al di là del pianoforte acustico. "Quando stavo a Boston, ero in una Blues band. In realtà suonavamo anche Jazz. Cominciai a suonare l'organo, e un ragazzo mi ci fece appassionare. Avevo solo 19 anni, e non avrei mai immaginato che avrei suonato uno strumento del genere. Quando ero un bambino avevo suonato un piano elettrico Fender Rhodes, ma con poca convinzione. Sono quelle cose che facevi quando non c'era un vero pianoforte," dice. "Ovviamente le cose sono andate diversamente. Mi sono innamorato di tutte quelle vecchie tastiere."

Medeski ha è stato influenzato da tutti i grandi pianisti, ma in particolare gli piace citare Herbie Hancock, Joe Zawinul, Bill Evans, Bud Powell, Thelonious Monk, Sun Ra, Billy Preston e Stevie Wonder. Ha anche tratto ispirazione da musicisti come Jimi Hendrix e Wayne Shorter. < p>Naturalmente la MMW non è la sola avventura di successo di Medeski, che continua ad esplorare l'universo della musica classica e si esibisce in altri contesti Jazz. Ha composto colonne sonore. Ha realizzato progetti per vari gruppi, tra i quali The Dirty Dozen Brass Band, il gruppo Gospel strumentale The Campbell Brothers e i Wood Brothers (vale a dire il suo compagno di band Chris Wood e suo fratello Oliver Wood alla chitarra). Si è esibito con molti musicisti Newyorkesi, tra cui John Zorn, Marc Ribot, John Lurie e Steve Bernstein, e ha inciso brani con personaggi del calibro di Rufus Wainwright, K.D. lang, Iggy Pop, Maceo Parker, The Blind Boys of Alabama e Mavis Staples.

Ha anche suonato con il sassofonista James Carter nell'album Heaven on Earth (Half Note), registrato dal vivo al Blue Note di New York e pubblicato quest'anno, con un gruppo di mostri sacri composto da Christian McBride, Adam Rogers e Joey Baron.

"È stato davvero incredibile," dice. "È una band entusiasmante. Ogni notte un successo. Spero che un giorno o l'altro lo promuoveremo. Sarebbe splendido... Ho sempre fatto un sacco di cose diverse. Ho qualcosa in ballo proprio adesso. Una cosa con Zorn... All'inizio di quest'anno ho suonato con Vernon Reid, Cindy Blackman e Jack Bruce per il Tony Williams Lifetime Tribute. Abbiamo suonato al Blue Note a Tokyo, è stato davvero divertente."

Aggiunge, "Mi sto dedicando molto ad assoli per piano. Sto lavorando con il chitarrista Tisziji Munoz, in una band composta da Bob Moses e da Don Pate e John Lockwood, entrambi al basso. Abbiamo qualche disco in uscita. Stiamo tentando di finirli."

I suoi compagni della MMW sono impegnati in vari progetti a loro volta, ma la MMW va alla grande come al solito e i loro fan possono aspettarsi musica nuova e stimolante per gli anni a venire.

"Di certo abbiamo la longevità di una Rock band. Ma non siamo proprio una Rock band. Ogni sera la musica cambia. La reinventiamo," spiega Medeski. "Improvvisiamo. Sul palco usiamo la musica per comunicare. Non ci limitiamo a suonare i successi di 18 anni fa. Troviamo modi per continuare a crescere musicalmente. Se non lo facessimo, dovremmo fermarci. E lo faremo, quando sarà il momento. Quando non tireremo più fuori qualcosa di creativo, non avrà più senso continuare. Questa è la nostra natura ... Continuiamo ad andare avanti. Abbiamo tutti altre cose da fare e altri interessi, e rispettiamo e onoriamo gli impegni reciproci. E questo è il segreto che ci permette di fare quel che facciamo."

Andando avanti? "Non si può mai sapere," dice, ridacchiando. Comincia dicendo che la musica è valida oggi come una volta, ma poi corregge il tiro. "Non so, in effetti non posso dire io che la musica è valida oggi come una volta, perchè non ne ho una vera prospettiva. La facciamo, e basta. Se la vedo dal punto di vista del gruppo, allora posso dire che è valida come sempre. Cosa ciò significhi, vedremo."

Discografia Selezionata

Medeski, Martin & Wood, Radiolarians: The Evolutionary Set (Indirecto, 2009)

Medeski, Martin & Wood, Radiolarians III (Indirecto Records, 2009)

Medeski, Martin & Wood, Radiolarians II (Indirecto Records, 2009)

James Carter/John Medeski/Christian McBride/Adam Rogers/Joey Baron, Heaven on Earth (Half Note, 2009)

Medeski, Martin & Wood, Radiolarians I (Indirecto Records, 2008)

Medeski, Martin & Wood, Zaebos: The Book of Angels Vol. 11 (Tzadik, 2008)

Medeski, Martin & Wood, Let's Go Everywhere (Little Monster, 2008)

Medeski, Martin & Wood, Out Louder (Indirecto Records, 2007)

Medeski, Martin & Wood, End of the World Party (Just In Case) (Blue Note, 2004)

Medeski, Martin & Wood, The Dropper (Blue Note, 2002)

John Scofield, A Go Go, (Verve, 1998)

Medeski, Martin & Wood, Shak Man, (Gramavision, 1996)

Medeski, Martin & Wood, Friday Afternoon in the Universe, (Gramavision, 1995)

Medeski, Martin & Wood, It's a Jungle In Here, (Gramavision, 1993)

Medeski, Martin & Wood, Notes from the Underground, (Accurate Records, 1992)

Foto di John Medeski, Medeski, Martin & Wood, Bruno Tessa [la quinta], Brian Sherman [la sesta].

Traduzione di Stefano Commodaro

Articolo riprodotto per gentile concessione di All About Jazz USA

Visita il sito di Medeski, Martin & Wood.

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