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Intervista a Mike Rivard - Il capo elfo
ByNon perdetevi le loro lunghe performance sul palco, meglio se dal vivo. Ma in caso, visto che Boston, e in particolare il Lizard Lounge di Cambridge, non sono proprio dietro l'angolo, potete scaricare oltre 400 concerti solitamente registrati in maniera eccellente, facendo download semplicissimi, assolutamente legali e col pieno assenso della band, dal sito Live Archive.
All About Jazz Italia: Mike ci puoi raccontare qualcosa della tua vita, partendo dall'inizio?
Mike Rivard: Sono nato in North Carolina. Dopo aver vissuto nelle varie basi dei Marines dove mio padre era assegnato, al sud, ci siamo trasferiti in Minnesota quando avevo 8 anni. Mia madre mi passò l'amore per la natura e l'interesse per le cose strane e bizzarre, incluse quelle figure celtiche chiamate Leprechaun (una sorta di gnomo tipico del folclore e della mitologia irlandese). Anche i suoi gusti musicali mi hanno influenzato e sono cresciuto ascoltando Debussy, Sly & The Family Stone e Pavarotti. Ho vissuto in quella terra ghiacciata che è il Minnesota fino a quando mi sono trasferito a Boston quando avevo 18 anni, per andare alla Berklee, dove mi sono diplomato in composizione e basso. Mentre ero lì ho conosciuto Russ Gershon in un corso dedicato alla musica di Mingus dove l'insegnante era Ken Pullig. Russ iniziò l'avventura della Either/Orchestra poco dopo e, colpito alcune trascrizioni di Mingus che avevo preparato, mi offrì di diventare il bassista dell'orchestra. Mi sono fatto le ossa in giro con la Either/Orchestra e ho incontrato John Medeski col quale ho iniziato una lunga amicizia che dura tutt'ora. Attraverso Russ ho conosciuto anche Mark Sandman che mi invitò a suonare con lui nel gruppo Hypnosonics e mi fece suonare il basso acustico in alcuni album dei Morphine. Nel frattempo studiavo con Dave Holland alla 'Banff School for Fine Arts' in Canada e iniziavo una carriera che mi ha portato a suonare con tanti artisti diversi fra di loro. Oltre alla musica sono interessato all'agricoltura biologica (ho lavorato part time per 16 anni alla cooperativa agricola CSA di Lincoln, nel Massachussets). Mi interesso anche di Chi Gung (la dottrina taoista del benessere), Pilates, espansione della consapevolezza e film di mostri.
AAJ: Quando hai cominciato con la musica?
M.R.: Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo 11 anni e il sax quando ne avevo 12. La banda scolastica delle scuole medie aveva bisogno di un bassista, per cui ho cominciato a suonare il basso a 13 anni. Ho usato il basso Gibson SG e l'amplificatore Kustom di proprietà della scuola finchè non sono stato in grado, molti anni dopo, di comprarmi il mio primo basso e il mio primo amplificatore, rispettivamente un Fender Precision e un Ampeg V4B.
AAJ: Quando è partita l'avventura Club D'Elf?
M.R.: I primi semi sono stati piantati alla fine del 1997 e il nostro primo concerto ufficiale è stato a febbraio del 1998 al Lizard Lounge di Cambridge, poco fuori Boston.
AAJ: Il nome del gruppo ha un significato speciale?
M.R.: Il nome arriva dal mio interesse per gli scritti di Terence McKenna e fa riferimento alle entità iper-dimensionali degli elfi che lui descrive nelle sue visioni psichedeliche. E' anche un piccolo gioco di parole perché quando lo pronunci può sembrare 'clubbed elf' [elfo picchiato con una mazza, N.d.R.] e questo riflette il senso dell'ironia che pervade il gruppo. Fra i vari nomi che avevo preso in considerazione questo è quello che Mark Sandman riteneva più figo.
AAJ: Morphine ha avuto qualcosa a che fare con Club D'Elf?
M.R.: Oltre all'influenza nella scelta del nome appena raccontata, Mark Sandman ha suonato in molti dei nostri primi show ed è stato molto importante nella mia decisione di far nascere il gruppo. Si era stancato delle mie continue sollecitazioni a cercare nuove date per gli Hypsonics e continuava a dirmi: "Rivard... devi farti un gruppo tuo," e questo è quello che ho fatto. Abbbiamo registrato parecchi brani con Mark nella primavera del 1999 e finalmente sono riuscito a pubblicarli in Electric Moroccoland/So Below: "So Below" (dove Mark suona la sua Fender Stratocaster dei primi anni '60) e "Taint Too" (qui Mark suona la slide a due corde e il tritar). Inoltre gli ho dedicato il brano "Song Sand" e facciomo la cover di "Rope on Fire" in stile marocchino. Mark ha esercitato una influenza molto forte su di me e facendomi scoprire il CD Gift of The Gnawa di Hassan Hakmoun, è stato responsabile del mio innamoramento per il sintir e mi ha ben collocato nella strada che sto tutt'ora seguendo.
AAJ: Quando sali sul palco per un concertto dei Club D'Elf cosa hai in mente e come affronti la dicotomia composizione/improvvisazione?
M.R.: Questo cambia da concerto a concerto e dipende molto da quali musicisti sono con me sul palco. Le composizioni che eseguiamo sono scelte in base a chi sta suonando e a quali brani conosce. Poi io miscelo tutto con l'improvvisazione. I brani sono in realtà solo delle stazioni lungo la strada. Tornimo e ci riallineiamo ad essi ogni tanto per poi fortunatamente proiettarci verso l'improvvisazione totale, quella folle identità mascherata che definisce chi siamo come individui e come gruppo in un determinato istante e come ci nutriamo dell'energia che torna indietro dal pubblico e dai musicisti ospiti sul palco. Ci piace suonare senza pause, come un DJ, e trovare nuovi e interessanti modi di collegare i brani e di muoverci fra di loro.
AAJ: Come riesci a gestire arrivi e partenze dei tuoi musicisti ospiti?
M.R.: Non lo so, il successo dell'operazione va decretato da chi ci ascolta e guarda! La maggior parte dei musicisti ospiti sono persone che conosco da tanto tempo. Musicisti con i quali ho un rapporto di amicizia. Quindi è come una famiglia con tutte le meraviglie e gli orrori che una famiglia può evocare. Più meraviglie che orrori per fortuna... Per quanto riguarda l'organizzazione delle presenze sul palco, dipende sempre dalla disponibilità e dal tipo di 'vibrazione' che mi interessa ottenere per quel particolare concerto. L'esperienza mi consente di sapere chi suona meglio con un particolare partner musicale, e quindi cerco di ricordarmi dettagli di questo tipo. Allo stesso tempo cerco di mantenere una rotazione regolare dei musicisti disponibili. In questo modo nessuno rimane fuori per lungo tempo. Ogni tanto mi gioco una 'wild card,' mettendo assieme musicisti che apparentemente non sono compatibili, come per esempio mettere assieme Reeves Gabrels (ex-chitarrista di David Bowie), con il maestro delle microtonalità Joe Maneri. Questo abbinamento improbabile, alla fine è diventato uno dei miei preferiti e può essere ascoltato nel brano "Propellor" dell'album So Below.
AAJ: Che futuro prevedi per la musica in genere e per Club D'Elf in particolare?
M.R.: Vorrei portare il gruppo verso un pubblico sempre più ampio e suonare in posti dove non siamo mai stati, ma sono tempi duri con questa crisi economica e i promoter sono meno propensi a prendersi dei rischi con gruppi sconosciuti come Club D'Elf. Un gruppo che addirittura ha una formazione sempre variabile e dai contorni poco definiti. In questo momento stiamo girando un documentario sul gruppo e stiamo registrando in studio. Vedo per il futuro ulteriori collaborazioni con musicisti di altre culture, come per esempio con Hassan Hakmoun che suona sempre più spesso con noi. La speranza è quella di fare un tour in Marocco nel 2012 e su questo stiamo lavorando.
AAJ: Hai in programma tour europei che includano l'Italia?
M.R.: Dipende tutto dalla possibilità di trovare promoter abbastanza creativi che ci invitino. Avete idee a questo proposito? Ci piacerebbe molto suonare in Italia e in tutta l'Europa e credo che il pubblico sarebbe interessato e attento a quello che facciamo.
AAJ: Se tu stessi per iniziare una settimana nei boschi attorno al tuo lago preferito in montagna, completamente solo, quali album, film e libri porteresti con te? Puoi sceglierne solo tre per tipo...
M.R.: Normalmente quando sono solo nei boschi preferisco il silenzio, a meno che io stia suonando il basso o il sintir e quindi non porterei CD e DVD. Ad ogni modo, giusto per dare una risposta alla domanda, porterei i Preludes for Piano (Books 1 & 2) di Claude Debussy, suonati da Paul Jacobs; Gift of the Gnawa di Hassan Hakmoun e il cofanetto Complete Village Vanguard di John Coltrane. Come film porterei "Eraserhead" di David Linch, una collezione dei cartoon di "Betty Boop" dei Fleischer Brothers e "Donnie Darko" di Richard Kelly. Come libri porterei "Archaic Revival" di Terence McKenna, le poesie di Rainer Maria Rilke e la trilogia "Schrodingers Cat" di Robert Anton Wilson.
Foto di Jenavieve Varga (la prima), Mike Rivard (la seconda) e Debi Medeski (la terza).
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