Franck Tortiller - Michel Godard - Patrice Héral: Impertinance

Sin dall’ottimo inizio di “Les sorcières” nel pedale ripetitivo di quattro misure, su cui improvvisa in un volo radente la marimba, si ritrova un senso estremamente profondo e una coerenza espressiva degna di nota.

Il triangolo funziona bene anche nello sviluppo formale di un disco che abbraccia i momenti più prettamente jazzistici dell’improvvisazione (“La belle vie...”) e passa attraverso lo shuffle sfrangiato ma sostenuto di “Mona”, gli squarci vaporosi e rarefatti di “Serpent et sonnailles”, la fanfara balcanica e ironica di “Mahleur, mahleur”, fino alla ritmica incalzante, legnosa ed equatoriale della parte centrale di “Mojo”.

Un brano questo che potrebbe essere preso a paradigma di come fare ottima musica partendo da spunti e da idee semplice ma efficaci.

Complessivamente ogni composizione ci fa ascoltare lo sviluppo di un corpo musicale che non perde mai la forza e l’energia data da una perfetta dinamica.

Così marimba, xilofono e vibrafono, grazie anche alla tecnica superlativa di un maestro come Tortiller, sono al servizio di assoli perlacei e in cui il suono del legno e del metallo vengono esaltati in tutta la loro brillante efficacia; la batteria e le percussioni si stagliano perfettamente sui difficili scenari che si vengono a creare di volta in volta, mentre lo straordinario giocoliere Godard sembra esercitare un ruolo di primissimo piano nel dare corpo e profondità al dialogo tra tastiere e batteria.

A conferire ancora più sostanza a questo lavoro, se mai ce ne fosse bisogno, ci sono la voce di Tortiller e l'uso sapiente, parsimonioso, e mai sopra le righe, dell'elettronica.

In tutto questo nessuna gerarchia sembra turbare l’interazione tra gli strumenti, lungo un programma di pezzi originali e animati da un’eccezionale freschezza nella loro capacità di evitare i buchi neri dell’ovvietà.

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