Katja Krusche - Martin V.Krusche: I Am One

Canzoni che raccontano senza dubbio di partenze, viaggi e arrivi, da/a luoghi poco conosciuti. Il canto di Katja Krusche, prima di essere melodico, è testimonianza e scrittura, racconto ancestrale. E' dotato di forza corporea e fisica. Non rinuncia mai alla sua espressività né all'interpretazione quasi teatrale di vari ruoli, madre, figlia, amante, esule. Tutto ciò accade anche senza - o forse proprio perché - la lingua qui parlata e cantata ci è sconosciuta.

Infatti non abbiamo la possibilità di essere condizionati dal significato delle parole, e la nostra immaginazione può liberarsi o concentrarsi essenzialmente sulla purezza del suono vocale.

Tutto ciò ci porta ad immaginare che esistano nell'Est Europa ancora città sconosciute, dalle storie antiche e complicate, dove è vivo da qualche parte il ricordo di popoli emigrati, che via via hanno costruito nuove patrie dentro e insieme a quelle in cui sono arrivati.

L'esecuzione e la registrazione dal vivo sicuramente sono state scelte indovinate, perché un racconto avviene prima di tutto in maniera orale, immediata, anche improvvisata, in quanto ad ogni diverso tramandare da voce a orecchio, ogni successivo cantore ha poi corretto, aggiunto, modificato, trasformato singole parti del testo e della sua musicalità, inserendo elementi della propria sensibilità, del proprio tempo e del proprio spazio.

La fisarmonica d'altronde è uno strumento di strada poiché facilmente può essere trasportato, e acustico. Quindi, da viaggiatori. In questo caso si trova al servizio del racconto e del cantato, e riesce ad interpretare l'idea (non ovviamente la sostanza) di una intera orchestra, che peraltro gli autori ci lasciano liberi di immaginare tra i silenzi, le pause, gli scatti ritmici.

Non c'è pausa in realtà durante l'ascolto, non c'è momento per la riflessione, in questo lungo viaggio che racconta i popoli d'Europa e testimonia come sia possibile oggi svelare l'esistenza di un'Europa con tante radici culturali, religiose e non religiose, ognuna con i suoi simboli, terribili o fantastici. Prodotti artistici come questo ci ricordano che noi europei non siamo obbligati a scegliere un simbolo comune, ma semmai a cercare i tanti che abbiamo bisogno di conservare.

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