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Giorgio Rimondi: Nerosubianco

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Nerosubianco
Giorgio Rimondi
143 Pagine
ISBN: 978-8862317689
Arcana
2015

L'analisi sulla capacità del medium fotografico di "rappresentare" la realtà e influire sulla sfera personale e sociale ha registrato i contributi -anche molto diversi ma tutti importanti -di Walter Benjamin, Roland Barthes, Marshall McLuhan, Jean Baudrillard e Susan Sontag.
Il nuovo libro di Giorgio Rimondi Nerosubianco -Fenomenologia dell'immaginario jazzistico costruisce un'affascinante narrazione a partire da alcune fotografie che hanno come oggetto protagonisti del jazz o del suo mondo. Fotografie poco note, che l'autore ha scelto come raffigurazioni emblematiche di una realtà (l'ambito sociale del jazz e la biografia dei suoi protagonisti) da indagare con gli strumenti dell'analisi testuale, della ricerca storica, della semantica e della psicologia. Il tutto descritto con uno stile scorrevole e accessibile anche ai non specialisti. È un ambito di ricerca originale e sottovalutato dalla storiografia jazzistica, che risulterà molto interessante anche ai conoscitori più attenti della storia musicale afro-americana.

Espressione della società moderna, la fotografia è stata considerata in epoca positivista un "procedimento scientifico che non poteva falsare la realtà." Rimondi non si addentra nel dibattito teorico che ha portato a superare quelle ingenue posizioni ma è ben consapevole che "la fotografia non è lo specchio della realtà, non la rappresenta ma semmai la ricostruisce rivelandone i segreti."
E sono proprio questi segreti (o per meglio dire gli aspetti sottaciuti o considerati secondari) che l'autore porta alla luce, utilizzando le fotografie come suggestioni narrative nella convinzione che "il campo jazzistico sia costituito non solo dalla musica e dai suoni ma da tutto ciò che vi ruota attorno, e che per avvicinare un testo sia talvolta utile indagare un contesto." Rimondi sembra seguire la posizione di Baudrillard, che considera la "fotografia più interessante della realtà in quanto stimola visioni," considerandola portatrice di quell'aura che Benjamin le aveva negato.

Il libro si snoda in dieci capitoli (più una posfazione esplicativa), che si snodano in prospettiva storica, isolando dei momenti esemplificati da una o più fotografie. Rimondi inizia ricostruendo la vita di Buddy Bolden. Al mistero della sua biografia non si sottraggono le rare foto che lo ritraggono. Foto da considerare fondatrici della cosiddetta jazz photography, un filone che ha contribuito notevolmente a fondare l'immaginario del jazz. Particolarmente stimolanti risultano i capitoli dedicati a Cole Porter riguardante il suo lungo soggiorno veneziano, l'analisi semantica delle sue canzoni, dai sottesi significati omosessuali. E ancora l'analisi comparativa sulle personalità (speculari) di Frank Sinatra e Nat King Cole, sulle vicende esistenziali di Billy Strayhorn, Jack Kerouac e Miles Davis, su Thelonius Monk e Pannonica. Entra di diritto nel libro un capitolo su Valerie Wilmer, una delle grandi fotografe jazz, nei suoi rapporti professionali con Ornette Coleman.
Come si vede avremmo voluto semplificare ma abbiamo citato quasi tutto, a riprova che il testo è davvero interessante. Uno dei più originali e stimolanti libri sul jazz di questi anni.

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