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Georges Brassens, il maestro irriverente
di Margherita Zorzi
Zona (2012) - Pagine 163 - Euro 16,00.
Un lavoro veramente capillare, quello svolto attorno alla figura di "Tonton" Georges Brassens (di cui nell'ottobre scorso sono caduti, nel giro di appena una settimana, il novantesimo anniversario della nascita e il trentesimo della morte) dalla veronese Margherita "Margot" Zorzi. Due le cose che colpiscono immediatamente: la prefazione di Gianni Mura, come sempre esemplare per stile e arguzia, e il fatto che l'autrice sia nata esattamente lo stesso anno in cui il maestro di Sète ci ha lasciati. Non vi è quindi, nel suo vissuto, il comunemente detto background che la porti oggi a dedicare a Brassens uno studio tanto puntuale e dettagliato, quanto, evidentemente, un amore forte, una sorta di folgorazione nata a posteriori.
Il risultato, sia quel che sia, è ragguardevole, per mole e dedizione. Dopo un necessario preambolo volto a fissare le coordinate biografiche del Nostro, l'autrice centra il cuore della trattazione - ovviamente, vien da dire - sull'analisi della sua opera, scandendone il dipanarsi attraverso una ripartizione per temi (l'amore, la morte, il pacifismo, la ribellione, ecc.) che segue una linea ben definita scandagliando un florilegio decisamente generoso di testi-chiave (ma l'attenzione alla componente musicale è tutt'altro che assente, rafforzando anzi in numerosi casi quanto emerso dall'analisi - appunto - testuale) che vanno così a comporre un puzzle in progress il cui ultimo atto, non prima di aver affrontato i rapporti di Brassens con altri interpreti e con i grandi - e non, in qualche caso - della poesia francofona, è un ampio capitolo dedicato ai traduttori italiani (non di rado in dialetto) di Tonton Georges.
Chiude una stringata bibliografia (manca, forse, soltanto una discografia, a cui peraltro, oggi come oggi, si può agevolmente risalire grazie al web, per esempio in www.apparemment.fr/brassens/discographie.html), epilogo di un volume che si legge con buona fluidità e di cui qualche lieve neo di carattere formale (una certa sovrabbondanza di consonanti eufoniche e il frequente ricorso alla prima persona, che sarebbe sempre meglio evitare, in ambito saggistico) non può certo intaccare la felicità e la riuscita. Brave Margot, quindi.
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