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Francesco Bearzatti Tinissima Quartet - Monk & Roll
ByCasatenovo - 11.07.2012
Nel corso del mese di luglio la rassegna "Suoni Mobili" ha portato, in vari e suggestivi luoghi della Brianza monzese e lecchese, una serie di concerti di classica, jazz, rock, folk, etno... Suoni Mobili in quanto itineranti, dunque, ma anche in quanto non facilmente classificabili in generi e categorie pre-definite.
Il nucleo più jazzistico della rassegna era focalizzato sull'inte(g)razione tra jazz e rock, ed era articolato in tre serate dall'intrigante tema "Un viaggio rock verso l'utopia". La prima e la terza serata hanno visto protagonista Giovanni Falzone, con i suoi progetti "Around Jimi Hendrix" e "Led Zeppelin Suite," già presentati nella rassegna monzese Lampi, che fa capo agli stessi organizzatori di Suoni Mobili (Musicamorfosi).
La seconda serata, quella dell'11 luglio, ha avuto invece per protagonista il quartetto Tinissima di Francesco Bearzatti (Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso elettrico, Zeno De Rossi alla batteria), che ha presentato in anteprima il suo nuovo progetto "Monk & Roll," che uscirà a settembre per l'etichetta Parco della Musica.
Come lascia facilmente intuire il titolo, si tratta di un lavoro incentrato sulla figura di Thelonious Monk e sulla musica rock, che segue una formula semplice ed originale: innestare le immortali melodie monkiane (da "'Round Midnight" a "Straight No Chaser," a "Blue Monk"), su famosi riff rock. Spaziando alla grande. Dai Pink Floyd ("Money") agli AC/DC ("Back in Black"), dai Queen ("Another One Bites the Dust") a Michael Jackson ("Billie Jean"), dai Knack ("My Sharona") a Lou Reed ("Take a Walk on the Wild Side").
Ci sono alcuni spunti notevoli (ad esempio il tema di "'Round Midnight" sulla linea di basso di "Walking on the Moon" dei Police), ma il risultato complessivo non ci ha del tutto convinto. Superata la sorpresa iniziale, il giochino del riconoscere le citazioni, quello che resta è la schematicità delle strutture armoniche rock, che porta con sè (inevitabilmente?) un processo di semplificazione degli interventi solistici e, più in generale, dell'intera proposta musicale.
Rispetto ai due precedenti lavori del Tinissima Quartet (dedicati a Tina Modotti e a Malcolm X), qui c'è molta meno scrittura, costruzione, progettualità. La sensazione è quella di trovarsi di fronte, nel bene e nel male, ad un vero e proprio divertissement, con musicisti che, per una volta, hanno deciso di suonare a briglia sciolta e senza troppe sovrastrutture.
Foto di Cristina Crippi.
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