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Brad Mehldau: Finding Gabriel

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Brad Mehldau: Finding Gabriel
Se un'artista del calibro di Brad Mehldau riesce ancora a stupire dopo aver destrutturato in tutti i modi possibili la musica contemporanea, il motivo può essere solo un'opera d'arte complessa e stratificata, che non a caso trae le sue basi concettuali da una rilettura in chiave post-moderna delle profezie dell'Antico Testamento nel tentativo di offrire una chiave di lettura dell'attuale epoca caratterizzata da iperconnettività virtuali e solitudini reali.

Finding Gabriel è tutto questo e molto altro: è una commistione fra i sotto-generi più all'avanguardia del rock e del jazz quali l'avant, il post-prog, l'ambient e il kraut; è una successione di dieci tracce dagli arrangiamenti barocchi e dalle orchestrazioni elettro-acustiche continuamente sospese fra atmosfere naturalistiche ("Striving Wind" e "O Ephraim") e suburbane dal taglio sognante ("Deep Water"), in cui Mehldau, accompagnato da una folta schiera di fidati polistrumentisti, suona il piano, i sintetizzatori, le percussioni, il Fender Rhodes, fino ad arrivare addirittura a dare spettralmente voce (o meglio: "vocalizzazione") al flusso sonoro.

La bellezza del disco dipende innanzitutto dall'elemento tecnico dell'utilizzo di strumenti particolari come il sintetizzatore analogico polifonico OB-6, lo xilofono, gli organi e il Fender Rhodes, nonché di campionature e loop di elementi sonori prelevati dal reale come la frase "Build That Wall," pronunciata da Trump e inneggiata dalla folla durante un comizio ad Anaheim nella campagna elettorale del 2016, che sul disco fa da sottofondo al collasso sonoro di beat techno e di jazz cosmico in pieno stile The Comet Is Coming di "The Prophet Is a Fool." L'uso di tale strumentazione permette di dare una quarta dimensione alle sonorità e di generare combinazioni stranianti con i suoni più "classici" del pianoforte acustico, dei fiati, dei violini e delle vociferazioni (si ascolti soprattutto a riguardo la progressione di "Make It All Go Away").

I riferimenti di Mehldau non sono cambiati ma è inedito il modo in cui vengono sovrapposti e messi in dialogo fra loro: la mente poliedrica del pianista newyorkese partorisce un mondo surreale in cui gli scenari urbano-digitali e distopici dei Radiohead ("St. Mark Is Howling in the City of Night" e "Proverb of Ashes") approdano su spiagge roventi dipinte dai fiati à la Bitches Brew di Miles Davis ("The Garden") o nel mare scintillante d'ombre delle "Islands" dei King Crimson ("Born to Trouble"). Illuminato da una capacità creativa cerebrale e al tempo stesso evocativa, con Finding Gabriel Brad Mehldau ridefinisce i confini del post-bop jazz, dimostrando che il miglior modo per oltrepassare la tradizione è non interromperla.

Album della settimana.

Track Listing

The Garden; Born to Trouble; Striving After Wind; O Ephraim; St. Mark Is Howling in the City of Night; The Prophet Is a Fool; Make It All Go Away; Deep Water; Proverb of Ashes; Finding Gabriel.

Personnel

Brad Mehldau: OB-6 Polyphonic synthesizer, Therevox, Moog Little Phatty synthesizer, Steinway C grand piano, voices, Yamaha upright piano, drums, Fender Rhodes, Musser Ampli-Celeste, Morfbeats gamelan strips, xylophone, ending voices, Yamaha CS-60 synth, Mellotron, Hammond B-3 organ, shaker, handclaps; Becca Stevens: voice; Gabriel Kahane: voice; Ambrose Akinmusire: trumpet; Michael Thomas: flute, alto sax; Charles Pillow: soprano sax, alto sax, bass clarinet, baritone sax; Joel Frahm: tenor sax; Chris Cheek: tenor sax, baritone sax; Mark Guiliana: drums, electronic drums; Sara Caswell: violin; Lois Martin: viola; Noah Hoffeld: cello; Kurt Elling: voice (7, 9), middle solo; "Snorts" Malibu: opening voice; Aaron Nevezie: Korg Kaoss Pad.

Album information

Title: Finding Gabriel | Year Released: 2019 | Record Label: Nonesuch Records

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