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Enrico Rava: Fearless Five

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Enrico Rava: Fearless Five
Dote dei grandi veterani è quella di portare con sé una bella fetta di storia e di renderne partecipi gli altri con generoso senno. È il caso di Enrico Rava, che con Fearless Five centra ancora l'obiettivo di alimentare il talento della mirabile squadra che certamente, è risaputo, non manca di estro, preparazione e fantasia, ma che in questa occasione è spronata a superare sé stessa, senza paura. L'istinto di Rava, in grado di fiutare nuovi campioni e di offrire loro lo spunto per un decollo, giunge qui a una delle sue migliori espressioni.

Per l'occasione, il musicista ha voluto ripercorrere con l'usuale spirito esplorativo la propria carriera, attingendo a suoi brani da un ampio spazio temporale, dagli anni Ottanta al presente, traendone piccole perle di creatività. Il punto di vista, l'approccio, il carattere dei pezzi cambia, attraverso il contributo dei singoli, tramite le alchimie dell'emozione, con l'irruzione dell'attualità e la proiezione verso orizzonti nuovi.

Come è avvenuto spesso in occasioni precedenti, l'organico strumentale utilizza la chitarra, escludendo il pianoforte e mettendo in front line due fiati, a favore di un allargamento degli spazi in cui si sviluppa la musica. La chitarra è quella di Francesco Diodati, ormai al fianco del trombettista da molti anni con il New Quartet, del quale è stato pubblicato Wild Dance nel 2015, dove era ospite il trombone di Gianluca Petrella. Stesso organico del presente, cambiando solo alcuni attori.

Proprio Diodati dà l'incipit al CD con un accordo denso, enigmatico, un cluster tenuto a lungo, che si trasforma in uno sfavillio di echi quando entra la tromba a snocciolare le note di una libera, assorta introduzione a "Lavori Casalinghi." La tensione creata da tromba e chitarra, con il fondale ruvido degli altri strumenti, dà già un'idea ferma della coesione espressiva, ricca di contrasti, che circola nel gruppo. Nella versione dello stesso brano registrata in quartetto per il celebre disco ECM del 1978, era il trombone di Roswell Rudd che dava il via all'esposizione del tema, con un inconfondibile glissando.

La stessa poderosa pennellata è ora affidata a Matteo Paggi, il cui contributo pregevole si avverte già da queste prime battute. Ma tutto il gruppo è sintonizzato su un respiro possente, sulla capacità di transitare con naturalezza dalle articolazioni ritmiche alle sospensioni libere, dando alla musica una plasticità penetrante. Una sensibilità che modella tutto l'andamento del brano, con l'esposizione ripetuta del tema, cui segue il lavorio dialogico di trombone e chitarra. Quest'ultima emerge in un intervento febbrile, dal quale la tromba decolla in un ulteriore episodio, con le libere associazioni che riportano al tema. Undici minuti esemplari.

La forza con cui la batteria di Evita Polidoro e il contrabbasso di Francesco Ponticelli innervano un tessuto ritmico sensibile ed elastico, già evidente nel primo pezzo, fanno bella luce in "The Trial," che appariva tra l'altro in versione lenta nell'album Rava Noir, del 2009. Qui i bagliori di tango argentino si accendono di sfumature latine a tutto campo, con esemplare assolo del leader e di Paggi, il cui talento trova nuova conferma, nel dialogo penetrante con Diodati.

Alcuni brani del CD hanno motivo di esprimersi nello spazio quasi aforistico di due minuti o poco più, come nel caso dell'intenso "Lady Orlando," del quale ricordiamo la versione di Electric Five nel 1995 e di New York Days del 2009, con il grande Paul Motian alla batteria. O dello scattante "Infant," con Diodati in sublime contrasto, dell'elegiaco "Bell Flower," mirabilmente collocato accanto ad "Amnesia," dove troviamo la voce ponderata di Polidoro e gli equilibri fluttuanti di Diodati e Ponticelli. O ancora del conclusivo "Le solite cose," sigillo di malinconia felliniana, dove nuovamente si intrecciano le magie di tromba, trombone e chitarra.

Altri due gioiellini sono "Spider Blues" e "Cornettology." Il primo era originariamente in Animals, del 1987 con Augusto Mancinelli alla chitarra, qui con l'eccellente introduzione di Ponticelli e ancora con le prodezze di Diodati. Il secondo, che trovavamo tra l'altro in Tati, registrato nel 2004 con Stefano Bollani e Motian, mette in risalto gli scambi guizzanti nel tema con la batteria di Polidoro e un prodigioso dialogo (ancora) tra Diodati e Paggi. Ma anche tra il trombonista e Rava, in costante stato di grazia. Abbiamo tralasciato "Fragile" e facciamo subito ammenda: è un commiato prima del saluto finale con "Le solite cose." Ancora due minuti, in equilibrio, sospesi sopra le stelle. E qui viene in mente di nuovo Tati: il grande, funambolico, ingenuo, elegantissimo Jacques Tati.

Album della settimana.

Track Listing

Lavori Casalinghi; Lady Orlando; The Trial; Infant; Amensia; Bell Flower; Spider Blues; Cornettology; Fragile; Le solite cose.

Personnel

Additional Instrumentation

Enrico Rava: flugelhorn; Francesco Diodati: electric and acoustic guitars; Evita Polidoro: vocals.

Album information

Title: Fearless Five | Year Released: 2024 | Record Label: Parco Della Musica

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