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Emong al P.A.R.C. di Firenze

Courtesy Gabriele Termine
P.A.R.C.
Toscana Produzione Musica
Firenze
7 dicembre 2024
Per la serie dei concerti tardo-pomeridiani al P.A.R.C. di Firenze, Toscana Produzione musica ha proposto uno dei giovani gruppi italiani più interessanti della scena attuale: Emong, quartetto capitanato dal chitarrista Michele Bonifati e autore di uno dei migliori dischi usciti nel 2023, Three Knots.
La formazione ha presentato in buona sostanza il medesimo programma del disco, sebbene non fosse esattamente la stessa: accanto al leader erano infatti presenti Federico Pierantoni al trombone e Evita Polidoro alla batteria, ma al sax contralto, al posto dell'indisponibile Manuel Caliumi, c'era Cristiano Arcelli, con il quale Bonifati ha suonato a lungo.
La performance dal vivo ha confermato quanto di buono era stato espresso su disco: una musica coinvolgente e tesa, ma anche molto articolata e costruita pariteticamente componendo le singole voci in un quadro caleidoscopico. Molto chiara la direzione di Bonifati, che dalla sua posizione all'estrema destra controllava il lavoro degli altri, dettando i tempi e cucendo le varie parti con gli arpeggi della sua chitarra, in questo coadiuvato dal lavoro della Polidoro alla batteria. Centrale il ruolo di Pierantoni, sempre presente con molteplici stilemi espressivi al trombone, mentre al suo fianco Arcelli si produceva in numerosi assoli, in parte scritti e in parte improvvisati.
Come nel disco, la Polidoro si è cimentata anche alla voce, risultando particolarmente commovente nella sua asciutta e personale interpretazione di "Working Class Hero" di John Lennon. A parte questo momento, tutto il lavoro della formazione è parso fondere in modo organico scrittura e improvvisazione: sebbene il solo a consultare con una qualche continuità gli spartiti fosse Arcelli, membro non stabile del quartetto, era evidente che anche gli altri seguissero ampie tracce prefissate, allargandole però in più momenti, così da offrire ulteriori contributi all'impronta sia negli assoli, sia nei momenti dialogici.
Ne scaturiva una musica fresca e mutevole, imprevedibile nei suoi frequenti scarti e cambi d'atmosfera, lontana da strutture e stilemi consolidati, senza effetti speciali ma eseguita da ciascun protagonista in modo molto personale. Bella musica, che lo scorso anno è stata anche apprezzata e segnalata dalla critica, ma che forse dovrebbe figurare ancor di più come esempio dell'attuale cifra del "jazz italiano," invece spesso identificato con cose assai più tradizionali e meno stimolanti.
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