Quartetto serbo nato nel 2008 e qui al suo secondo album (dopo Horizon, 2010), Eyot pratica una musica (un sound, ma non solo) del tipo che sembra (voler) essere già nell'orecchio di chi ascolta ancora prima che ciò avvenga. L'iniziale "She Is Dreaming of a Better Day," per la verità, non è neanche male, con un confortante crescendo che ne cela almeno in parte la penuria di sostanza, però poi, fra i sette brani che seguono, tale situazione si ripresenta solo in "At Source". Più in generale, il disco non ci mette molto a denunciare tutta la sua vacuità, di regola tradotta in tormentoni che partono spesso già all'acme per poi rimestare per lunghi minuti nel medesimo paiolo, più o meno scopertamente popeggiante, protratto in sequenze che verrebbe da definire seriali (nel senso di ripetitive, iterate sino allo sfinimento), con sonorità e linee melodiche attraversate da un descrittivismo didascalico e piuttosto effimero, rassicurante (salvo eccezioni, rare), spesso pleonastico, con effetti che magari sapranno anche accarezzare il pelo di molti, ma proprio per questo tutt'altro che arditi.
Per chi si accontenta, quindi, un disco anche accattivante; per tutti gli altri cinquanta minuti di noia abbastanza letale. La cosa migliore rimane così quella che avevamo notato da subito: la copertina. La confezione, già...
Track Listing
01. She Is Dreaming of a Better Day; 02. The Crest of a Wave; 03. At Source; 04. Coils; 05. We’ll Get There; 06. Firebird; 07. Drifters; 08. The View Through the Blurry Window.
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