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Dave Douglas, Frank Woeste: Dada People
ByNei confronti dell'operazione, sottolinea Woeste: "Scrivere musica basata sull'arte visiva è sempre una cosa molto soggettiva e intuitiva." E aggiunge Douglas: "Il termine Dada è così elusivo (allo stesso modo del cosiddetto post bop o di free jazz) che la metà del divertimento nel lavoro con le varie idee era di essere in grado di esplorare in modo personale alcuni atteggiamenti e prese di posizione. Quelli erano grandi artisti, e come tali erano poliedrici e fluidi. In tal senso c'è una notevole connessione con la musica improvvisata."
Queste alcune delle dichiarazioni di intenti, senza dubbio suggestive e motivate. Pur tenendo in considerazione e condividendo le affermazioni di Woeste sulla soggettività del rapporto tra arte visiva e musica, in questo caso le connessioni sono centrate più su una suggestione molto personale che sul tentativo di scavare nell'intimo dell'atteggiamento Dada. Ci chiediamo: per quale ragione la musica si distende in una riflessione ordinata, razionale, elegante, senza gli spiazzamenti del punto di vista, tanto cari quel gruppo di artisti? Certo, un leggero, ipnotico spiazzamento è presente nel metro irregolare che si insinua dentro i brani composti per l'occasione da Douglas e Woeste, con l'effetto di una sottile deformazione delle frasi melodiche, di un andamento oscillante e alterato. Si va dal metro di otto più sette di "Noire et Blanche" ad altri assemblaggi più complessi. Ma ormai a queste asperità, fin troppo praticate, siamo abituati nel jazz contemporaneo: dunque non può essere questo il paradigma che avvicina la musica proposta alla suggestione dadaista. Forse non bastano le intenzioni programmatiche o i titoli per accostare quel vulcano che è Dada.
Intendiamoci, la musica è realizzata in modo impeccabile, ricco di suggestioni, con momenti di grande intensità e un'ammirabile coesione. Il pianoforte di Woeste è raffinato e ben si accoppia con l'estetica del trombettista. La coppia di contrabbasso e batteria viaggia con maestria dentro le insinuanti deformazioni cui si accennava. Ma dove sta il Dada? Qui sembra piuttosto che Douglas abbia voluto tracciare una somma della propria variegata esperienza ormai trentennale, segnata da molteplici interessi, a partire dalle metriche balcaniche, per poi toccare tutta una serie di grandi artisti, da Booker Little a Wayne Shorter, fino a Coltrane, Ornette, Miles. Perfino a Brunelleschi, come il musicista afferma nel CD Sanctuary, del 1996. Accostamento di equilibrio rinascimentale che, francamente, pur con il dovuto beneficio d'inventario, ci sembra più affine di Man Ray anche nella musica di questo CD.
Ma allora perché Dada? Un accostamento talmente arduo, che finisce per tirarsi la zappa sui piedi. Forse è la condizione dell'uomo del Ventunesimo secolo, teso a omogeneizzare tutto in un prodotto che spesso raggiunge vertici di alta qualità, ma dove tutto sommato manca la distinzione? Non è certo il caso di Douglas, persona profonda, vivace nei propri interessi.
Ma ci sembra comunque che questo sguardo su Dada sia occasionale. Un pretesto per fare buona musica in ogni caso: musica che regge bene, pur nell'atteggiamento un tantino restauratorio di Douglas, dopo la vibrante stoccata elettronica di Dark Territory. Tra i brani, segnaliamo l'intensa ballad "Montparnasse," scritta da Woeste, ispirata alla musa di Ray, Alice Prin, e l'enigmatico "Transparent," di Douglas.
Un disco che piacerà senza dubbio a chi ama Douglas; forse meno a chi si aspettava la forza sovvertitrice di Man Ray, Picabia, Dalì.
Track Listing
Oedipe; Mains Libres; Spork; Montparnasse; Transparent; Art of Reinvention; Emergent; Noire et Blanche; Longings and Illusions; Danger Dancer.
Personnel
Dave Douglas
trumpetDave Douglas: tromba; Frank Woeste: pianoforte, Fender Rhodes; Matt Brewer: contrabbasso; Clarence Penn: batteria.
Album information
Title: Dada People | Year Released: 2016 | Record Label: Greenleaf Music
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