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Jacques Coursil: Clameurs

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Jacques Coursil: Clameurs
Difficile parlare di questo album in astratto, senza dare prima un'idea del percorso che ha portato l'autore Jacques Coursil a realizzare un lavoro così particolare e interessante.

Nato a Parigi alla fine degli anni '30 da genitori martinicani, nel '65 si trasferisce a New York e collabora con Anthony Braxton, Sunny Murray, Alan Silva...

Diventa figura di riferimento della tromba nel free jazz e pubblica due album a suo nome - Black Suite, e Way Ahead (con Braxton), ma nel '69 decide di tornare in Francia, di abbandonare il mondo della musica e di dedicarsi alla linguistica. Da allora non se ne sa più nulla, fino al 2005, quando, grazie a un suo vecchio allievo - John Zorn - ritorna con un album estremamente interessante, Minimal Brass, uscito per la Tzadik.

Se Minimal Brass era un album giocato sulla timbrica della tromba (3 fanfare eseguite da tromba solista e coro di trombe), questo nuovo lavoro, Clameurs, sembra essere il punto di arrivo in cui Coursil coniuga i suoi due principali interessi: jazz e linguistica.

L'album ha un respiro epico-narrativo e affronta temi come la schiavitù e il razzismo mediante la tromba e la voce dell'autore. Clameurs non è un disco di puro jazz, ma ne ha il DNA, la ribellione nera , l'ardore e l'energia.

La voce della tromba è polverosa e delicata come il soffio dell'aria (ed è qui che affondano le radici musicisti attuali come Erik Truffaz), le sonorità sembrano stratificarsi con armoniche che si ripetono all'infinito... la musica è bella e invita alla meditazione e alla comprensione dei testi.

Le atmosfere, per via delle sonorità elettroniche di Jeff Baillard e dei suoni dilatati della tromba, sono molto vicine a quelle della Ambient o World Music di Hector Zazou e Harold Budd.

Coursil scrive con Clameurs un manifesto dell'uomo libero e lo fa avvalendosi dei versi non tradotti di Frantz Fanon e Edouard Glissant (Antille), Monchoachi (Martinica) e l'arabo Antar, per voce di diversi oratori (Jacques Coursil, Joby Bernabé, Jean Obeid).

I musicisti, per quanto di notevole levatura (Mino Cinelu alle percussioni), non hanno un ruolo primario: l'opera è giocata sul dialogo tra tromba e voce, strozzate entrambe e mai strillate, che sembrano scambiarsi urla inghiottite e denunciare così "l'impossibiltà di urlare".

Clameurs è un album profondo e ricco di echi, e tanto potere evocativo si deve a queste voci - terribili, gravi - e alle parole che si intuiscono essere di fuoco, portatrici di sofferenza e ribellione, anche laddove il testo non si lascia penetrare (perché in arabo o in creolo martinicano): in tutti questi casi sono il puro suono della voce e la tromba a farsi portatori del significato e a reggere da soli il peso del messaggio di questi Clameurs.

Track Listing

1. Prologue - Paroles Mues (Coursil) - 04:03; 2. Monchaochi, Wélélé - Nou nos clameurs (Coursil, Monchoachi) - 11:46; 3. Frantz Fanon 1952 (Coursil, Fanon) - 07:02; 4. La Chanson d'Antar - Paroles Nues (Coursil, D'Antar) - 05:59; 5. Edouard Glissant, l'Archipel des Grands Chaos - la Traite (Coursil) - 05:35; 6. Edouard Glissant, l'Archipel des Grands Chaos - Les Îles (Coursil, Glissant) - 08:11; 7. Epilogue - Cadence de Chaines (Coursil) - 09:37

Personnel

Jacques Coursil (tromba, voce); Jeff Baillard (tastiere, elettronica); Alex Bernard (contrabbasso); Mino Cinelu (percussioni); Joby Bernabé (voce traccia nr. 2); Jean Obeid (voce traccia nr. 4).

Album information

Title: Clameurs | Year Released: 2008 | Record Label: Universal Music Group


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