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Clairvoyance + Joao Pedro Viegas a Piacenza

Courtesy Neri Pollastri
Piacenza
Auditorium Fondazione Piacenza e Vigevano
3.5.2024
Ad ascoltare i due lavori finora pubblicati per Amirani Records, l'omonimo Clairvoyance e il più recente Transient, il trio Clairvoyance è una delle più interessanti formazioni oggi attive nel nostro paese. Composto dal pavese Gianni Mimmo al sax soprano e dai sardi Silvia Corda al pianoforte e Adriano Orrù al contrabbasso, il trio è interamente dedito all'improvvisazione, ovvero dà vita alla propria musica all'impronta, in quella che talvolta viene detta "composizione istantanea." Complice il tipo di musica, non particolarmente sostenuta e diffusa in Italia, la residenza isolana di due dei suoi membri e forse anche la poca predisposizione dei tre a scendere a compromessi artistici, non è tuttavia facile poter avere il privilegio di ascoltare Clairvoyance dal vivo, specie in Italia.
Una di queste rare occasioni c'è stata venerdì 3 maggio, quando la formazione ha suonato a Piacenza, per giunta ospitando un altro eccellente improvvisatore, il portoghese Joao Pedro Viegas al clarinetto basso. Il concerto si è svolto presso l'Auditorium della Fondazione Piacenza e Vigevano, sito nell'antica chiesa di Santa Margherita, di epoca barocca e a lungo utilizzata come magazzino, della qualedopo la ristrutturazione di qualche anno fasono state riportate alla luce le suggestive fondamenta. Al netto di qualche piccola problematica acustica, che tuttavia non ha creato reali difficoltà, uno spazio ideale per questo tipo di performance.
Il concerto, di circa un'ora, si è mosso secondo la prevedibile imprevedibilità dell'improvvisazione: avviandosi dall'impulso offerto dal primo a emettere suoni in genere Mimmo o la Corda la musica si è di volta in volta diretta là dove veniva condotta dalle risposte degli altri musicisti, operanti a momenti collettivamente, a momenti per formazioni ridotte a geometria variabile. Una costruzione dialogica del discorso musicale caratterizzata da una limitata presenza di frasi o di fili conduttori lirici e invece definita dal reciproco rispondersi espressivamente dei musicisti.
Un rispondersi che ciascuno ha messo in atto liberamente, secondo le proprie congenialità: la pianista ora accompagnando con lievità, sebbene spesso per contrasto armonico, ora intervenendo più decisamente con clusters di note o tambureggiamenti, ora operando direttamente sulle corde dello strumento; il sassofonista apparso più "nervoso" rispetto alle registrazioni su disco della formazione pennellando le sue caratteristiche volute aeree, ma anche insistendo frequentemente su sonorità sporche, con vibrazioni ruvide dell'ancia, gorgogliamenti dell'aria nello strumento, impennate dinamiche dal forte impatto emotivo; il contrabbassista sostenendo in modo volutamente discontinuo l'espressività dei compagni, ma anche inserendosi con decisione grazie alla cavata potente e profonda, in generale fornendo un solido punto di riferimento centrale al procedere fluttuante dei suoni.
Discorso a parte per l'ospite portoghese che, pur avendo familiarità con gli altri musicisti (ad esempio nel disco Unknown Shores con Corda e Orrù), è entrato nella formazione con molta discrezione, anzi quasi in punta di piedi, rimanendo in ascolto per lunghi periodi e intervenendo quasi sempre in modo dinamicamente molto contenuto in questo senso caratterizzandosi, ancorché per contrasto, come un perfetto alter ego di Mimmo.
Come sempre in questo tipo di musica la performance dal vivo, oltre a offrire la bellezza dei suoni a cui lasciarsi andare, ha avuto il pregio di fornire anche la possibilità di percepire come la musica venga prodotta, grazie alla visione delle interazioni tra i musicisti, ora intenzionali e mediate da indicazioni o cenni, ora immediate e meramente relazionali, che in questo caso sono certo "guidate" principalmente dall'orecchio, ma in presenza identificabili anche nelle reazioni corporee. Perché uno degli aspetti interessanti e mai abbastanza valorizzati dell'improvvisazione è anche la sua "spettacolarità visiva": l'agire creativo dei musicisti ci svela infatti cose che il solo orecchio non sempre è in grado di udire, o comunque l'ascoltatore non può ricostruire attraverso il solo udito. Fruire di tale aspetto è sempre emozionante, talvolta persino entusiasmante; in questo caso, per chi scrive, è stato addirittura commovente, visto che per tutti e tre i membri di Clairvoyance si trattava del primo concerto dal vivo mai visto, dopo più o meno vent'anni di conoscenza non solo dei loro lavori, ma anche sebbene a distanza delle loro personalità artistiche e umane. Una commozione che ha coronato un concerto di per sé già splendido.
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