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Broken Shadows a JazzMI 2021

Broken Shadows a JazzMI 2021
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Broken Shadows
JazzMI
Triennale MiIano Teatro
24.10.2021

Tra le svariate decine di concerti proposti dall'edizione 2021 del festival JazzMI, il più interessante era senza dubbio quello dei Broken Shadows. Una formazione di altissima caratura, in cui troviamo due tra i migliori saxofonisti della scena avant contemporanea, Tim Berne all'alto e Chris Speed al tenore, in compagnia di Reid Anderson al contrabbasso e Dave King alla batteria, ovvero la sezione ritmica dei The Bad Plus (con i quali Tim Berne aveva collaborato qualche anno fa per una rivisitazione di Science Fiction di Ornette Coleman).

In verità, la serata non è partita nel migliore dei modi. La band era in arrivo dall'Austria e il treno che da Verona avrebbe dovuto condurla a Milano è stato cancellato. I quattro musicisti sono dunque arrivati in teatro con notevole ritardo, facendo slittare l'inizio del concerto di una mezz'ora abbondante e quasi saltando a piè pari il sound check. Il che ha avuto rilevanti conseguenze sui primi due brani in scaletta, tra suoni sbilanciati e malfunzionamenti di un microfono che hanno richiesto l'intervento sul palco dei fonici e interrotto il regolare flusso della musica.

Fortunatamente, dopo questo avvio tormentato i problemi sono stati risolti e la resa sonora della band è risultata davvero eccellente.

Il programma della serata era incentrato sul recente album omonimo, uscito per la Intakt ed incentrato sulle composizioni di Ornette Coleman proprio del periodo New York Is Now-Science Fiction, oltre che di Dewey Redman, Charlie Haden, Julius Hemphill. Figure storiche del free jazz, nonché autori di splendide melodie. Complesse, deliziose ma anche molto vincolanti. Pensiamo ad esempio a brani come Street Woman, Dogon A.D., Song for Che.

Come giustamente osserva Branford Marsalis (uno che di melodie se ne intende) nelle note di copertina dell'album, in a time of songs treated as vehicles for improvisation, with this band, the vehicle is the song [in un periodo in cui le canzoni sono utilizzate come veicolo per l'improvvisazione, con questa band il veicolo è la canzone stessa].

Non a caso, l'approccio adottato dal quartetto a tratti è sembrato, absit iniuria verbis, da cover band. Esecuzione impeccabile, caratterizzata da delicatezza e rispetto estremo per il materiale musicale. Quasi un timore reverenziale, affettuoso, che ha frenato le possibili aperture verso intenzioni e scenari diversi da quelli previsti in origine. Più volte, nel corso della serata, sono infatti emersi nuclei appena abbozzati e lasciati esaurire dopo pochi secondi. Suggestioni di un altrove che si è preferito non esplorare.

Malgrado ciò, il livello esecutivo è stato talmente elevato che a fine concerto non c'era la sensazione di un'occasione mancata, quanto piuttosto di una precisa scelta artistica. Che forse non condividiamo pienamente, ma che comprendiamo ed accettiamo.

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