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Brian Blade & The Fellowship Band
ByDopo Roy Hargrove, abbiamo seguito alla Casa del Jazz il concerto di Brian Blade, presente in numerosi festival italiani e atteso a Roma da un pubblico numeroso e coinvolto. La Fellowship Band è dal 1998 il suo progetto personale, che affianca a un'intensa e fertile attività di sideman nella quale spicca la partecipazione al quartetto di Wayne Shorter.
Nel suo gruppo Blade opera una sintesi molto originale che prende l'avvio da gospel e soul, elementi essenziali della sua crescita in Louisiana, dai quali è tratto molto materiale melodico e senso estetico. Poi il batterista trova una felice fusione fra le due lezioni principali degli anni Sessanta: il quintetto di Davis e il quartetto di Coltrane. Dal primo viene la concezione del timbro - impostata alla batteria e trasmessa ai colleghi - il senso dello swing aereo e allusivo, l'interplay nel gruppo. Da Coltrane sono tratti elementi di linguaggio armonico, soprattutto modale, e solistico. Myron Walden, Melvin Butler e Jon Cowherd, più volte hanno ripreso elementi idiomatici di Trane e Tyner, tutto però in un'atmosfera di superamento delle tensioni, dominata da quella leggerezza ritmica, che Blade interpreta senza perdere energia, varietà dinamica, propulsione.
I brani ascoltati erano tutti piuttosto lunghi, con temi di respiro soul e gospel, poi sviluppati in protratte ed articolate sezioni solistiche. Blade ha previsto parti per clarinetto basso e soprano, che i due sassofonisti affiancavano a contralto e tenore, ottenendo molta varietà timbrica. Chris Thomas ha governato senza sforzo tutte le varianti ritmiche affidate al contrabbasso. Eccellente come sempre la prestazione del leader che, in continuo dialogo col gruppo, ha colpito per la varietà del tocco e la sensibilità melodica.
Foto (repertorio) di Claudio Casanova.
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