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Jon Madof: Blivet
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Può ferire, può far sanguinare se maneggiato da mani incaute questo Blivet di Jon Madof, chitarrista abituato a frequentare la corte di John Zorn e Marc Ribot. Catchy fin dal primo brano: "Dime a Dozen," fantasmagoria funk che trasuda anni Settanta, è la luccicante apertura che, chiusa l'ubriacatura di chitarre in wha, si allontana senza farlo notare dalle sponde, più o meno conosciute, più o meno gradite della musica black.
Se "Pre Roll," infatti, si assesta sulla stessa linea di fuoco del brano inaugurale, e "Thar and Back" gioca persino al rialzo con un grassissimo riff di chitarra, da "Apparently" in poi la bussola che fin qui ci ha guidati fa una brutta fine. E non perché i colori incendiari della primissima parte dell'album si spengano, anzi.
"Apprently" è la micidiale scarica elettrica che gioca sul filo dell'hard rock, scomponendo tempi, frazionando grappoli di note, cedendo la scena a una titanica batteria che sarebbe piaciuta a un certo Bonham, "Bad Paper" va anche oltre, con uno sviluppo che ondeggia fra la disco, lancinanti assoli alla Hendrix, una sezione ritmica presa in prestito da qualche impolverato disco prog.
Ora, nel mezzo della tempesta, disorientati da un simile tornado di suoni e influenze, la rotta di questo Blivet ferma le lancette per tornare sui suoi passi, indietro nel tempo, verso "The Next Eddie," mid-tempo in odore di Motown. "Here Comes Blivet" è l'ennesima divagazione fra blues e rock, spinta fino alle estreme conseguenze su "Friction," dove l'ultimo paravento jazzofilo viene spazzato via da un puro e colto rock strumentale.
A grandi passi verso un finale scontato? Scontato come lo può essere la dub in levare di "That Was Great."
Appunto: that was great.
Se "Pre Roll," infatti, si assesta sulla stessa linea di fuoco del brano inaugurale, e "Thar and Back" gioca persino al rialzo con un grassissimo riff di chitarra, da "Apparently" in poi la bussola che fin qui ci ha guidati fa una brutta fine. E non perché i colori incendiari della primissima parte dell'album si spengano, anzi.
"Apprently" è la micidiale scarica elettrica che gioca sul filo dell'hard rock, scomponendo tempi, frazionando grappoli di note, cedendo la scena a una titanica batteria che sarebbe piaciuta a un certo Bonham, "Bad Paper" va anche oltre, con uno sviluppo che ondeggia fra la disco, lancinanti assoli alla Hendrix, una sezione ritmica presa in prestito da qualche impolverato disco prog.
Ora, nel mezzo della tempesta, disorientati da un simile tornado di suoni e influenze, la rotta di questo Blivet ferma le lancette per tornare sui suoi passi, indietro nel tempo, verso "The Next Eddie," mid-tempo in odore di Motown. "Here Comes Blivet" è l'ennesima divagazione fra blues e rock, spinta fino alle estreme conseguenze su "Friction," dove l'ultimo paravento jazzofilo viene spazzato via da un puro e colto rock strumentale.
A grandi passi verso un finale scontato? Scontato come lo può essere la dub in levare di "That Was Great."
Appunto: that was great.
Track Listing
Dime a Dozen; Pre Roll; Thar and Back; Apparently; Bad Paper; The Next Eddie; Here Comes Blivet; Nuggets; Friction; Waiting Room; That Was Great.
Personnel
Jon Madof
guitar, electricShanir Ezra Blumenkranz: basso; Mathias Künzli: batteria; Jon Madof: chitarra; C Lanzbom: voce; Brian Marsella: tastiere; Marlon Sobol: percussioni, voce.
Album information
Title: Blivet | Year Released: 2016 | Record Label: Self Produced
Comments
About Jon Madof
Instrument: Guitar, electric
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