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Bill Laswell & Material feat. Bernie Worrell

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Aperitivo in Concerto

Teatro Manzoni - Milano - 11.03.2012

L'inizio è di quelli che, come si è soliti dire, da soli valgono il prezzo del biglietto. Un musicista non più giovanissimo e dal bizzarro abbigliamento si posiziona tra una serie di tastiere rigorosamente vintage e dà il via ad una sorta di sermone sonoro dai contorni spiritati. Vi confluiscono la trance spirituale del gospel e la solennità delle fughe di Bach, la ricchezza progressive degli Emerson, Lake & Palmer con il R & B di Dr. John, il tutto con un senso del tempo particolare, carico di souplesse e di pause irregolari. Il sessantottenne dallo sgargiante completo color fucsia risponde al nome di Bernie Worrell, sciamano e innovatore delle tastiere, ex bambino concertista prodigio, ex Funkadelik, ex Parliaments uno dei personaggi cruciali della scena funky e R&B degli anni settanta e ottanta.

Poi, alla spicciolata, entrano sul palco gli altri elementi di questa nuova edizione dei Material, all'unica data italiana del loro tour europeo. Ed è subito orgia di ritmi e di suoni, di Africa e di diaspore musicali, di percussioni etniche e di pedaliere elettriche. È musica selvaggia, che si abbatte violenta sull'ascoltatore, i decibel ben oltre il limite dell'inquinamento acustico. Quando la cadenza si fa ipnotica e ossessiva ecco che si viene investiti da grovigli deliranti di note e una massa sonora fitta e impenetrabile come il più sperduto angolo della foresta amazzonica si addensa sul palcoscenico.

Ogni tanto, a colpi di machete, si aprono varchi e si intravedono territori popolati da frammenti di reggae o da bislacche melodie, ma il nocciolo duro del concerto, la sua estetica base rimangono decisamente sbilanciati verso la componente percussiva. E, data la presenza contemporanea del senegalese Aiyb, percussionista dalle frequentazioni eccellenti (Herbie Hancock, Pharoah Sanders, Mick Jagger, Karl Berger) e di Hamid Drake, tra i massimi batteristi viventi perfetta sintesi di tradizione e contemporaneità, la scelta non stupisce affatto. Se aggiungiamo la sempre geniale pulsazione del maestro di cerimonia Bill Laswell, la sua capacità di manipolazione timbrica che trasforma in corso d'opera il carattere e la coloritura delle esecuzioni, e la chitarra elettrica di Dominic Kanza, più valida in sede di sostegno ritmico che nelle sortite solistiche piuttosto scolastiche, avremo un'idea dell'impatto offerto dalla band.

E i fiati? Beh, per una volta non funzionano da primedonne, nonostante a soffiarci siano musicisti del calibro di Steven Bernstein e Peter Apfelbaum, ma si dedicano piuttosto ad allargare le possibilità espressive delle composizioni del leader e ad ingentilirne dal punto di vista melodico il carattere. Il primo utilizzando quasi sempre l'insolita, per lui, tromba a pistoni, il secondo caricando il sax tenore di sonorità ampie, robuste talvolta incendiarie e mostrandosi sorprendentemente lirico al flauto.

Ci sarebbe piaciuto assistere al concerto della formazione originale con la presenza di Ejigayehu Shibabaw, in arte Gigi, cantante etiope dall'eccezionale talento, assente per gravi motivi di salute. Ma per quelle strane combinazionoi che spesso accadono nel mondo della musica, e del jazz in particolare, proprio Bernie Worrell si è rivelato il valore aggiunto dell'esibizione ed il pubblico da tutto esaurito del Manzoni ha avuto modo di apprezzare le grandi qualità di un musicista che da decenni, senza clangori e proclami, è apprezzato e fondamentale punto di riferimento del movimento soul, funk e R&B.

Foto di Roberto Cifarelli.

Altre foto di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.

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