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Craig Taborn: Avenging Angel

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Craig Taborn: Avenging Angel
Un piano solo rappresenta sempre e comunque una prova per un pianista. Se poi di mezzo ci sono l'ECM e Manfred Eicher, dalla prova si passa alla sfida. Perché non stiamo parlando di un'etichetta qualsiasi, e nemmeno di un produttore qualsiasi. Qui c'è in ballo il confronto con un'estetica perfettamente definita e ingombrante, con un suono, una riconoscibilità, con una storia che pesa e può anche stritolare. Il rischio, paradossalmente, è quello di fare un disco "ECM," al di là della propria poetica e al di là delle proprie intenzioni.

Come se ne esce? Semplice, restando fedeli alla propria musa e ancorati alle proprie convinzioni. E se ti chiami Craig Taborn, sia la prima che le seconde hanno spalle larghe a sufficienza per sostenere il peso schiacciante di quelle tre lettere, e per trasformare la sfida in una preziosa occasione.

L'occasione di avere alle spalle un'etichetta "vera" e uno dei pochi produttori che abitano il pianeta jazz; l'occasione di potersi rinchiudere per qualche giorno in un tempio immacolato come l'Auditorio della Radiotelevisione svizzera di Lugano; l'occasione di lavorare con un tecnico del suono di prima fascia come Stefano Amerio. L'occasione, insomma, di incidere un disco, un autentico privilegio per un improvvisatore giovane e per di più non allineato.

Il risultato della somma di occasioni è Avenging Angel, 72 minuti di purissime visioni che raccontano di un approccio al piano solo che non ha eguali nel panorama del jazz contemporaneo. Il disco è permeato da una sorta di allucinato camerismo, come un fuoco freddo che sostiene il fluire delle note. Il tocco è alieno e distaccato. Vien da pensare a Feldman e Cage, Ligeti e Berio. Incastri, reiterazioni, scarti discreti e un profondo senso della spazialità, una visione quasi scultorea delle strutture e delle architetture. La materia prima? Non il marmo o l'alabastro, ma il vetro, il cristallo e il silenzio. Già, i vuoti pesano e "suonano" tanto quanto i pieni. E questo grazie anche al lavoro di Stefano Amerio, che riesce nel piccolo grande miracolo di mettere l'immancabile (e famigerato) riverbero ECM al servizio della musica.

L'attacco è più di un biglietto da visita: "The Broad Day King" è un distillato di nuvole, sei minuti e passa di arpeggi sognanti e stralunato romanticismo, tra Eric Satie e Paul Bley. Più seriosa e cervellotica la successiva "Glossolalia," mentre con "Diamond Turning Dream" l'atmosfera si fa rarefatta: il gioco è al risparmio, all'allusione, con un finale feldmaniano raggelante. Spunta Bach, invece, in "Neverland," brano giocato su una serie di smaglianti contrappunti; "Avenging Angel" non starebbe male in un Filmworks di John Zorn. Si vira in direzione Monk con "Gift Horse/Over the Water," soprattutto per l'uso micidiale della mano sinistra, per poi chiudere con "This Is How You Disappear" nel segno di una straziante dolcezza.

Prova superata. Sfida vinta. E mai occasione fu meglio sfruttata.

Track Listing

1. The Broad Day King - 6:16; 2. Glossolalia - 2:45; 3. Diamond Turning Dream - 4:17; 4. Avenging Angel - 6:56; 5. This Voice Says So - 9:44; 6. Neverland - 4:29; 7. True Life Near - 4:30; 8. Gift Horse/Over the Water - 7:37; 9. A Difficult Thing Said Simply - 4:36; 10. Spirit Hard Knock - 4:37; 11. Neither-Nor - 3:19; 12. Forgetful - 7:58; 13. This Is How You Disappear - 5:03. Tutte le composizioni sono di Craig Taborn.

Personnel

Craig Taborn (pianoforte).

Album information

Title: Avenging Angel | Year Released: 2012 | Record Label: JazzMa Records


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