Home » Articoli » Album Review » Hildegard Kleeb - Pelayo Arrizabalaga: Am(vr)ee
Hildegard Kleeb - Pelayo Arrizabalaga: Am(vr)ee
ByLa pianista è un’affermata interprete dell’avanguardia americana, da John Cage e Christian Wolff a James Tenney e Alvin Lucier; ma soprattutto sono imprescindibili i CD monografici su Morton Feldman ed Anthony Braxton, pubblicati dalla Hat Hut.
Il musicista madrileno, attivo dapprima sulla scena improvvisativa spagnola, poi, dagli anni ’90, su quella elvetica, oltre che artista visivo e buon sassofonista e clarinettista, è un esperto della manipolazione di vinili attraverso giradischi Phillips e Lenco modificati.
Am(vr)ee rivela una natura aforistica già dalle durate delle tracce: su diciotto, 13 non arrivano a quattro minuti e una sola supera i cinque.
Nel percorso segnato da queste miniature si evidenziano differenti modalità di organizzazione dei materiali, in larga parte improvvisati. In diversi brani, è la pianista a lanciare e a elaborare l’idea di base, assegnando al partner una funzione di sostegno.
E’ questo, per esempio, il caso dell’iniziale “Prelude”, con le cellule melodiche del piano sgocciolanti su un ispido tappeto di rumori, ovvero dei due episodi intitolati “Satin”, in cui le rarefatte sonorità di Arrizabalaga mettono in risalto la contemplatività sospesa dei brani, a metà strada tra Marilyn Crispell e Morton Feldman: influenza, quest’ultima, ancora più evidente nella decantazione lirica di “Solsticio” e, soprattutto, di “Patina”.
Più rari sono i casi in cui l’iberico regge autonomamente il filo del discorso, con un approccio che ha come costante lo stravolgimento dell’oggetto sonoro: si tratti di John Coltrane, Sophia Gubaidulina, Yma Sumac, Gerry Hemingway, Filippo Tommaso Martinetti o Marcus Schmickler, il risultato è quasi sempre la non riconoscibilità del dato di partenza.
In “Josepslap” sono dunque i piatti a prendere via via il sopravvento, con un soliloquio accidentato e deforme, che Kleeb può soltanto assecondare con puntuazioni sparse.
Altrove i ruoli non sono nettamente definiti, come in “Granit”, che dai poderosi accordi della tastiera lascia emergere asincrone stratificazioni ritmiche, laddove “Le gibet” è un gioco di iterazioni sempre più dilatate e distorte.
La frammentazione inizia a manifestarsi in “Trio”, con lo stridente contrasto fra il lirismo delle melodie pianistiche e le soluzioni “antigraziose” di Arrizabalaga, che giustappongono sparsi borborigmi alla risonanza lontana e informe di una batteria.
Un fantasmatico strumento a fiato giunge nei brevissimi “Martillo contra aguja” e “Aguja contra martillo” a frangere il discorso in schegge acuminate e mercuriali, sicché “Conversaciones nocturnas” si riduce a due monologhi che ormai scorrono parallelamente, senza trovare punti d'incontro in un’oscurità che è sonora, prima ancora che visiva.
Ma il pezzo forte è “Freedom” che trasfigura del tutto Ellington in una straniante elegia, distesa su inquietanti fondali estrapolati dai Tangerine Dream e da voci deformate.
Il lavoro è, come si vede, decisamente vario; le numerose idee che contiene, tuttavia, avrebbero potuto essere sviluppate in maniera più compiuta.
Al di là della breve durata dei singoli brani, infatti, il problema del CD, considerato nel suo complesso, è che non consente di cogliere appieno un dato cambiamento di prospettiva, quando subito se ne affaccia una nuova, cosicché affiora, alla fin fine, un senso di frustrazione.
Visita i siti di Hildegard Kleeb e Pelayo Fernandez Arrizabalaga
Track Listing
01.Prelude; 02.Trio; 03.Plastik; 04.Martillo Contra Aguja; 05.Satin 1; 06.Aguja Contra Martillo; 07.Patina; 08.Descendiendo En Circulos; 09.Geometria Poetica; 10.Prelude 231; 11.Josepslap; 12.Conversaciones Nocturnas; 13.Le Gibet; 14.Granit; 15.Freedom; 16.Solsticio; 17.Mobile Futurista; 18.Satin 2
Personnel
Hildegard Kleeb (pianoforte); Pelayo Arrizabalaga (giradischi).
Album information
Title: Am(vr)ee | Year Released: 2008 | Record Label: Everest
< Previous
Cornell 1964
Next >
Semblance