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Amir ElSaffar e Lorenzo Bianchi Hoesch a Fabbrica Europa

Courtesy Monia Pavoni
Fabbrica Europa
P.A.R.C.
Firenze
14 ottobre 2024
Quasi in conclusione dell'edizione 2024 di Fabbrica Europa, storica rassegna multidisciplinare fiorentina che dedica una sua parte a progetti musicali difficilmente etichettabili, ha trovato spazio quest'anno il progetto del trombettista e cantante chicagoano di origini irachene Amir ElSaffar e del compositore e musicista elettronico italiano Lorenzo Bianchi Hoesch, che già all'inizio dell'anno precedente avevano calcato i palcoscenici fiorentini per accompagnare la compagnia MK in uno spettacolo di Danza, Maqam, andato in scena presso Cango.
Proprio da uno sviluppo di quell'esperienza è nato l'attuale progetto esclusivamente musicale dei due artisti, denominato Inner Spaces, che ha al suo centro la musica orientale e, in particolare, proprio quei maqam che sono il cuore delle modalità improvvisative della musica araba, della quale ElSaffar è esperto e messaggero: quella tradizione è infatti sempre centrale nelle sue produzioni originali, come la River of Sound Orchestra (della quale si può leggere la recensione dell'ultimo lavoro, The Other Shore), ed è un elemento che caratterizza la sua presenza in progetti di altri, come per esempio la sua collaborazione con il trio italiano Hyper+, di qualche anno fa.
Anche stavolta, quindi, l'evocativo e affascinante canto di ElSaffar e il suo singolarissimo modo di esprimersi alla tromba erano la scaturigine dell'intero lavoro sviluppato dai due, perché l'italiano (ma da tempo residente a Parigi) ha fatto uso dei suoi suoni per sottoporli a un raffinato processo di elaborazione elettronica che andava dal campionamento live alla riproduzione moltiplicata con vari effetti, passando per un trattamento con programmi studiati specificamente per gli intervalli dei maqam.
Quanto sopra si traduceva in una musica piuttosto singolare, nella quale la tradizione araba, che ai nostri orecchi suona anche piuttosto esotica, si mischiava alla modernità a momenti futuristica dell'elettronica, il canto lirico e quasi rituale si univa ad atmosfere quasi ambient, i suoni originalissimi e ricchi di armonici del santur un cordofono a percussione su tavola, tipico della musica iraniana, che ElSaffar alternava a tromba e voce si intrecciavano con quelli campionati, tra i quali quelli di tabla e altre percussioni. Una musica che, una volta entrati nella sua logica, era forse un po' prevedibile nei suoi sviluppi, ma che ciononostante non è sembrata mancar mai di fascino e coinvolgimento, grazie tanto alla bellezza dei temi cantati e delle modalità vocali usate da ElSaffar, quanto all'originalità del suo modo di riprenderli con la tromba e poi al suntur, ma anche grazie alla loro rielaborazione elettronica, che li trasformava in una sonorità ampia e diffusa, che a momenti quasi "fasciava" gli ascoltatori, prendendosene cura mentre la loro attenzione era diretta su quanto cantava o suonava ElSaffar.
Uno spettacolo, come spesso accade per le proposte del P.A.R.C., difficile da catalogare jazz, contemporanea, elettronica, world? ma che, a prescindere, ha convinto il buon pubblico presente, che è rimasto a conversare con gli artisti e ha acquistato il loro CD promo, che anticipava l'uscita del disco, prevista per inizio 2025.
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