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Alessandro Galati Trio
Trio dagli equilibri inusitati questo italo-norvegese andato in scena al Pinocchio Live Jazz di Firenze: a nome del pianista fiorentino Alessandro Galati e segnato alle carismatiche presenze di Arild Andersen al contrabbasso e Paolo Vinaccia alla batteria.
I Anderesen e Vinaccia, affiatatissimi per le frequenti collaborazioni (Vinaccia vive in Norvegia da molti anni), hanno infatti spostato il baricentro della formazione decisamente dalla loro parte, prendendo spesso il sopravvento sul piano, e questo nonostante che circa la metà delle composizioni fossero opera di Galati (l'altra metà era a firma di Andersen e con il brano iniziale a firma di Carla Bley).
Ciò, si badi, non ha fatto scomparire dalla scena il pianista, che anzi si è potuto esibire ora in fraseggi melodici (specie sui propri brani), ora in rarefatti e dinamicamente intensi passaggi alla tastiera; ha però fatto 'sì che fosse perlopiù Andersen a dettare temi e tempi, sovente accompagnato dagli articolati e poliedrici interventi di Vinaccia, il cui complesso set batteristico era da solo indice della ricchezza di suoni che egli è capace di mettere in scena.
Andersen, spettacolare da vedere oltre che da ascoltare, si è una volta di più confermato ai vertici del contrabbasso mondiale. Le sue dita corrono sulle corde traendone fuori suoni netti e profondi, ma soprattutto fraseggi melodici di chiarezza e agilità difficilmente riscontrabili, nonché improvvisazioni di rara creatività lirica. Uno stile unico, a proprio agio sia su brani più lenti e narrativi, sia su quelli più intensi e ritmici. Un musicista la cui storia artistica parla da sola, ma che oggi, a sessantasette anni, mostra di non essere per niente appannato, anzi forse di avere raggiunto, accanto a una completa maturità, uno straordinario equilibrio artistico.
Vinaccia, vigoroso nel tocco e ispirato nella ricerca dei suoni, è parso davvero unico soprattutto quando si è coordinato sinergicamente al contrabbassista; in diverse occasioni i due hanno suonato da soli, con Galati che ammirava aspettando il proprio turno, mettendo in vetrina una completezza che raramente è dato vedere in un duo contrabbasso-batteria.
Il concerto, dopo lo splendido, lento brano della Bley, è proceduto ad alto livello per il primo set, ma si è impennato su vette assolute soprattutto nel secondo, maggiormente costellato di duetti tra i due "nordici". Curioso e (relativamente) atipico il bis, un "Non dimenticar" di origine italiana, ma di fatto assurta a standard per la versione dovuto a Nat King Cole.
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