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Aidoru
ByGli Aidoru sono una delle (non molte) realtà più interessanti e vitali del rock alternativo italiano attuale. E definirli "rock" è riduttivo perché, nonostante sia indubbiamente quella la loro identità musicale essenziale, nel corso degli anni la band ha progressivamente allargato i propri orizzonti, sia lavorando in contesti artistici più ampi (in particolare in campo teatrale), sia arricchendo notevolmente i riferimenti stilistici, in direzione di una musica "totale" che racchiude dentro di sé suggestioni e riferimenti alla sperimentazione, alla musica classica e alla contemporanea.
Il gruppo ha appena pubblicato il nuovo album Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi, uscito su etichetta Trovarobato e distribuito da Audioglobe, ed è passato dall'Area sismica per un concerto di presentazione del nuovo materiale.
L'album è diviso in due sezioni ben distinte (appunto Songs e Landscapes), che contengono due diversi tipi di brani: la prima comprende brani che possono in qualche modo rientrare nella forma canzone, anche se si tratta di strumentali che vanno da composizioni più articolate ad altre che sono invece una sorta di bozzetto; la seconda è formata da brani più tipicamente "ambientali," sonorizzazioni di ambienti esterni o interiori, paesaggi emotivi. E' questa seconda parte, almeno per il sottoscritto, quella più affascinante ed evocativa del lavoro.
Per ovvie ragioni di riproducibilità live, però, il concerto si è basato sulla prima parte dell'album, che è stata eseguita praticamente per intero, oltre a un brano o due della seconda parte.
Nonostante si tratti di Songs, anche i brani proposti nel concerto hanno comunque risentito di un clima diverso rispetto ai precedenti lavori della band. In particolare nella veste live, risultavano più giocati sul suono e sull'atmosfera che non sulla tessitura armonica e soprattutto melodica: evocazioni di atmosfere e stati d'animo.
Rispetto alla produzione precedente del gruppo si avverte una maggior vaghezza a livello formale: spesso sembra che il gruppo voglia intrecciare un tappeto o una trama di fondo, ma che voglia lasciare l'opera a metà perché sia l'ascoltatore a completarla con le sensazioni suscitate dalla musica; una sorta di paesaggio mentale, quindi, che deve scaturire dall'immaginazione congiunta di musicisti e ascoltatori. L'inconveniente di questo approccio, ovviamente, è che, quando dal lato dell'ascoltatore non scatta la suggestione, si resta con un qualcosa dal sapore un po' incompiuto.
Il suono è basato soprattutto sulle chitarre, spesso annegate in mari di eco (soprattutto quella di Michele Bertoni), la batteria è spesso leggera e affiancata da piccole percussioni, qua e là si stendono sul fondale campionamenti e loop di voci o di suoni quotidiani.
Le tessiture armoniche, che spiccano per eleganza ed elaborazione nel suono degli Aidoru, in questi brani sono più semplici; a volte sembrano imbastite ma lasciate un po' incompiute, altre volte invece le melodie si appoggiano sugli intervalli fondamentali della tonalità, dando un'impressione di semplicità e orecchiabilità.
Fanno eccezione alcuni brani; in "Pomeriggio n. 1" ritornano le armonie morbide ed elaborate ascoltate nella produzione precedente. Ma il pezzo che impressiona di più nella serata è "Ritratto delle correnti": oscillazioni dinamiche di velocità indipendenti fra la ritmica e le chitarre; l'effetto psicoacustico è quello di una giostra che ruota contemporaneamente su diversi assi: molto intenso...
Nel bis gli Aidoru hanno proposto un brano dalla loro lettura del Tierkreis di Stockhausen, presentata un paio di mesi fa al teatro Bonci di Cesena. Riascoltando il brano non si può fare a meno di pensare che, pur trattandosi di un'interpretazione di un caposaldo della musica accademica, è proprio qui che sono condensati i tratti migliori dello stile e dell'identità del gruppo.
Foto di Claudio Casanova
Altre foto tratte da questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.
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