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Ada Montellanico WeTuba e Monumental Duo

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Ada Montellanico WeTuba e Monumental Duo
Firenze
A Jazz Supreme
Sala Vanni
29.10 e 12.11.21

Nelle diverse date della stagione autunnale 2021 di A Jazz Supreme, la rassegna che il Musicus Concentus organizza da anni presso la Sala Vanni di Firenze, figuravano tra gli altri i concerti di WeTuba, l'ultima formazione di Ada Montellanico con la quale la cantante ha da poco pubblicato un disco, e del Monumental Duo, composto da Roberto Ottaviano e Alexander Hawkins.

La Montellanico si è presentata sul palco il 29 Ottobre, alla testa di (ma, come vedremo, è più corretto dire "assieme a") un quintetto di musicisti di prima scelta: Simone Graziano al pianoforte, Francesco Ponticelli al contrabbasso, Bernardo Guerra alla batteria e l'ospite speciale Michel Godard a tuba e serpentone. Sebbene alla cantante spetti un ruolo centrale, la formazione è di fatto fondamentalmente paritetica, grazie anche al modo in cui ha lavorato alla preparazione del repertorio poi finito sull'omonimo disco: tutto materiale inedito e messo a punto per quest'organico, con brani scritti da ciascuno dei protagonisti, più un paio di composizioni a firma di Paolo Fresu, che sul CD è anche presente per interpretarli come ospite. Una tale compartecipazione si è fatta sentire sia nella complessa varietà del programma, sia nel modo in cui i musicisti si sono mossi nella sua realizzazione.

Sul primo piano, infatti, le composizioni che si sono susseguite hanno esplorato una molteplicità di universi musicali, che andavano dalla semplice canzone—"Sorriso," di Fresu su testo della cantante—a duetti tra voce e tuba/serpetone—dal gusto barocco in "A Trace of Grace," di Godard, o più ritmico in "Ballada," di Ponticelli—e a momenti singolari richiamanti il rock—"Heroes," di Graziano—fino a sorprendenti momenti dal sapore lacyano—in "The Time Will Come," di Grazieno e Ponticelli, sempre su testi della Montellanico. Sul secondo, invece, lo spazio dato all'espressività di ciascuno si è rivelato un valore aggiunto, con Godard libero di affiancarsi alla voce della cantante, Graziano che ha alternato l'accompagnamento a interventi più astratti e rarefatti, Ponticelli pronto a entrare nelle trame non solo come colonna ritmica e Guerra che interveniva con misura, ma anche con decisione ove ciò potesse segnare cambi di passo o di scenario.

Tuttociò, oltre a costruire un palco sonoro sul quale la cantante poteva mostrare tutta la sua duttilità, conferiva alla musica un'ampiezza e una freschezza considerevoli, contribuendo assieme al valore degli interpreti e ai contenuti sociali e politici di gran parte dei testi all'ottima riuscita della serata.

Assai diverso il concerto tenuto due settimane più tardi, il 12 Novembre, da Roberto Ottaviano e Alexander Hawkins, denominatisi Monumental Duo in omaggio ai grandi del jazz con i quali hanno avuto occasione di suonare e/o sono autori delle composizioni che fanno parte del repertorio della formazione. Frequenti collaboratori da quando, alcuni anni fa, realizzarono assieme uno dei CD del doppio album che il sassofonista dedicò al Maestro Steve Lacy, Forgotten Matches, i due si sono infatti presentati con un programma in gran parte composto di brani degli anni Sessanta e Settanta, molti dei quali di autori sudafricani—come il primo, di Harry Miller—ma anche di Ornette Coleman o Mal Waldron—tra i maestri di Hawkins e con il quale Ottaviano registrò molti anni orsono lo splendido album in duo Black Spirits Are Here Again.

L'intesa tra i due, il comune amore per la musica messa in scena, la bellezza in sé di quest'ultima, ma soprattutto il modo—al tempo stesso rispettoso e personale—in cui i due artisti l'hanno riproposta ha reso la serata uno dei migliori concerti a cui chi scrive ha assistito nel corso dell'anno. Ottaviano ha alternato sax soprano, sopranino e contralto, interpretando con grande poesia le parti liriche, producendosi in assoli estremamente toccanti; Hawkins, dal canto suo, si è espresso in modo stupefancente, mettendo le sue ben note doti tecniche—decisamente straordinarie, ma che talvolta rischia di usare un po' troppo fini a loro stesse—al servizio del contenuto musicale, esaltandone aspetti o donandogli sfumature inedite, grazie a un lavoro sulla tastiera molteplice e spesso inaspettato: contrappunti tra le due mani, roboanti accompagnamenti con la sinistra mentre la destra descriveva il tema o duettava con il sax, e molto altro.

Spettacolo di primissimo livello, che meriterebbe una documentazione registrata, alla quale i due artisti stanno pensando e che cogliamo l'occasione per sollecitare.

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