Caetano Veloso: Zii e Zie

Nulla di strano, per un artista che dell'ibridazione creativa ha fatto una vera e propria metodologia espressiva e questo Zii e Zie possiede tutto il fascino che i dischi apparentemente "secondari" di Veloso emanano [ci viene in mente ad esempio Livro, per non andare nemmeno tanto indietro con gli anni], magari meno immediati, ma ricchi di dettagli da scoprire.

Alla base di tutto c'è, come sempre, la qualità media spaventosamente alta del songwriting di Veloso, che dosa pochi elementi con grande maestria: aggiornando alcuni suoi brani simbolo ["Guantanamo" è una "Haiti" dei tempi nostri, così come è evidente l'omaggio della splendida "Menina da Ria" al suo contraltare maschile di trent'anni prima] o leggendo la tensione urbana con canzoni asciugate dall'elettricità ["Perdeu" o "A Cor Amarela"], dedicando uno spazio emotivo alla reinterpretazione di samba classici come "Ingenuidade" di Serafim Adriano o appendendo l'inconfondibile falsetto a trame delicate come quella di "Por Quem?".

Tra le cose migliori c'è la leggera "Lobão Tem Razão" o la magnifica "Falso Leblon," immersa in un'atmosfera quasi polverosa e western, ma tutto il disco è disseminato di piccoli indizi e ipnotiche digressioni [una su tutte "Incompatibilidade de Gênios" di João Bosco] che si intrecciano come fili di un tessuto samba-rock dai dettagli cangianti.

Mutante e seducente, come sempre è Caetano.

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