Ellery Eskelin: Trio New York

Non che Eskelin sia solito nascondere i legami con la tradizione, specialmente dal punto di vista strumentale, ma la versatilità di pensiero che ha dimostrato in questi ultimi trent'anni di carriera, da quando si è stabilito a New York, si ritrova anche in questo lavoro.

Con Eskelin c'è Gary Versace all'hammond e Gerald Cleaver alla batteria e i cinque brani [c'è anche il monkiano "Off Minor"] sono lunghe costruzioni e decostruzioni del materiale tematico in cui si avverte un certo legame - ovviamente fatte le debite proporzioni stilistiche - con il trio storico del sassofonista, quello con Jim Black e Andrea Parkins [il cui suono del sampler spesso si richiama all'hammond].

In particolare, c'è una luce ambigua che attraversa tutto il disco, una sorta di sguardo ombroso che tiene il disco ben distante dalle sonorità organistiche di molto jazz degli anni Sessanta, un taglio che vive dell'eloquio straordinario di Eskelin, della sensibilità di Cleaver e della mimeticità di Versace e che apre continui squarci nel tessuto stesso degli standard.

Piccola gemma oscura.

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