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Tra Svizzera e Giappone: percorsi e perlustrazioni sonore dell’elvetica For4ears

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L’incontro musicale tra Oriente e Occidente non è solo una questione di strumentazione, né tanto meno di appartenenza anagrafica dei musicisti, improvvisatori, coinvolti nei vari progetti. Oriente e Occidente sono da sempre termini di una questione problematica, sottile, difficile ma al tempo stesso intrigante e insidiosa. Per questo la linea che unisce i diversi progetti e oramai da parecchio tempo sottende come un filo rosso la poetica della label svizzera For4ears - imprescindibile punto di riferimento per quanti si interessano all’elettronica, alla musica contemporanea e all’improvvisazione - è più che degna di attenzione e merita di essere analizzata nel dettaglio.

Gli universi sonori svizzeri e giapponesi collassano uno nell’altro nei lavori ascoltati. Collassano in una sorta di foga, spasmodica, ma sempre attenta e vigile, della ricerca del punto cardinale che possa indirizzare elementi e sensibilità in gioco. Il risultato che si ascolta in CD è un percorso, non risolutivo né definitivo, su cui anzi gli stessi musicisti ritornano, un percorso umano, d’ascolto, di ricerca, che da qualsiasi verso lo prendiate rivelerà sempre una complessità di fondo che lo rende unico nel panorama musicale contemporaneo.

Anima e animatore di molti di questi incontri è, come vedremo, Gunter Muller. Percussionista, ora completamente dedito all’elettronica [l’ipod è il suo nuovo strumento], ha trasferito in essa una fortissima carica di musicalità, il suo innato e ineguagliabile senso del ritmo e dell’armonia. Le solite, magmatiche, cortine sonore generate dai progetti in cui prevale l’elettronica, lasciano in questi CD largo spazio a pause, a silenzi, a maggiori sospesi, a suoni interrotti, quasi in bilico.

Frutto d’Oriente? O dissolvenza dell’Occidente? Forse entrambi i fattori contribuiscono all’ascolto reciproco. Non che l’elettronica lo escluda, ma come ogni novità, spesso tende a dominare il campo, impadronendosene con il suo greve peso specifico.

La musica può azzerare le distanze, può confondere le diversità, può addirittura mascherarle, ma allo stesso tempo, come chiaramente dimostra la For4ears, può puntare l’attenzione su quelle zone d’ombra/luce che guardano dritte alle rispettive identità. Un orecchio e un occhio attento deve prestare anima all’ascolto delle musiche di questi CD, che tanto raccontano del nostro e dell’altrui mondo sonoro.

Tetuzi Akiyama - Jason Kahn

Till We Meet Again

For4ears

(2005)

Valutazione: 4 stelle

Da qualsiasi parte prendiate questo lavoro i fattori in gioco non cambiano. Till We Meet Again è un vero e proprio poliedro sonoro che nelle sue molteplici facce rivela sempre e solo un’essenza sulfurea e pacificata. L’improvvisatore giapponese Tetuzi Akiyama (chitarra acustica) e il percussionista svizzero Jason Kahn (qui anche al sintetizzatore analogico) hanno registrato in tre riprese [Zurigo-Tokyo-Zurigo], nella doppia formula del solo e del duo, nove tracce di quello che potrebbe essere battezzato come un magico blues atonale, nel quale si alternano improvvis(at)e fiammate sonore a più lunghe pause e silenzi.

Sia che vi troviate a Tokyo, sospesi tra le corde di Akiyama, sia che vi immergiate a Zurigo, nella fredda cortina timbrica delle distorsioni analogiche di Kahn, il concetto di fondo non cambia. Il maggior valore conferito alla pausa e alla sospensione da Akiyama trova continuità nel peso specifico attribuito alla cortina sonora di Kahn. L’approccio al suono è, da parte di entrambi, attento, consumato, declinante in forma irreversibile verso lunghi sospesi. Promessa di un incontro, quello già avvenuto tra i due improvvisatori si rivela di essere una piccola meraviglia sonora di arte orientale. Magica e spiazzante.

Fredy Studer - Ami Yoshida

Duos 21-27

For4ears

(2005)

Valutazione: 5 stelle

Duos 21-27 andrebbe recensito insieme ai precedenti Duos 1-2 [Fredy Studer, Robyn Schulkowsky, entrambi percussioni], Duos 3-13 [Studer, Jin Hi Kim, Joelle Léandre, Dorothea Schurch], Duos 14-20 [Studer DJ M. Singe]. Dopo essersi cimentato in un duo di sole percussioni, in una serie di duo incrociati tra percussioni, voci, komungo e contrabbasso, in un duo di percussioni ed elettronica, il percussionista Fredy Studer ritorna alla voce e lo fa con la folgorante vocalist Ami Yoshida. Frutto di una sessione, nata nel segno Tokyo - Zurigo, d’improvvisazione pura tra due musicisti che prima del fatto non si conoscevano (se non di nome), i sei duetti folgorano e polverizzano l’ascoltatore per la loro bellezza. Voce e percussioni, in particolare piatti, soprattutto metallo, essenzialmente timbro. La magia di questo incontro è tutta nell’ardore di una reciproca scoperta, carnale a tratti, sensuale, mai paga. Attrazione, fusione, simbiosi, crisi, repulsione.

C’è tutto del rapporto (sonoro) amoroso. Non me ne voglia nessuno, ma l’attrazione è evidentemente fatale. Se ne rimane investiti. Qualsiasi oggetto brucia nelle mani di Studer, che non fa nulla per trattenerlo. Qualsiasi suono nelle corde della Yoshida vibra irrimediabilmente inspirato, quasi sospinto anche dai rumori di Studer. La metamorfosi alla sesta traccia è totale. Studer si nippotizza, ipnotizzato e stregato dalla voce (ma ha ancora senso chiamarla così?) della Yoshida. Sensualissimo percorso di perdita e fusione delle proprie singolarità. Duo totale. Una delle cose più interessanti in assoluto ascoltate di improvvisazione.

Tomas Korber - Keith Rowe - Gunter Muller

Fibre

For4ears

(2005)

Valutazione: 3 stelle

Fibre è la registrazione di un intenso viaggio nei suoni effettuata nel novembre 2004 dal trio di grandi guru dell’elettronica contemporanea, Tomas Korber, Keith Rowe (chitarra ed elettronica) e Gunter Muller (iPod, elettronica). Il risultato, poi mixato e masterizzato in studio da Kober, sono tre tracce, in ognuna delle quali è applicata una deliberata e sistematica decostruzione del fattore melodico. Le “fibre” prodotte dai cavi dei tre strumentisti s’intersecano in modo nervoso. L’elaborazione delle unità sonore pulviscolari create dagli interventi ai lap e ai sintetizzatori è a sprazzi attenta al fattore ritmico, nonostante i tre intervengono sul pesante magma sonoro, partorendo ciascuno piccole variabili assolutamente non identificabili all’ascolto. Ascolto che va detto rimane difficile, condizionato fortemente dall’impatto non certo facile con questa materia sonora. Mille sfumature di personalità e di sentimento perse in rivoli elettronici. La macchina ha completamente assorbito il trio, partorendone una sua estensione. Estraniante, anche se non convince pienamente…

Christian Wolfarth

Wolfarth

For4ears

(2005)

Valutazione: 4,5 stelle

Bellissimo l’omonimo lavoro del percussionista Christian Wolfarth. La cover del CD è l’emblema della sua musica: una cassa di risonanza enorme piena di suoni, presenze, rumori, schiamazzi, eccheggiamenti e, simmetricamente, la stessa cassa vuota, satura di silenzio, presa dall’abbandono, lasciata ai rottami e agli scarti, ma piena di piante, nuove vite generate dall’assenza di acqua. Forse manca liquidità ai suoni di Wolfarth, ma c’è tutto il resto, tutto quanto vorreste da un percussionista.

Il CD raccoglie cinque pezzi in cui lo svizzero fa uso di strumenti vari (ma anche non strumenti) a percussione, pelli, metalli, cimbali, tamburi. Metafora di una filosofia del fare musica questo lavoro è senza mezzi termini esaltante; per chi ama le percussioni, indispensabile.

Masahiko Okura - Gunter Muller - Ami Yoshida

Tanker

For4ears

(2005)

Valutazione: 4,5 stelle

La vocalist Ami Yoshida è un’improvvisatrice rara sulla scena dell’elettronica contemporanea, con la sua capacità unica di inserirsi in quei contesti, tanto sfuggenti, quanto inafferrabili ed enigmatici, creati dall’improvvisazione totale. In Tanker supera se stessa immergendosi, o meglio dissolvendosi, in una stranissima giungla sonora plasmata dal sassofonista Masahiko Okura e Gunter Muller (ipod, elettronica). Chiariamoci, non che evocando la giungla si debba pensare ad un groviglio intricato di suoni; piuttosto si vorrebbero tracciare i contorni di una tessitura assolutamente al di fuori dell’ordinario, un vero e proprio territorio sonoro da esplorare, selvaggio e irto di effetti inconsueti. Calarsi e dissolversi in esso è equivalso ad prenderne le sembianze, conoscere i suoi pericoli, ma anche le sue folgoranti bellezze, assimilare un linguaggio arcano per potersi mimetizzare, impregnarsi della sua singolarità.

Queste sono le rarissime capacità della Yoshida, vero animale orientale che si muove con passo felino nella giungla elettronica. Con quanta maestria e leggerezza le sue corde vocali creano vocalizzi che paiono suoni di specie di rarissimi uccelli, vocalizzi che si stagliano sullo sfondo di quanto creato da Okura e poi modellato da Muller... Il lavoro di questo trio - affiatato pur nella diversità delle diverse anime in campo - è davvero molto affascinante per il “sound landscape” cui dà origine. Unico, incantato, straordinario, ai limiti del surreale.

Moslang_Müller

wild_suzuki

For4ears

(2006)

Valutazione: 3,5 stelle

Intimamente connesso a boom_box [GROB, 2001], wild_suzuki ne è una sorta di ideale prolungamento. Registrato questa volta in Giappone, il nuovo lavoro degli svizzeri Norbert Moslang (elettronica, cracked everyday) e ancora Muller (ipod, elettronica) è un viaggio sonoro che non abbandona mai lidi sperimentali, riservando tuttavia grande spazio alla ricerca ritmica e melodica.

Moslang, artista nel “cracked everyday”, dimostra di aver raffinato la propria arte - che rimane inevitabilmente e intrinsecamente avvinghiata a tessiture corrosive -, usandola per queste registrazioni in modo più ricercato e pulito. Il funambolico Muller accoglie e modifica ogni sorta di sonorità [perché queste sono, anche nella loro irriconoscibile veste distorta, strepitii, fruscii, pulviscoli sonori, molecole vocali e timbriche che vengono via via disseminate nella trama] trasformandola in ritmo. La chiave per interpretare le sette tracce sonore è quella della “sound spatialization”, una vera arte sonora che ha ben presente il senso teatrale e drammatico del suono, del gesto che lo procude, del mondo che disvela. wild_suzuki conduce l’ascoltatore in una dimensione auditiva nuova, completamente artefatta e artificiale, per questo molto affascinante.

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