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Tom Harrell a Palermo

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Teatro Golden - Palermo - 27.03.2008

Un ciclone in movimento, che ha scatenato onde alte, imprevedibili di note siderali, aventi come obiettivo il cuore e non solo la mente del pubblico. Un quintetto davvero stellare, tra i più coinvolgenti dell’ultimo decennio jazzistico, che ha il raro dono di comunicare emozioni profonde, ancorché immediate.

Ritmo, imprevedibilità, fantasia, coesione. Sono solo alcune delle frecce al suo arco, che ha lanciato ininterrottamente per due ore rivoli di piacere, per via di note cariche di ineffabile bellezza. E c’è poi la capacità strabiliante del leader di trarre fulminanti, zigzaganti ghirigori al flicorno, su un tappeto sonoro estremamente mobile.

Suoni potenti, ricchi di scansioni funkeggianti; irresistibile groove; composizioni d’ascendenza hardboppistica. Sono gli ingredienti di centinaia di gruppi che calcano ogni sera i palcoscenici del jazz. Ma a fare qui la differenza e rendere indimenticabile questo concerto è stata la vibrante vis emotiva di Harrell: un artista davvero unico, in grado come pochi altri di donare al pubblico fantasia, imprevedibilità, pathos, tensione emotiva.

Quattro parametri sublimati al massimo grado dal suo quintetto, che esemplifica al meglio ciò che negli Stati Uniti si definisce “stamina”: l’energia unica, vitale, irrepetibile del climax espressivo, che si crea nei grandissimi concerti di jazz.

È quanto hanno fatto a Palermo questi superbi artisti, lasciando così un ricordo indelebile nella mente del pubblico locale, accorso numeroso ed empatico. Come ciliegina sulla torta, una ballad ellingtoniana, per far volare alte le linee melodiche trasognate del leader, dall’incedere lirico elevato ad “n”.

Ad assecondare altrove il suo estro estemporaneo, una ritmica da sogno per sostenere sia forme asimmetriche che citazioni blues. Cosa volere di più?

Foto di Danilo Codazzi

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