Owen Howard: Time Cycles

Ed infatti da “Kalimba 1”, il primo di tre inserti che utilizzano la medesima cellula melodica con funzioni di raccordo, il tracciato prende una direzione ben differente e articolata. Fatta di slow tempo dall’andamento dinoccolato ma dalla vivace tensione interna, di calipso abilmente ridisegnati, di composizioni elastiche e pulsanti in grado di sorprendere continuamente l’ascoltatore per la varietà di situazioni proposte.

Quello che piace in Oward è la volontà di indirizzare le energie non tanto nell’esibizione della propria maestria percussiva, quanto nella ricerca di una scrittura stimolante, mai scontata, e pensata per esaltare le peculiarità dei suoi musicisti, nel rispetto degli equilibri del gruppo.

Al suo quarto album da leader Howard affianca a collaboratori di vecchia data come il sassofonista Andrew Rathbun ed il bassista John Hebert, l’assai interessante pianista Gary Versace e l’ottimo sassofonista John O’Gallagher. Proprio i nuovi arrivati contribuiscono ad ampliare la gamma espressiva del quintetto: Versace ha uno stile pianistico soave, incisivo e piacevolmente disposto al rischio, mentre O’Gallagher intreccia con Rathbun la voce autorevole dei suoi sassofoni creando impasti timbrici e armonizzazioni di grande suggestione.

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