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Tim Sparks

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Six Bars Jail - Serpiolle (FI) - 06.04.2012

Notevolissimo concerto offerto da Tim Sparks al Six Bars Jail, l'"angolo dei chitarristi fingerstyle" nascosto sulle colline che attorniano Firenze.

Il cinquantottenne chitarrista del North Carolina ha messo in vetrina il suo enciclopedico repertorio, la sua capacità interpretativa, ma anche la propria schietta umanità, suonando per due set, oltre un'ora e mezza, con compiaciuta disinvoltura e senza mai forzare il pedale del virtuosismo.

Il concerto ha attraversato senza soluzione di continuità ogni genere, stile e tradizione: dal folk americano a quello armeno, dal blues al pop, da Lo schiaccianoci di Tchaikovsky (che Sparks ha in passato trasposto interamente per chitarra) a "Blackbird" dei Beatles, da "Clouds" di Joni Mitchell alla musica di radice ebraica di John Zorn (con il quale il chitarrista ha spesso collaborato), da "Blu Bayou" di Roy Orbison fino a brani originali dello stesso Sparks. Sempre con straordinaria abilità e leggerezza nei fraseggi e incredibile varietà, sia armonica, sia timbrica. E sempre condendo le esecuzioni con salaci commenti, gustosi aneddoti e divertenti battute.

Lo stile di Sparks è parso semplice e diretto come la sua persona: fraseggi e lavoro sull'armonia, temi espressi con chiarezza, grande agilità sullo strumento, suoni accurati. Pressoché assenti gli artifici tecnici, quasi fossero un orpello che rischi di ostacolare la comunicazione del puro messaggio musicale al pubblico. Un chitarrista straordinariamente moderno nel suo suonare, tutto sommato, alla vecchia maniera.

Una maniera, peraltro, pienamente in sintonia con il Six Bars Jail, che con grande spirito sociale porta avanti da sei anni, senza aiuti economici, un programma di spettacoli con nomi prestigiosi della chitarra acustica. Una sintonia che si è materializzata nel piacere dello stesso Sparks a prender parte ai riti della firma della chitarra e della foto finale con gli appassionati più irriducibili, rimasti per conoscere e ringraziare di persona il musicista.

In periodi di disincanto e di scomparsa del pubblico, una realtà da invidiare e imitare.

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