Jo-Yu Chen: Stranger
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Messasi in luce qualche anno fa con due ricercati lavori in piano trio per la Sony Music (Obsession e My Incomplete Soul) la pianista taiwanese Jo-Yu Chen, allieva di Kenny Barron, Jason Moran e Sam Yahel, pubblica il suo terzo disco confermando i partner ed entrando nella sussidiaria Okeh, storica etichetta molto attenta ai giovani talenti.
Questo lavoro conferma il tocco limpido, il fraseggio cantabile, la sapienza armonica e l'attenzione della pianista per raffinati equilibri sonori ma non è una copia dei precedenti. L'esplorazione delle forme si fa più incisiva e aperta alla contemporaneità, il progetto appare più maturo. Va in questa direzione l'apporto del chitarrista Kurt Rosenwinkel, che s'aggiunge in tre brani apportando enfasi e colori nuovi, ma anche la volontà di entrare con maggior determinazione in territori astratti, trovando un bell'equilibrio tra libera improvvisazione e introspezione cameristica. Non mancano personali citazioni legate all'educazione accademica (è esemplare l'impressionistico "Foliage at Night") o alla cultura di provenienza ("Happy New Year").
Dopo due impliciti omaggi a Brad Mehldau e Esbjorn Svensson, "Castle" offre una prima, palpabile, novità con l'ingresso del chitarrista a metà del brano, in un lungo intervento carico di esplicita tensione. L'astratto camerismo carico d'angoscia del successivo "Fragments," aggiunge nuove prospettive estetiche.
Dopo il rassicurante e cantabile "Stranger," il repertorio torna eccentrico con "The Pirate," nuovo tema in quartetto con Rosenwinkel, ricco d'intensità espressiva ed eclettismo timbrico e con le nuove ricerche astratte di "Interlude."
Un lavoro articolato e ricco di sorprese, dunque, che continuano a manifestarsi nei quattro brani finali, dando la misura di un'artista dalla personalità sempre più marcata, da seguire con attenzione.
Questo lavoro conferma il tocco limpido, il fraseggio cantabile, la sapienza armonica e l'attenzione della pianista per raffinati equilibri sonori ma non è una copia dei precedenti. L'esplorazione delle forme si fa più incisiva e aperta alla contemporaneità, il progetto appare più maturo. Va in questa direzione l'apporto del chitarrista Kurt Rosenwinkel, che s'aggiunge in tre brani apportando enfasi e colori nuovi, ma anche la volontà di entrare con maggior determinazione in territori astratti, trovando un bell'equilibrio tra libera improvvisazione e introspezione cameristica. Non mancano personali citazioni legate all'educazione accademica (è esemplare l'impressionistico "Foliage at Night") o alla cultura di provenienza ("Happy New Year").
Dopo due impliciti omaggi a Brad Mehldau e Esbjorn Svensson, "Castle" offre una prima, palpabile, novità con l'ingresso del chitarrista a metà del brano, in un lungo intervento carico di esplicita tensione. L'astratto camerismo carico d'angoscia del successivo "Fragments," aggiunge nuove prospettive estetiche.
Dopo il rassicurante e cantabile "Stranger," il repertorio torna eccentrico con "The Pirate," nuovo tema in quartetto con Rosenwinkel, ricco d'intensità espressiva ed eclettismo timbrico e con le nuove ricerche astratte di "Interlude."
Un lavoro articolato e ricco di sorprese, dunque, che continuano a manifestarsi nei quattro brani finali, dando la misura di un'artista dalla personalità sempre più marcata, da seguire con attenzione.
Track Listing
Mon Cher; Wolfman; Castle; Fragments; Stranger; The Pirate; Interlude; Song for Ryder; Happy New Year; Art of Darkness; Foliage at Night.
Personnel
Jo-Yu Chen: piano; Christopher Tordini: bass; Tommy Crane: drums; Kurt Rosenwinkel: guitar (3, 6, 10)
Album information
Title: Stranger | Year Released: 2014 | Record Label: Okeh
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