Anzitutto una necessaria premessa: la strana sigla ripetuta nel titolo sta per "something" (quindi Something Close to Something) e rimanda a un vecchio album di Andre Jaume intitolato appunto Something e datato 1990 che sta alla base dell'incontro fra il polistrumentista marsigliese (qui in realtà solo tenorsassofonista) e il chitarrista (ma a sua volta anche polistrumentista) Alain Soler, destinato da quel momento in poi a divenire un po' il suo partner d'elezione. Soler non compariva in quel disco (in quintetto con due ance e piano, e senza chitarra), ma oggianzi un anno fa abbondante, visto che l'incisione risale al gennaio 2014ne rielabora i pezzi, per lo più di Jaume, portandoli da nove a undici e variandone/parafrasandone i titoli (che erano in origine "872," "Devotion," "The Coaster," "Love and Hate," "Melody pour Melonae," Gin Fizz," Mode pour Mi," "Beguin," oltre a "God Bless the Child": fate voi i confronti).
Tutto ciò si traduce in una musica piena, rotonda, di impianto generalmente corale anche se frequenti sono i brani aperti in solitudine da questo o quello strumento, non particolarmente avventurosa ma con un'identità palpabile, che proprio la chitarra di Soler padre (il batterista Antony è infatti suo figlio, nato guarda caso proprio ai tempi del succitato incontro fra André e Alain, nel 1991) determina più di qualunque altro elemento del quartetto.
Le cose migliori arrivano da "Melonae Song," più introspettivo e articolato del trittico iniziale, "The Twins," breve e scattante, il luminoso "As a Beguin" e, per contro, il pacato, quasi geometrico, "A Kind of Devotion" e il conclusivo "Air Raid," attraversato da una bella energia.
Forse non il disco più audace della lunga e prolifica carriera di André Jaume (settantacinque anni il prossimo 7 ottobre), ma di certo un lavoro di grande rigore e felice impalcatura complessiva.
Track Listing
278; Mode pour Mi bemol; The Coaster Thing (Slow); Melonae Song; The Twins; Fizz Gin; As a Beguin; A Kind of Devotion; Hate & Love; The Coaster Thing (Fast); Air Raid.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o