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Simone Rubino al Teatro della Pergola di Firenze

Simone Rubino al Teatro della Pergola di Firenze
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Simone Rubino
Firenze
Teatro della Pergola
Amici della Musica
22.10.2017

Appuntamento atipico per gli Amici della Musica, storica rassegna del Teatro della Pergola di Firenze: per la composita serie "Odissea Bach" è andato in scena il solo di Simone Rubino, ventiquattrenne percussionista classico di Chivasso, fin da giovanissimo impostosi come apprezzato solista in organici quali l'Orchestra Sinfonica della Rai di Torino e la Bayerischen Rundfunk Symphonie Orchester di Monaco.

Il concerto presentato a Firenze si basava sul recente, singolare e apprezzato CD Immortal Bach: la trascrizione per marimba della Suite n. 3 in do maggiore per violoncello solo BWV 1009 del Maestro di Eisenach, arrangiata da Eduardo Egüez, le cui sei parti -preludio, allemanda, corrente, sarabanda, bourrée, giga -erano intervallate da altrettante composizioni contemporanee per percussione sola, in alcuni casi espressamente scritte le lo stesso Rubino.

Quest'ultima scelta "organizzativa," anch'essa piuttosto singolare, ha contribuito a rendere oltremodo interessante e gustosa la performance, accostando senza soluzione di continuità culture e forme espressive diverse tra loro. Se infatti la musica bachiana, eseguita con uno strumento per essa inusuale e dalle forti colorazioni qual è la marimba, ha assunto fogge sorprendenti ed entusiasmanti, pur restando comunque "nota," le altre composizioni hanno invece trasportato l'ascoltatore in mondi musicali ben diversi, talvolta davvero sorprendenti.

La prima, Asventuras per rullante del trentenne percussionista tedesco Alexej Gerassimez, era una performance per un solo piccolo rullante, suonato in piedi con le bacchette e senza artifici particolari, resa vibrante dalla varietà ritmica e dinamica: a momenti percussivi fissi e roboanti si alternavano stacchi ritmici cadenzati e cambi di intensità che modificavano la colorazione timbrica in modo sorprendente, specie considerando la limitatezza dei mezzi sonori disponibili. Più tradizionale la successiva Esegesi per vibrafono, di Roberto Bocca, che ha però permesso di confrontare il colore della marimba, impiegata nella Suite bachiana, con quello del "fratello" metallico.

Nella seguente Power Station, di Carlo Boccadoro, Rubino era alle prese con un set batteristico (cinque tamburi e tre piatti, senza pedali), suonato con grande varietà dinamica oltre che ritmica, al quale si affiancava in alcune parti un fischietto. Particolarmente spiazzante Bad Touch per solo e playback, di Casey Cangelosi, di fatto una performance teatrale, trattandosi di una registrazione di voci, rumori e suoni ritmici, degli ultimi dei quali Rubino dava una interpretazione mimica: in piedi al centro del palcoscenico, illuminato dal basso da una luce isolata, muoveva un'unica bacchetta arancione al tempo scandito dalla registrazione. Al limite dello spettacolo musicale, il set è risultato comunque di grande interesse ed entusiasmante per il modo in cui il percussionista riusciva a immedesimarsi nella musica non da lui prodotta.

Interzones per vibrafono e nastro, di Bruce Hamilton, ha mescolato la musica prodotta dal vivo con quella registrata, in un contesto abbastanza tipico di certa musica contemporanea, mentre la conclusiva Rebonds B. Per percussione, di Iannis Xenakis, ha visto Rubino all'opera su una serie di cinque tamburi di dimensioni assai diverse e su una scala di scatole lignee, set che permetteva la notevole varietà timbrica che caratterizzava la composizione.

All'alternanza di tradizionale e rassicurante musica bachiana, ancorché suonata su uno strumento insolito, e brani contemporanei nei quali la ritmicità e la forza sonora delle percussioni erano maggiormente protagoniste, si è aggiunto il commento, opportuno e ricco di entusiasmo, del protagonista, che spiegava di volta in volta il senso della musica proposta e, più in generale, del suo ideale artistico in corso di realizzazione: affermare definitivamente le percussioni come strumento solistico nelle sale da concerto, anche tramite la messa a punto di un ricco programma di composizioni a loro dedicate -cosa che oggi ancora non si può dire esista pienamente. Vista la prodigiosa abilità di Rubino, la sua passione e anche l'elevato gradimento di un pubblico certo non abituato a questo tipo di musica, c'è da credere che il progetto si realizzi.

Foto (di repertorio): Daniel Delang

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