Stefano Luigi Mangia featuring Gianni Lenoci: Painting on Wood

Gli original, non sempre dotati di un impianto melodico avvincente, presentano strutture aperte e spunti notevoli, avviando sviluppi dilatati e inusuali. "My One and Only Love" e soprattutto "Bone" di Lacy sono trattati in modo intelligente ed efficace.

Fra i tre strumentisti, il cui lavoro è sempre esemplare, Lenoci merita una nota di merito per la raffinatezza delle sue idee e del suo tocco sulla tastiera.

Quanto al giovane cantante, probabilmente il vero ideatore dell'operazione, egli mette a frutto i suoi studi su varie tradizioni della musica orientale (pachistana, nord-indiana, mongola...) e sulla composizione contemporanea, dando forma a un personale canto jazz, costantemente arricchito da coloriture, accentazioni e modulazioni proprie di una ricerca sperimentale.

Premesso che il virtuosismo va sempre gestito con acume, si viene a creare, in particolare quando di mezzo c'è l'uso della voce, una labile linea di demarcazione fra l'effettismo gratuito; la sensualità languida da un lato, e la naturalezza autentica, la profonda urgenza espressiva dall'altro. In Painting on Wood Stefano Luigi Mangia riesce a tenersi miracolosamente in equilibrio su questo filo: le sue preziose acrobazie vocali non cadono mai nella banalità, nel cattivo gusto, ma nello stesso tempo sono raramente sorrette da una lineare, motivata semplicità comunicativa, indulgendo ad una ricercatezza un po' accademica e intellettualistica.

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