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Piero Bittolo Bon Jümp the Shark: Ohmlaut

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Piero Bittolo Bon Jümp the Shark: Ohmlaut
Affrontare un album di Piero Bittolo Bon significa entrare in un mondo di una certa complessità, nel quale ci si può orientare solo affidandosi alla propria capacità di discernimento (ammesso di averla). Il sassofonista non offre infatti nessuna guida, non indica nessuna direzione. Al contrario, ama disseminare qua e là, a profusione, strumenti di distrazione di massa (ammesso che le masse ascoltino jazz), o forse sarebbe meglio dire di élite, vista la ricchezza (e talora la cripticità) di rimandi e riferimenti.

Il nome della band, tanto per iniziare. Jümp The Shark è una locuzione anglosassone, che trae origine da una puntata della serie "Happy Days" di fonziana memoria, e che indica il momento in cui la qualità di uno show televisivo - ma ormai la locuzione è usata estensivamente in ogni ambito - comincia a declinare. In italiano, si potrebbe tradurre con "l'inizio della fine". Curioso nome davvero, per la band di uno dei musicisti più in ascesa nel panorama jazzistico nostrano, e che ci sembra ben lontano dal "salto dello squalo".

Peraltro, in Jump, scritto Jümp, c'è una dieresi di troppo ... Che sia l'Ohmlaut cui fa riferimento il titolo dell'album? Che poi, a ben guardare, dieresi in tedesco sarebbe Umlaut. Ma tant'è ...

La cover del CD, poi, è affollata e colorata come i disegni dei bambini, ed è un capolavoro di illeggibilità.

I titoli dei brani, infine, si muovono tra ironie varie, più o meno comprensibili, e indicazioni letterarie (leggere più sotto per credere).

Inezie, direte voi. Tutte cose poco significative nel momento in cui, messo il CD nel lettore, si chiudono gli occhi e si ascolta la musica. Vero. Verissimo. Forse ... Il punto è che tutte queste inezie, o per meglio dire questi dettagli, messi insieme danno un'idea della musica che poi ci troveremo ad ascoltare. Una musica traboccante di idee, invenzioni, digressioni, citazioni, scarti di orizzonte. Fossimo negli anni '70, la definiremmo post-moderna, riempiendoci di seriosità. Ma ormai siamo nel post-post- post-moderno, e la seriosità la lasciamo volentieri da parte. Il disincanto e l'ironia hanno preso il sopravvento. Questa musica lo riflette alla perfezione.

Ogni brano contiene in sé elementi, idee, spunti tematici sufficienti per un album intero. Momenti in cui questo procedere magmatico (e a tratti apparentemente randomico) si perde un po' per strada e sembra fine a se stesso, ed altri in cui emergono frammenti di altissimo spessore.

Il suono è denso, massiccio, a tratti ruvido, senza alcun compiacimento. L'ascolto deve essere per forza di cose attento. Andare all'essenziale, cercando di tenere la rotta, e al tempo stesso lasciandosi travolgere dall'effervescente creatività della band.

Track Listing

1. When Will the Bruce Lee; 2. Die Teuflische Quinlan; 3. Heiligesruder; 4. Samantha Fox Aka Kawaii Oppai! Banzai!? 5. Secret Life of the Mullet People; 6. Survival Advantages Of Visceral Fat; 7. Kwisatz, Kwisatz, Kwisatz. Tutte le composizioni sono di Piero Bittolo Bon.

Personnel

Piero Bittolo Bon
saxophone, alto

Piero Bittolo Bon (sax alto, flauto); Gerhard Gschlßösl (sousaphone, trombone); Pasquale Mirra (vibrafono, glockenspiel); Domenico Caliri (chitarra elettrica e 12 corde); Danilo Gallo (contrabbasso, basso Rickenbacker), Federico Scettri (batteria).

Album information

Title: Ohmlaut | Year Released: 2012


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